Sommario
La città di Roma è al centro dell’attenzione dei media nazionali e internazionali dopo che le vicende dell’inchiesta “Mondo di mezzo” e le sue ricadute sulla sfera politico-amministrativa e sulla qualità dei servizi pubblici hanno evidenziato l’invivibilità quotidiana della città.
Sembra quasi un paradosso che proprio in anni di declino della qualità della vita Roma sia tornata ad attrarre popolazione. Non solo il numero di residenti ha ripreso a crescere dopo decenni di stagnazione, raggiungendo il livello più elevato nella sua storia millenaria, ma si è anche ridimensionata la “fuga” dei romani verso i comuni della corona metropolitana.
Introduzione
“Mafia Capitale”, “La Grande Bruttezza”, “Degrado Capitale”, “Eternal City’s Decline” sono solo alcuni dei poco lusinghieri riferimenti alla città di Roma che si è potuto leggere sui giornali italiani e internazionali dopo che l’inchiesta “Mondo di mezzo” ha rivelato un “sistema corruttivo ramificato” che gestiva gli appalti e i finanziamenti pubblici del comune. All’indomani dell’esplosione dell’indagine, il quadro complessivo dei servizi pubblici romani, già da anni sottoposto a critiche feroci, è apparso sconfortante e il livello di esasperazione dei cittadini ha superato il livello di guardia. E’ interessante notare che proprio in questa fase di declino della qualità della vita e di crescente invivibilità quotidiana Roma sia tornata ad attrarre popolazione e la “fuga” dei romani verso i comuni dell’hinterland si sia ridimensionata.
Una città che cresce
Dalla seconda metà degli anni duemila la popolazione di Roma ha ripreso stabilmente ad aumentare, dopo avere altalenato per diversi decenni tra i 2,7 e i 2,8 milioni di residenti, e a fine 2014 ha raggiunto il livello più elevato della sua storia con 2 milioni 872mila iscritti in anagrafe.
Concluso l’intenso processo di urbanizzazione degli anni ‘50 e ‘60, caratterizzato da fortissimi flussi migratori provenienti soprattutto dalle campagne del Lazio e dal Mezzogiorno, la popolazione di Roma aveva rallentato la sua crescita legandola alla sola dinamica naturale (Figura 1). Durante gli anni ’70 il crollo della natalità era il preludio ad un ventennio di stagnazione demografica caratterizzato, da un lato, da una consistente diffusione di residenti verso i centri dell’hinterland, dall’altro, dall’avvio delle migrazioni internazionali. Nel primo decennio degli anni duemila gli ingressi dall’estero si sono rafforzati (+19mila il saldo migratorio estero medio annuo) e sono andati a compensare le perdite di popolazione con il resto d’Italia dovute soprattutto al persistente sprawl urbano (-11mila il saldo migratorio interno medio annuo). Nell’ultimo quinquennio il saldo migratorio medio annuo totale è ulteriormente cresciuto passando da +8mila del decennio 2000-09, a +25mila del periodo 2010-14. Tale saldo non tiene conto del recupero di circa 200mila residenti successivo al censimento 2011¹. L’aumento è infatti legato al consolidamento del saldo migratorio estero (+23mila in media) e all’inversione di tendenza del saldo migratorio interno (+2mila in media), che era stabilmente di segno negativo dal 1978. Dopo essere stata a lungo legata alle sole migrazioni internazionali, la crescita demografica di Roma sta quindi riprendendo ad avvenire anche per dinamiche endogene.
Roma e il suo hinterland, rallenta lo sprawl
Negli ultimi decenni la Città metropolitana di Roma, ovvero la ex provincia di Roma, a differenza del capoluogo, ha visto crescere ininterrottamente la sua popolazione (+864mila residenti dal 1971 ad oggi), in modo particolare nei comuni della prima corona intorno alla Capitale.
