Sia nei mass media sia nella letteratura accademica si dà spesso grande rilievo alle immigrazioni dall’estero. Eppure, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, anche i trasferimenti di residenza interni, tra le grandi ripartizioni geografiche italiane, hanno registrato un significativo incremento, interrompendo un trend decrescente che si protraeva dai primi anni Settanta (v. anche Giuseppe Ricciardo Lamonica e Barbara Zagaglia, “Le cause della mobilità interna in Italia: italiani e stranieri a confronto ”, Neodemos, 13/07/2011). Dal 1995 al 2008 si sono contati poco meno di 2 milioni di spostamenti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, con perdita migratoria netta complessiva delle regioni meridionali, a favore di tutte le altre regioni, pari a circa 900 mila unità.
Uno studio sulle recenti dinamiche migratorie Nord-Sud
Un volume appena edito dall’Istat cerca di riportare nella giusta considerazione un tema, quello della mobilità interna, spesso trascurato e poco sviluppato. Lo studio si basa sui microdati relativi alle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche comunali per trasferimento di residenza, e l’analisi della mobilità si focalizza su alcune caratteristiche dei comuni di origine, sui principali attributi socio-demografici degli individui che emigrano e sull’impatto verso le aree di destinazione. Dopo aver tracciato un quadro di sintesi delle migrazioni tra le grandi ripartizioni geografiche, si esaminano i flussi migratori Sud-Nord a livello regionale.
Un’analisi più approfondita viene poi effettuata su due regioni, una del Nord, l’Emilia-Romagna, e una del Centro, la Toscana, che si contraddistinguono per una notevole capacità di attrazione nei confronti del Mezzogiorno. Questi approfondimenti procedono secondo tre approcci metodologici: l’utilizzo di una scala territoriale più fine, l’impiego di una griglia di lettura del territorio che supera la tradizionale suddivisione amministrativa, il ricorso a strumenti di misura più “sofisticati”. Un esame specifico è infine dedicato alle migrazioni degli stranieri in Emilia-Romagna e Toscana.
Le migrazioni dal Mezzogiorno verso l’Emilia-Romagna e la Toscana: una sintesi
Le migrazioni dal Mezzogiorno possono essere analizzate in funzione delle caratteristiche del comune di origine (Tabella 1). I dati sono espressi in termini di Tasso di migratorietà totale (TMT ), perché, similmente all’omologa misura della fecondità (TFT), questo indicatore fornisce una misura dell’intensità del fenomeno migratorio non perturbata dalla struttura per età.
Considerando la tradizionale suddivisione amministrativa per regioni e province, le aree dove la mobilità verso l’Emilia-Romagna e la Toscana è relativamente più intensa sono, nell’ordine, la Campania, la Basilicata e la Calabria, dove i flussi in uscita sono polarizzati nella provincia di Crotone (Figura 1). Nel lavoro sono state utilizzate anche altre modalità di aggregazione dei comuni, di tipo demografico (ampiezza) e geografico (classe altimetrica, litoraneità e corona). La maggiore variabilità dei TMT si osserva nella classificazione dei comuni per classe altimetrica, con valori relativamente più alti in pianura e più bassi nella montagna litoranea e nella collina interna.
Dal 2003 (anno di entrata a regime della rilevazione sulla struttura per età e genere della popolazione straniera) è possibile calcolare il TMT con riferimento anche alla cittadinanza (italiana o straniera) di coloro che emigrano. Il TMT degli stranieri, pur presentando un andamento decrescente nel tempo, nel 2008 si mantiene su valori superiori di ben quattro volte al corrispondente dato per gli italiani: 493 contro 125 circa.
Gli effetti sulle aree di destinazione
Per valutare gli effetti degli arrivi sulle aree di destinazione, si è fatto ricorso al tasso di incidenza delle migrazioni dal Mezzogiorno verso le due regioni prese in considerazione non solo nell’approccio di tipo amministrativo (province) ma anche funzionale (Sistemi locali del lavoro, o SLL), sia per il complesso della popolazione che per il sottoinsieme dei giovani adulti (20-39 anni). L’incidenza degli immigrati sulla popolazione delle due regioni (nel 2008) è stata forte, in generale, ma lo è stata soprattutto tra i giovani adulti, e gli effetti quantitativi in Emilia-Romagna sono stati quasi doppi rispetto a quelli registrati in Toscana (Figura 2). Nella prima regione, le province dove l’impatto dell’immigrazione è stato più significativo sono Parma e Bologna (6,7 e 6,6 per mille); in Toscana spicca invece soltanto Siena (5 per mille). Con riferimento ai SLL, in Emilia-Romagna la tipologia di territorio di destinazione più attrattiva è quella dell’industria tessile (6,8 per mille nel 2008), mentre in Toscana è quella dell’agro-alimentare (3,8 per mille).
Come si può capire, il dettaglio della base informativa utilizzata consente una lettura particolareggiata della recente evoluzione del fenomeno migratorio interno, e apre la strada a nuovi ulteriori approfondimenti. I risultati dell’ultimo censimento della popolazione e delle abitazioni, poi, renderanno possibile un ulteriore affinamento e aggiornamento delle conoscenze, e permetteranno di vedere meglio le interconnessioni tra le variabili, consentendo così di capire meglio le caratteristiche, le cause e gli impatti dei flussi migratori interregionali.
Un tema trascurato: la mobilità interna in Italia
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