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Le migrazioni interne meridionali: vecchi e nuovi ritardi

La mobilità interna italiana ha conosciuto, almeno stando a quanto ci dicono le statistiche anagrafiche, una fase di accentuata diminuzione negli anni ottanta e una ripresa robusta negli anni successivi (vedi G. De Santis “La donna è mobile (e l’uomo anche)”). In termini quantitativi siamo ormai sugli stessi livelli che si registravano trent’anni fa. Questo periodo non è però trascorso invano, dato che il fenomeno presenta oggi delle interessanti differenze rispetto ai primi anni ottanta. La più nota ed evidente è l’aumento della mobilità di breve raggio: i flussi intraprovinciali che nel 1980 rappresentavano il 55% del totale sono, infatti, arrivati nel 2005 a costituire il 61% di tutti i trasferimenti di residenza. Oltre a questo cambiamento, che accomuna l’Italia agli altri paesi sviluppati, se ne è però registrato almeno un altro che riflette il forte dualismo territoriale che tuttora caratterizza il nostro paese.

 

Le migrazioni dal Sud verso il Centro Nord restano importanti

Forte dualismo che, nel caso delle migrazioni interne, ha soprattutto determinato rilevanti flussi d’emigrazione dalle regioni meridionali verso il Centro-Nord. A tale riguardo non è un caso se il primo aspetto che viene preso in considerazione quando si parla di migrazioni interne è proprio costituito da tali flussi: la loro persistenza è tuttora un carattere importante del modello italiano di mobilità. Se si esclude il biennio 1983-84 con il Nord-Ovest, il Mezzogiorno ha infatti avuto nell’ultimo trentennio un saldo migratorio sempre negativo con tutte le altre ripartizioni del paese, mantenendo quel ruolo di subalternità nell’interscambio migratorio interno che da molti decenni è una costante del fenomeno. Nel decennio in corso l’intensità dell’emigrazione interripartizionale dal Sud si è ridotta ed è diminuita anche la perdita migratoria, ma resta un rapporto fortemente sbilanciato nell’interscambio con le altre realtà del paese (vedi M. Livi Bacci “Ma c’è davvero una ripresa delle migrazioni sud-nord?”).

 

Un  nuovo ritardo del Mezzogiorno: diminuisce la mobilità di breve raggio

Scendendo però più nel dettaglio, si può notare come a questo “ritardo” storico se ne sia aggiunto un altro per effetto della diversa dinamica che ha caratterizzato in questi anni il fenomeno nelle principali aree del paese. Se, infatti, si esamina l’andamento delle diverse componenti della mobilità interna dal 1980 al 2005 nelle ripartizioni emerge una interessante differenziazione[1] (Tab. 1). Ad inizio periodo il Mezzogiorno presentava un tasso di emigrazione interna più elevato sia di quello totale che di quello del Nord Est; uno stato di cose che si è mantenuto sostanzialmente inalterato durante la fase discendente degli anni ottanta, la cui intensità non ha infatti presentato grandi differenze nelle ripartizioni. Il quadro è cambiato radicalmente nell’ultimo quindicennio, quando si è registrata una forte ripresa della mobilità interna in tutto il Centro-Nord, mentre al Sud il fenomeno si è praticamente mantenuto sugli stessi livelli raggiunti all’inizio degli anni novanta. Il risultato finale è che nel 2005 le cancellazioni anagrafiche sono cresciute rispetto al 1980 quasi del 39% nel Nord Est mentre nel Mezzogiorno sono diminuite del 17%.

 

Tab. 1: Mobilità interna per tipo di flusso nel Mezzogiorno e nel Nord Est, 1980-2005.

 

Tipi di flusso e ripartizioni

Tassi di emigrazione

(per 1000 abitanti)

Numeri indice (1981=100)
1980 1991 2005 1991 2005
Intraprovinciale
Nord Est 12,4 10,9 17,5 87,7 149,4
Mezzogiorno 11,5 9,4 9,4 84,5 85,1
Totale 12,3 10,8 13,8 88,4 117,2
Altra provincia della stessa regione
Nord Est 2,9 2,2 3,5 74,6 128,7
Mezzogiorno 3,1 2,2 2,0 74,5 66,6
Totale 3,1 2,4 3,1 79,6 103,6
Altra regione stessa ripartizione
Nord Est 1,2 0,9 1,1 77,6 104,0
Mezzogiorno 1,5 1,2 1,0 80,8 67,3
Totale 1,5 1,1 1,2 75,0 82,7

Interripartizionale

Nord Est 3,2 2,4 3,6 75,0 119,3
Mezzogiorno 6,6 5,4 5,6 84,0 89,4
Totale 5,3 4,0 4,4 75,8 86,6

Totale

Nord Est 19,7 16,4 25,7 83,1 138,8
Mezzogiorno 22,6 18,2 18,0 82,7 82,7
Totale 22,2 18,3 22,6 83,2 105,6

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

 

 

 

 

La riduzione dell’intensità del fenomeno nell’Italia Meridionale ha riguardato tutti i tipi di flusso. Fatto ancor più significativo, il volume complessivo degli spostamenti che rimangono all’interno dei confini ripartizionale è diminuito anche nel periodo più recente, caratterizzato da una generale crescita dei livelli di mobilità. Queste tendenze invitano anche a leggere l’andamento del fenomeno nel Sud da una prospettiva più ampia di quella usuale, generalmente centrata sulle sole emigrazioni di lunga distanza. In questo campo il Mezzogiorno conserva, come si è già ricordato, il suo primato nazionale e i flussi sulla direttrice Sud-Nord rappresentano ancora un elemento caratterizzante del modello italiano di mobilità interna. La novità degli anni più recenti appare, però, una generale riduzione dei livelli migratori sulla breve e media distanza nel Mezzogiorno. Ormai, se si escludono i flussi interripartizionali, il Sud presenta tassi di emigrazione sensibilmente più bassi di quelli delle altre ripartizioni per tutti i tipi di spostamento, con un cambiamento netto rispetto alla situazione del 1981. La generale diminuzione dei livelli di mobilità interna al Mezzogiorno è un segnale significativo di una riduzione delle già limitate capacità attrattive della ripartizione anche sulla media e breve distanza, di un minor dinamismo complessivo della società meridionale e di un allargamento della distanza con il resto del paese.

Una riduzione che aggiunge un nuovo aspetto al ritardo del Sud in campo migratorio. La più intensa mobilità delle persone sulle brevi distanze nell’Italia centro-settentrionale è, infatti, il risultato di un maggior dinamismo delle strutture produttive e riflette i cambiamenti nelle modalità insediative della popolazione, processi che sembrano aver toccato in misura decisamente inferiore il Mezzogiorno. Tanto che la stessa intensità relativa della mobilità intraprovinciale e intraregionale della ripartizione appare in netta diminuzione rispetto ai primi anni ottanta del secolo scorso.


[2] Per ragioni di spazio nella tabella sono riportati solo i dati relativi al Mezzogiorno, al Nord Est (la ripartizione più dinamica del paese sotto il profilo migratorio) e al complesso del paese. Le stesse differenze, sia pur meno intense, appaiono però anche confrontando il Mezzogiorno con le altre due ripartizioni centro-settentrionali.

 

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