Che le nascite in alcune popolazioni del mondo siano selezionate rispetto al genere è un fenomeno ben noto. La preoccupazione circa la sua dimensione e le sue conseguenze è condivisa dalla comunità internazionale già a partire dalla Conferenza su Popolazione e Sviluppo (UNFPA, 1994). Da allora, l’importanza del tema è andata aumentando, soprattutto con riferimento ad alcuni paesi del Sud-est Asiatico e dell’Asia Centrale (in primo luogo a Cina e India, e più recentemente ad altre realtà come l’Armenia . In occasione della prima Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze promossa dalle Nazioni Unite l’11 ottobre scorso, il tema degli aborti selettivi rispetto al genere è emerso con dolorosa drammaticità: nel mondo, più di 100 milioni di bambine risulterebbero “assenti” in base al semplice calcolo del rapporto di mascolinità alla nascita (Terres des Hommes, 2012). Alcuni studi (basati soprattutto su esperienze epidemiologiche), hanno sottolineato come anche in Italia, in corrispondenza della popolazione immigrata o, più in particolare, di alcuni gruppi di provenienza asiatica, si verificherebbero comportamenti di selezione delle nascite secondo il genere (Meldolesi, 2012). Anche nel nostro paese, dunque, mancherebbero all’appello un certo numero di bambine, soprattutto di origine cinese e indiana.
Evidenze demografiche
Il confronto tra il rapporto di mascolinità alla nascita calcolato per il complesso della popolazione e per gli stranieri residenti nell’ultimo decennio fornisce indicazioni incontrovertibili.. Il rapporto di mascolinità relativo al complesso degli stranieri, pur se quasi sistematicamente superiore a quello del totale dei residenti, risulta però sempre interno all’intervallo di confidenza al 95% costruito attorno all’ipotetico valore medio di 106 nati maschi per ogni 100 femmine (Leti, 1977). Manchere, insomma, la prova della selezione dei nati in favore dei maschi. Ciò che vale per il complesso degli stranieri, potrebbe tuttavia non essere altrettanto valido per alcune specifiche nazionalità di immigrati; ci si riferisce, in particolare, alle due comunità più direttamente chiamate in causa: i cinesi e gli indiani. Si tratta pertanto di verificare se costoro mantengano la loro preferenza per il figlio maschio e la propensione a selezionare il sesso dei figli anche una volta arrivati in Italia.
Tabella 1. Rapporto di mascolinità alla nascita (%) per i cinesi e gli indiani nati in Italia. 2006-2009
Totale | Limiti* intervallo di conf. 95% (media = 106) |
Terzogeniti o oltre | Limiti intervallo di conf. 95% (media = 106) | |
Cinesi | 108,9 | (103,0;109,0) | 119,3 | (98,7;113,3) |
Indiani | 116,2 | (101,6;110,4) | 137,5 | (93,5;118,5) |
* Gli estremi degli intervalli sono calcolati per interpolazione sui dati di fonte Leti, 1977. Fonte: Meldolesi, p.163-164
Secondo quanto risulta dai dati Istat raccolti da Anna Meldolesi (2012), il rapporto di mascolinità calcolato sul complesso delle nascite 2006-2009 è pari a 108,9 per la comunità cinese (9.911 maschi e 9.101 femmine), e a 116,2 per quella indiana (5.095 maschi e 4.384 femmine). Mentre il primo valore è incluso nell’intervallo di confidenza al 95% costruito attorno all’ipotesi che la media reale sia 106, il secondo risulterebbe ampiamente oltre l’estremo superiore, indicando un possibile comportamento deviante. I sospetti appaiono più fondati quando si considerino le nascite di ordine superiore al primo: tra i figli di ordine 3 o più il rapporto di mascolinità sale infatti a 119,3 per i cinesi e a 137 per gli indiani.
Il caso lombardo
Dalla più recente indagine dell’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multietnicità della Regione Lombardia (ORIM, 2012) è possibile ricavare, seppur attraverso dati campionari e con i limiti di una numerosità relativamente contenuta (circa 700 casi tra indiani e cinesi), ulteriori interessanti indicazioni.
Tabella 2. Rapporto di mascolinità (%) e probabilità condizionata (%) per la nascita di un figlio maschio secondo l’ordine di nascita. per i cinesi e gli indiani nati in Italia. Anno 2011
Rapporto di mascolinità | Probabilità di nascita di un maschio dopo | ||||
Primogeniti | Secondogeniti | Terzogeniti e oltre | 1 femmina | almeno 2 femmine | |
Cinesi | 57,8 | 149,1 | 186,7 | 56,7 | 66,7 |
Indiani | 117,9 | 117,9 | 425,0 | 61,5 | 80,0 |
Fonte: N/elaborazione su dati ORIM 2012
Per la comunità cinese presente in Lombardia, ad esempio, il rapporto di mascolinità sui primogeniti risulta largamente sbilanciato al femminile (è pari a 57,8), mentre appare decisamente orientato in senso opposto quello sui secondogeniti (149,1) e sui terzogeniti e oltre (186,7). Inoltre, la probabilità che il secondogenito sia maschio se il primogenito è femmina risulta pari al 56,7% e sale fino al 66,7% alla terza occasione quando, in precedenza il caso non sia stato favorevole alle nascite maschili. Per la comunità indiana le tendenze appaiono ancora più esasperate: il rapporto di mascolinità sia per i primogeniti che per i secondogeniti è uguale a 118; la probabilità di un secondogenito maschio, se il primogenito è femmina, è pari al 61,5% , mentre la probabilità che, dopo almeno 2 femmine, il terzogenito sia maschio sale all’80%.
Conclusioni
Gli indizi raccolti dagli studi epidemiologici e dai (pochi) dati disponibili inducono a non ignorare il fatto che in alcune comunità immigrate possano essere perseguiti obiettivi di selezione delle nascite secondo il genere, in particolare quando si tratta delle nascite di ordine superiore al primo. Tuttavia, le informazioni suggeriscono anche come una corretta valutazione del fenomeno debba necessariamente passare attraverso la conoscenza delle precedenti nascite delle madri: determinare in quale misura la forza del retaggio culturale che attribuisce al figlio maschio un valore più elevato risulti attenuata dal contesto di immigrazione, quantomeno rispetto al vincolo del numero complessivo di figli, costituisce ancora un fertile terreno di ricerca.
Per saperne di più
Leti, G. (1977). Problemi di campionamento statistico nelle indagini di demografia storica, in Comitato Italiano per lo Studio della Demografia Storica (eds.) Problemi di utilizzazione delle fonti di demografia storica (Vol.II). CISP, Roma.
Meldolesi, A. (2012). Mai nate. Perché il mondo ha perso 100 milioni di donne. Mondadori Università.
Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multietnicità (2012). Undicesimo Rapporto ORIM. Gli Immigrati in Lombardia. Fondazione ISMU, Milano. Terres des Hommes (2012)