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Lavare, pulire e curare i figli: quali sono le coppie più paritarie?

Al crescente coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro fa da contraltare un modesto aumento nel tempo che gli uomini dedicano alla famiglia e ciò induce a interrogarci sugli ostacoli di cui è costellato il percorso che conduce alla parità di genere. Con riferimento all’ambito domestico, diverse ricerche (Kan et al., 2011; Istat, 2010) hanno sottolineato come, con il passare degli anni, le differenze tra partner nel mondo occidentale si siano ridotte, in particolare nel tempo dedicato alla cura dei figli, mentre rimangono ancora pronunciate in tutti quei lavori che scandiscono la routine quotidiana, come il cucinare, il pulire, il prendersi cura degli abiti.

In media le donne europee dedicano alla gestione della famiglia circa tre ore, un’ora in più dei partner, ma il gap di genere varia notevolmente a seconda del regime di Welfare: è più contenuto nei paesi del Nord Europa e aumenta in particolare tra le coppie dei paesi Mediterranei (Eurostat, 2006). Le ricerche comparative hanno mostrato che se le politiche improntate ad un effettivo raggiungimento dell’equità di genere hanno un ruolo importante nel mitigare le differenze nell’impegno familiare di uomini e donne, al tempo stesso permangono atteggiamenti e modelli di genere tradizionali, che frenano la partecipazione maschile nelle faccende domestiche (Coltrane, 2000; Mencarini, Tanturri, 2012;Todesco, 2013).

Schermata 2016-02-19 a 10.05.45Ma come si posiziona l’Italia in questo panorama? Lo svantaggio femminile appare particolarmente evidente, dal momento che il paese si colloca tra quelli che presentano la maggiore divaricazione nel tempo dedicato da uomini e donne al lavoro familiare. In Italia questa differenza, che è di circa 4 ore in media al giorno, rimane evidente anche nelle coppie che più si allontanano dal modello male breadwinner/female caregiver. Ad esempio, la tabella 1 ci parla della giornata media delle coppie in cui (anche) la donna è occupata e sono presenti figli con meno di 14 anni: ebbene, le donne lavorano in casa per quasi 6 ore, e gli uomini solo per un’ora e mezza.

Il lavoro domestico: una difficile negoziazione

Il tempo dedicato alle attività più routinarie di gestione della casa dipende da numerosi fattori relativi alla famiglia nel suo complesso, tra cui il numero dei figli e il territorio in cui si risiede, come anche da alcune caratteristiche individuali riferibili, ad esempio, alla partecipazione dei partner al mercato del lavoro, in particolare l’orario lavorativo e il reddito.

Com’è lecito attendersi, il numero dei figli che vivono in casa ha la sua importanza sul carico familiare dei genitori, ma è senza dubbio la madre che ne sopporta il peso maggiore. In particolare si osserva che, al crescere del numero di figli piccoli, entrambi i genitori aumentano il tempo dedicato ai lavori di casa, ma, quando a quelli si sommano i figli adolescenti, il maggior lavoro – in termini di tempo dedicato a preparare i pasti, cucinare, rassettare la casa, fare il bucato e stirare i panni – ricade essenzialmente sulle spalle delle madri.

Nelle famiglie del Nord Italia si constata un maggiore equilibrio nella partecipazione ai lavori domestici mentre, nel Mezzogiorno, le donne fanno molto più lavoro delle coetanee centro-settentrionali. Soprattutto quando si tratta di cucinare, lavare o gestire la famiglia, gli uomini meridionali dimostrano di essere i più pigri.

