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Statistiche demografiche e Marginalità sociale*

Tra le tante novità del Censimento Permanente della Popolazione c’è anche l’intento di rendere la statistica ufficiale più inclusiva rispetto ad alcune categorie di persone, difficili da rilevare, ma alle quali è fondamentale dare voce – e numerosità – nel momento del policy making. Anna Calabria ed Evelina Paluzzi illustrano i dati censuari su senza tetto e senza fissa dimora. 

L’inclusione statistica per contribuire a quella sociale

Nel Censimento Permanente della Popolazione l’Istat, oltre alle tradizionali esigenze informative, ha voluto tenere conto anche del concetto di “inclusività statistica”. È stata cioè realizzata una rilevazione con l’obiettivo di raggiungere anche alcuni target demografici difficili da censire, ma la cui rilevazione è importante non solo ai fini di un conteggio esaustivo della popolazione censuaria, ma per promuoverne la visibilità sociale e attraverso di questa l’inclusione. 

Come avviene la rilevazione dei senza fissa dimora

Le persone senza tetto e senza fissa dimora e coloro che risiedono in campi attrezzati o insediamenti rappresentano infatti un universo variegato e di difficile intercettazione per la statistica, la cui investigazione richiede, a livello metodologico, l’integrazione dei dati amministrativi e specifiche accortezze. 

Dal 2021 l’Istat conduce ogni anno un’indagine ad hoc1 con il coinvolgimento di tutti i Comuni italiani, chiamati a eseguire operazioni di verifica sulla popolazione per migliorare la qualità delle informazioni presenti nei registri disponibili in Istat e l’allineamento con quelle presenti negli archivi anagrafici. L’indagine riguarda la sola componente iscritta in anagrafe, pertanto il dato finale soffre in termini di completezza poiché non contempla tutti coloro che vivono sul territorio – che usufruiscono di servizi di mense, di dormitori o di assistenza di varia natura – ma che non registrati in anagrafe. Si deve però sottolineare che molti senza fissa dimora sono comunque iscritti nei registri anagrafici. I Comuni infatti utilizzano indirizzi (fittizi o reali) per l’iscrizione delle persone senza tetto e senza fissa dimora al fine di garantirne il diritto alla residenza. Ad esempio a Roma, per registrare le persone che non possono indicare una dimora fissa, viene utilizzato un indirizzo inesistente “Via Modesta Valenti”, in memoria di una donna vissuta a lungo per strada e scomparsa tragicamente nel 1983.

Molti stranieri tra senza tetto e senza fissa dimora

La rilevazione, nonostante i problemi di sotto-enumerazione già ricordati, ha rilevato quasi 96mila persone senza fissa dimora mentre la popolazione che formalmente risulta residente nei campi attrezzati o negli insediamenti tollerati e spontanei è pari a circa 16mila unità. Si tratta di persone iscritte nelle anagrafi di 2.198 comuni, ma concentrate per circa uno su due nei cinque grandi comuni di Roma (oltre 22mila unità), Milano, Napoli, Torino, Genova e nel comune di Foggia. Tra le persone senza tetto e senza fissa dimora iscritte nelle anagrafi comunali, quasi il 38% è di nazionalità straniera e la componente maschile è decisamente prevalente (212,4 uomini ogni 100 donne). L’età media totale è di 41,6 anni, per gli italiani si innalza a 45,5 anni mentre per gli stranieri si abbassa a 35,2 anni. Oltre la metà degli stranieri senza tetto e senza fissa dimora proviene dal continente africano, il 22% è di cittadinanza europea mentre il 17% è di origine asiatica. La componente straniera dei senza tetto e senza fissa dimora sfiora il 60%, nei comuni di Roma, Milano e Firenze, mentre essa rappresenta soltanto l’8,6% nel comune di Napoli dove la componente maschile e femminile si bilanciano perfettamente, diversamente da quanto avviene negli altri grandi comuni dove si riscontra una forte prevalenza maschile. 

I campi e gli insediamenti rilevati sono distribuiti in 202 comuni e circa un quarto del totale delle persone conteggiate in queste aree si concentra nei comuni di Roma, Milano e Reggio nell’Emilia. Le persone che risiedono in campi autorizzati o insediamenti tollerati e spontanei sono per lo più giovani (l’età media è tra i 28 e i 29 anni sia per gli stranieri che per gli italiani). Il 35% è minorenne e soltanto il 13% ha un’età superiore ai 55 anni. La percentuale di minorenni stranieri sfiora il 40%. I cittadini italiani rappresentano invece circa l’80% della popolazione che vive nei campi/insediamenti. La componente straniera è rappresentata prevalentemente da cittadini europei, in particolare bosniaci, rumeni, serbi e croati.

In prospettiva

I senza tetto e senza fissa dimora sono un aggregato complesso e rappresentano senz’altro una sfida per la statistica ufficiale. Tuttavia è importante dare rilievo statistico alle categorie di popolazione che sono ai margini della società, contarle è un modo per permettere che contino un po’ di più anche nel momento della programmazione delle politiche sociali.  Alla luce dei risultati ottenuti e di queste considerazioni l’Istat avvierà un progetto per l’integrazione di Censimento e Indagini sulla povertà estrema in modo includere nel conteggio della popolazione anche i non iscritti in anagrafe (ad es. stranieri irregolari) e per una definizione ancora più circostanziata dell’homelessness, tenendo conto delle diverse sfaccettature che la marginalità sociale (nonché residenziale) può assumere.

*Le opinioni qui espresse sono quelle degli autori e non coincidono necessariamente con quelle delle Istituzioni di appartenenza.

Note

1L’indagine rileva anche la popolazione residente in convivenze anagrafiche (case di riposo, Residenze Sanitarie Assistenziali, strutture di accoglienza per immigrati, istituti religiosi, ecc.)

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