La traiettoria residenziale centrifuga di numerosi romani, come in altre grandi aree urbane, ha a che fare con molteplici fattori, in primis la ricerca di soluzioni abitative dai costi sostenibili e di una migliore qualità della vita. Di fatto si è trattato di una propagazione della città oltre i propri confini, in quanto l’area ha mantenuto una struttura monocentrica e gran parte degli ex romani ha continuato a fare riferimento a Roma per le attività lavorative e di studio e per soddisfare le proprie funzioni sociali.
Dopo avere a lungo nutrito l’incremento demografico dell’hinterland attraverso un saldo migratorio in perdita spesso superiore alle 10mila unità annue, Roma negli ultimi anni ha ridimensionato il deflusso di residenti verso i centri limitrofi (Figura 2). Il saldo migratorio medio annuo è infatti sceso a -5mila unità nel biennio 2011-12 e a -2mila unità nel biennio 2013-14. Senza contare che, allo stesso tempo, il saldo migratorio con le altre province italiane è divenuto stabilmente positivo e nel biennio 2013-14 si è collocato a quota +7mila.
Perchè Roma attrae popolazione (malgrado il “degrado Capitale”)?
Lungi dal volersi addentrare nell’articolata relazione tra la capacità di attrarre residenti di un’area urbana e la qualità della vita dei suoi cittadini, nel caso di una metropoli come Roma un elemento di attrattività è sicuramente legato alle caratteristiche del mercato del lavoro. In anni costellati dalla crisi e dalla stagnazione economica, Roma ha evidenziato una tenuta delle immigrazioni straniere superiore a quanto avvenuto nel resto del paese, dovuta anche alla struttura della forza lavoro immigrata. La concentrazione della domanda di manodopera straniera nel settore dell’assistenza alle famiglie e della cura agli anziani e nel terziario di basso livello è stato probabilmente un elemento protettivo rispetto alle sollecitazioni negative dei mercati internazionali che hanno colpito in misura maggiore le realtà urbane settentrionali più industrializzate.
Il rallentamento dello sprawl residenziale verso l’hinterland appare di più complessa interpretazione. Fermo restando che gli sviluppi del fenomeno andranno verificati nei prossimi anni, si può supporre che abbia avuto un ruolo rilevante anche lo scoppio della bolla immobiliare, che nella prima parte degli anni duemila aveva sollecitato molti centri dell’hinterland a produrre un’offerta di immobili concorrenziale per prezzo e qualità rispetto a Roma. Uno degli effetti della crisi economica e delle incerte politiche fiscali sulla casa è stata la forte diminuzione dei valori immobiliari nella periferia romana, il che potrebbe avere consentito a molti ex romani di fare ritorno in città e ad altri di accedere al mercato residenziale della Capitale senza doversi allontanare di decine di chilometri dal centro cittadino.
Per approfondire
Massimiliano Crisci (2010), Italiani e stranieri nello spazio urbano. Dinamiche della popolaione di Roma, FrancoAngeli, Milano.
Oliviero Casacchia, Massimiliano Crisci (2013), La popolazione dell’area metropolitana di Roma. Evoluzione demografica e previsioni al 2024, CNR-IRPPS Working papers n. 56, Roma.
Massimiliano Crisci, Roberta Gemmiti, Enzo Proietti, Alberto Violante (2014), Urban sprawl e shrinking cities in Italia. Trasformazione urbana e redistribuzione della popolazione nelle aree metropolitane, CNR Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali.
*Si ringrazia l’Ufficio di statistica di Roma Capitale per avere reso disponibili i dati utilizzati.
¹Nell’aprile 2014 il comune di Roma ha concluso le operazioni di revisione dell’anagrafe, verificando le posizioni dei cittadini iscritti in anagrafe sfuggiti alla rilevazione censuaria del 2011 e degli individui conteggiati al censimento che non avevano i requisiti per l’iscrizione anagrafica. Tali operazioni hanno portato ad un incremento della popolazione romana di oltre 200mila unità frutto di 265.261 “altre iscrizioni” e di 62.568 “altre cancellazioni”.