Con riferimento alla relazione tra situazione lavorativa e coinvolgimento lavorativo dei partner, il tipo di coppia più paritario è quello in cui l’uomo non lavora mentre, nelle altre configurazioni familiari, il doppio carico delle donne non sembra ridursi: in questo caso, la teoria della disponibilità di tempo – secondo cui in ambito domestico si attiva maggiormente il partner meno impegnato in ambito lavorativo – sembrerebbe esser confermata. A questo proposito è interessante notare che – in confronto a quanto accade quando i due partner hanno lo stesso orario lavorativo – nelle famiglie in cui la donna lavora part-time lo squilibrio tra partner aumenta a causa del maggiore impegno nelle faccende domestiche delle donne e del minore coinvolgimento degli uomini. Questo risultato evidenzia le due facce della medaglia della riduzione dell’orario lavorativo: l’utilizzo del part-time come strumento di conciliazione da una parte ha il vantaggio di agevolare la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, ma dall’altro ha lo svantaggio di favorire l’asimmetria di genere nell’attività di gestione della casa.

Schermata 2016-02-19 a 10.06.05Un asso nella manica per le donne è rappresentato dal reddito: quando la moglie guadagna più del partner, quest’ultimo diventa più collaborativo, così come ipotizzato nell’ambito della teoria delle risorse relative. Questi risultati supportano l’idea che misure politiche volte a incoraggiare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ridurre gli ostacoli alla carriera e facilitare l’accesso alle professioni più prestigiose possano avere una importante ricaduta nella sfera privata, contribuendo in questo modo all’equità di genere nei lavori domestici (figura 1).

La cura dei figli: una maggiore partecipazione dei padri

Anche in ragione del forte investimento emotivo che caratterizza il rapporto fra genitori e figli, in confronto a ciò che accade per il lavoro domestico, le differenze nel tempo che padri e madri dedicano ai propri figli sono (relativamente) più contenute. Considerando ancora una volta le coppie con donna lavoratrice e almeno un figlio adolescente convivente, un primo dato da sottolineare è infatti che i padri si fanno carico del 36% del tempo giornaliero che entrambi i partner dedicano ai figli piccoli, un contributo pari al doppio rispetto a quello osservato nel lavoro domestico.

Schermata 2016-02-19 a 10.06.35Tra i padri che si prodigano maggiormente per passare tempo con i figli, oltre a coloro che hanno maggior tempo a disposizione poiché non occupati, vi sono quelli che vivono nei grandi centri e nel Nord del paese. Al tempo stesso, è nelle coppie in cui la madre ha un livello d’istruzione maggiore del partner che entrambi i genitori passano più tempo coi propri figli, sebbene i padri siano prevalentemente attivi nelle attività di cura espressiva più che strettamente fisica. E’ probabilmente in ragione di questo diverso approccio alla cura delle madri e dei padri che questi ultimi passano più tempo con i figli del proprio sesso: è infatti con i maschi che i papà hanno una maggiore possibilità di condividere giochi e interessi (figura 2).

Per saperne di più

Coltrane Scott (2000), Research on Household Labor: Modeling and Measuring the Social Embeddedness of Routine Family Work, Journal of Marriage and the Family 62 (November), 1208–1233.

EUROSTAT (2006), How is the time of women and men distributed in Europe?, Statistics in Focus, 4, 1-12.

Istat (2010), La divisione dei ruoli nelle coppie. Anno 2008-2009. Statistiche in breve, novembre.

Kan Man Yee, Gerhuny Jonathan., Sullivan Oriel (2011), Gender convergence in domestic work: Discerning the effects of interactional and institutional barriers from large-scale data, Sociology, 45(2), 234–251.

Mencarini Letizia, Tanturri Maria Letizia (2012), “Uso del tempo tra lavoro e famiglia nel ciclo di vita: le peculiarità dell’Italia, in Romano M.C., Mencarini L., Tanturri M.L. (a cura di) Uso del tempo e ruoli di genere, Argomenti, 43, Istat: Roma.

Menniti Adele, Demurtas Pietro, Arima Serena, De Rose Alessandra (2015) Housework and childcare in Italy: A persistent case of gender inequality, Genus, 71(1), 79-108.

Todesco Lorenzo (2013), Quello che gli uomini non fanno. Il lavoro familiare nelle società contemporanee, Carocci: Roma.

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