Popolazione mondiale:

Popolazione italiana:

Giovani (0-19 anni):

Anziani (64+ anni)

Giovani e nuove mobilità a Berlino: cosmopolitismo e costruzione dell’identità

Negli ultimi anni il fenomeno della mobilità giovanile italiana a Berlino è diventato oggetto di interessanti studi accademici come esempio paradigmatico di un fenomeno molto più ampio. Federico Quadrelli ci offre una sintesi di due recenti e rilevanti studi qualitativi.

Negli ultimi anni il fenomeno della mobilità giovanile (e non solo) italiana a Berlino è diventato oggetto di interessanti studi accademici come esempio paradigmatico di un fenomeno molto più ampio. Tra i più recenti e rilevanti si trovano le ricerche qualitative realizzate da Stazio (2017) e Camozzi (2022). Il filo conduttore di queste analisi qualitative può essere ricondotto alle trasformazioni sociali e culturali che caratterizzano i percorsi di vita delle persone, da un lato il concetto stesso di mobilità – che preferiamo a quello di migrazioni – e, dall’altro, il ruolo del cosmopolitismo come componente dell’esperienza alla transizione all’età adulta e della costruzione dell’identità delle nuove generazioni.

Cosa dicono i due studi?

I due studi sono di carattere qualitativo, con interviste a testimoni privilegiati e focus-group (cfr. Stazio, 2017:23) da un lato, e interviste narrative dall’altro (Camozzi, 2022:6). Lo studio realizzato dalla sociologa Marialuisa Stazio (2017) e pubblicato per Memesis, riporta il suggestivo titolo “Esploratori e fuggiaschi”, due categorie che interpretano bene le esperienze– e le sensazioni –, emerse dalle sue interviste. Alla base sta la consapevolezza che i motivi che spingono giovani donne e uomini a lasciare l’Italia non sono sempre riconducibili a fattori strutturali ed economici, né che si possa parlare sempre di “cervelli in fuga” (Stazio, 2015). I contesti socio-economico e culturale in cui le nuove generazioni sono nate e cresciute rappresentano per europee ed europeei già un unicum, un set di possibilità e di stimoli che non sono uguali per tutte le nuove generazioni in tutti i luoghi del mondo. Quindi, non ci sono solo costrizioni dettate dalle storture del modello neoliberale (Camozzi, 2022:2), bensì anche fattori culturali, di sviluppo individuale e di curiosità, la voglia di fare esperienze (cfr. Stazio, 2017:43). Ciò non significa certo ignorare i fattori economici, come la scarsa prospettiva di trovare un lavoro ben retribuito in Italia, ma bisogna includere anche insoddisfazioni legate ai temi sociali, ai diritti e alle libertà civili (i diritti LGBTQI* per es.) e la voglia di costruire i propri percorsi di crescita e transizione alla vita adulta in un contesto diverso da quello d’origine, in una direzione più cosmopolita (cfr. Camozzi, 2022:4), ossia un insieme di elementi che possiamo definire “culturali”. 

Ciò che emerge, in conclusione, è un quadro complesso e multiforme di motivazioni alla base delle esperienze di mobilità, che non si compone solo di fattori push di carattere economico, ma anche culturali. E lo stesso vale per i fattori pull, in altre parole non c’è solo il bisogno – come era un tempo per i Gastarbeiter –, di trovare un lavoro, ma anche il desiderio di vivere un’esperienza cosmopolita, in linea con aspettative e ambizioni personali, spesso già sedimentate in precedenza attraverso la presenza di reti familiari dislocate in diverse aree geografiche, con esperienze erasmus brevi o anche solo viaggi che hanno stimolato l’interesse per un progetto di vita all’estero (cfr. Camozzi, 2022:12), il tutto come parte integrante dei percorsi di crescita, sia in relazione alla transizione all’età adulta, sia come processo di costruzione dell’identità. 

Riflessioni sul contesto sociale e politico

Il fenomeno della mobilità intraeuropea ha una sua peculiarità, per questo è preferibile al concetto di migrazione. Le persone all’interno dell’UE possono godere di diritti che altrove non sono garantiti, come appunto la libertà di circolazione tra stati membri: le esperienze di mobilità possono essere “circolari”, ossia caratterizzate da più spostamenti, in più e differenti città europee per poi concludersi con un ritorno nella terra d’origine. Ma sempre più spesso queste esperienze acquistano il carattere della stabilità: chi fa l’esperienza di lasciare il paese di origine, di vivere in contesti multiculturali ed internazionali, per esempio in grandi città come Londra, Parigi o Berlino, difficiltmente vuole poi tornare in Italia, a prescindere dall’avere o meno a disposizione un buon lavoro, una famiglia da cui tornare o anche una casa (cfr. Camozzi, 2022).

Questi studi sollecitano in primo luogo ricercatrici e ricercatori a cambiare forma mentis circa l’approccio allo studio della mobilità geografica delle giovani generazioni, a non limitarsi, quindi, ad interpretare il fenomeno dalla prospettiva spesso pessimistica dei paesi di origine, né attraverso la retorica dei “cervelli in fuga”, che è certamente fuorviante, visto che a spostarsi non sono solo persone in possesso di laurea o dottorato di ricerca e anche offensiva, poiché sottende la permanenza in Italia di persone che non disporrebbero di particolari capacità cognitive. Appunto, una retorica.

In conclusione, questi contributi invitano anche trovare nuove categorie interpretative del fenomeno, poiché queste esperienze, che sono anche culturali, stanno diventando sempre più elementi costitutivi delle identità delle persone e parentesi sempre più ampie e normali nelle biografie individuali, o come esperienze puntuali durante i percorsi di studio o lavoro, o come scelte di vita di lungo termine. Certo, nuovi studi sono sicuramente necessari per approfondire questa dimensione del cosmopolitismo e della ricerca di esperienze nuove, al di là delle costrizioni economiche, ma proprio per questo i contributi di Stazio e Camozzi offrono già interessanti spunti di riflessione per l’indagine sociologica che devono essere presi in considerazione da chi vorrà studiare meglio il fenomeno della mobilità (geografica) delle giovani generazioni in Europa.

Bibliografia

Camozzi, I. (2022), Growing up and belonging in regimes of geographical mobility. Young cosmopolitans in Berlin, in “Journal of Youth Studies”, online first 10.1080/13676261.2022.2054692

Stazio, M. (2017): Esploratori e fuggiaschi. La mobilità giovanile italiana nella Berlino che cambia, Collana: Eterotopie, Milano, Mimesis Edizioni.

PDFSTAMPA

Condividi questo articolo

Sostieni Neodemos


Cara Lettrice e caro Lettore, fare buona e seria divulgazione è il mestiere che esercitiamo da 15 anni con impegno e entusiasmo e, ci dicono, con autorevolezza. Dacci una mano a fare il nostro lavoro e rafforza la nostra indipendenza con un contributo, anche piccolo. Ci aiuterà a sostenere i costi di Neodemos, e ci incoraggerà a far meglio.

Grazie!

Iscriviti alla nostra newsletter


Due volta la settimana, riceverai una email che ti segnalerà i nostri aggiornamenti


Leggi l'informativa completa per sapere come trattiamo i tuoi dati. Puoi cambiare idea quando vuoi: ogni newsletter che riceverai avrà al suo interno il link per disiscriverti.

Potrebbero interessarti anche