E’ appena uscito il Rapporto annuale dell’Istat 2007 che, come di consueto, affronta numerosi argomenti. Tratteremo qui, con un’ampiezza di dettagli ridotta, solo alcuni dei temi esposti nel capitolo 4: Mercato del lavoro e condizioni economiche delle famiglie.
Le retribuzioni degli italiani
Vi è una prima parte di confronti internazionali, nella quale l’Italia non fa, in generale, una buona figura. In sintesi, il principale messaggio che emerge dai dati è riassunto nella fig. 1. Le retribuzioni medie degli italiani (quasi 17 mila euro netti all’anno – asse delle ascisse) sono inferiori a quelle medie di quasi tutti gli altri gruppi: ad esempio a quella degli altri paesi che, nel 2006, facevano parte dell’area dell’Euro (retribuzione media = oltre 22 mila Euro), a quella degli altri paesi europei (circa 33 mila) e anche a quella degli altri paesi dell’area OCSE (circa 19 mila)[1]. Superiamo, ma di poco, solo la media degli altri paesi dell’Unione Europea, che si fermano a 15 mila euro netti l’anno, ma sul cui valor medio pesano, in maniera elevata, i paesi dell’Europa dell’Est.
Ma è soprattutto in termini di tassi di crescita (asse delle ordinate) che la nostra situazione appare preoccupante: l’Italia è praticamente ferma da 6 anni a questa parte, mentre il resto del mondo continua a muoversi, e in alcuni casi anche rapidamente. Gli altri paesi dell’Unione Europea, ad esempio, proprio quelli rispetto ai quali il nostro tenore di vita non sfigura, sono cresciuti mediamente quasi del 19% tra il 2000 ed il 2006, sfiorando un ritmo del 3% l’anno. Di questo passo, sono destinati a raggiungerci presto, forse già verso la fine del 2010. Resteremo l’ultima ruota del carro OCSE?
Le due Italie
L’Italia, si sa, non è un paese omogeneo: vi è, ad esempio, una forte differenziazione territoriale.
Dall’Indagine Istat sul reddito e le condizioni di vita, prendiamo, tra gli altri, i dati della tab. 1.
Tab. 1 – Famiglie che denunciano incapacità di … (Italia, 2006 – valori percentuali)
Nord Ovest |
Nord Est |
Centro |
Sud |
Isole |
Italia |
|
Far fronte a spese impreviste di circa 600 Euro | 21.5 |
21.3 |
24.4 |
39.4 |
45.2 |
28.4 |
Riuscire a risparmiare | 59.7 |
56.8 |
65.4 |
75.4 |
82.5 |
66.1 |
Fonte Istat rapporto annuale 2007. Tavola 4.30, p. 237. (http://www.istat.it/dati/catalogo/20080528_00/volume.html).
Appare evidente che vi è una forte differenziazione tra il Centro-Nord, dove gli indicatori di disagio proposti (e, per il vero, anche altri qui non riportati), assumono valore relativamente più contenuti, e il Mezzogiorno, dove la situazione è decisamente più critica.
E’ possibile che questo dipenda in parte dalla diversa presenza, nel Mezzogiorno, di tipologie familiari più "a rischio" (fig. 2).
Come si vede, infatti, il rischio di povertà è particolarmente elevato per le famiglie la cui persona di riferimento ha un rapporto "difficile" con il mercato del lavoro: è in cerca di occupazione (57% di poveri), o in condizione non professionale (36%), e non percepisce redditi né da lavoro né da pensione (39%). La seconda dimensione strettamente associata alla difficoltà economica appare quella "demografica": avere 3 figli minori (48% di famiglie povere), o averne 2 (29%), vivere in 5 o più in famiglia (37%), essere l’unico genitore in presenza di figli minori (31%) e altri casi ancora si associano a un più elevato rischio di difficoltà economica.
Cosa ne emerge?
E’ difficile, da questi pochi numeri, trarre conclusioni significative. Ma quel che ne emerge è l’immagine di un paese, certo non povero su scala mondiale, ma ingessato, fermo, sia sul piano economico sia sul piano demografico (se non fosse per le immigrazioni). Il Mezzogiorno d’Italia è sempre più lontano dal resto del Paese. E la condizione di genitore appare associata a ristrettezze economiche: forse perché i figli costano troppo cari, o forse perché, ormai, solo i poveri fanno figli.
La politica, da tempo, non parla che del problema della sicurezza. Rilevante, certo. Ma forse le priorità del paese sono altre: se solo avessimo il coraggio di guardarle in faccia.