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Stranieri e territorio: aspetti meno noti e inattesi*

La popolazione straniera è molto eterogenea per origine, età e istruzione, con modelli insediativi diversi tra comunità. Ciò crea mosaici complessi che sfidano narrazioni comuni: non sempre a maggiore dimensione demografica o urbanizzazione corrisponde una maggiore presenza straniera. Federico Benassi e Annalisa Busetta ci invitano a riflettere su queste sfumature che aiutano a comprendere la realtà italiana.

Non è sempre questione di dimensione demografica 

 Al 1° gennaio 2024 l’incidenza media nazionale degli stranieri residenti è pari al 9%. Se i dati vengono disaggregati per classi di ampiezza demografica dei comuni e per macro-aree, emergono importanti eterogeneità, alcune attese e altre nuove (Tabella 1).

In media, i comuni piccoli (fino a 50mila abitanti) mostrano percentuali inferiori al dato nazionale, mentre quelle più elevate si riscontrano nei comuni di dimensioni maggiori, soprattutto oltre i 150mila abitanti, dove la quota straniera raggiunge il 12,6%. Ciò conferma, almeno in parte, la tendenza degli stranieri a insediarsi nei contesti più grandi. Tuttavia, un’analisi per macro-area rivela eccezioni: nei comuni medio-piccoli del Nord e del Centro (5-20mila abitanti) le percentuali superano la media nazionale. Il gradiente demografico incide meno nel Sud e nelle Isole, dove la distribuzione risulta meno sbilanciata verso i grandi centri urbani. Nel Sud, ad esempio, i grandi comuni registrano un’incidenza pari a 5,7%, contro il minimo del 4,3% nei comuni piccoli. Nelle Isole, i valori di comuni medio-grandi e grandi (5,6% e 4,4%) sono circa il doppio rispetto a quelli di comuni piccoli e piccolissimi (2,8%). Al contrario, nel Nord la differenza tra grandi e piccolissimi comuni è di circa 9 punti percentuali (Nord-Ovest: 7,3% contro 16,0%; Nord-Est: 5,4% contro 14,8%), a conferma di una maggiore polarizzazione spaziale. Il Centro rappresenta un caso virtuoso: pur con una presenza straniera elevata, mostra una distribuzione più equilibrata grazie a un sistema tendenzialmente policentrico. Tra i venti comuni con maggiore incidenza di stranieri prevalgono i piccoli e piccolissimi centri (otto con meno di 1.000 abitanti). Qui la popolazione straniera varia da meno di un quarto a oltre un terzo del totale, contribuendo alla “sopravvivenza” demografica. Quindici di questi comuni si trovano nel Nord, ma emergono eccezioni come Acate (Ragusa) che egistra un’incidenza della popolazione straniera superiore al 28%.

La (apparente) dicotomia urbano-rurale

L’idea diffusa è che la popolazione straniera sia più concentrata nei contesti urbani rispetto a quelli rurali. I dati confermano questa tendenza (Figura 1): a inizio 2024 l’86,1% degli stranieri viveva in comuni urbani contro l’82,8% degli italiani. Ciò riflette un processo globale di urbanizzazione che ha trasformato le città in centri di attrazione sia rispetto alle migrazioni interne che a quelle internazionali. Tuttavia, se affiniamo l’analisi distinguendo tra comuni urbani (le città) e suburbani (aree a densità intermedia), ecco emergere alcune eterogeneità inattese. Gli italiani mostrano una presenza sistematicamente maggiore nei comuni rurali rispetto agli stranieri, mentre la vera differenza riguarda la distribuzione tra aree urbane e suburbane. Nel Sud emerge un dato in controtendenza: qui i comuni suburbani registrano la quota più alta di stranieri, che risultano quindi meno rappresentati nelle città rispetto agli italiani. Nei contesti rurali, invece, le quote di italiani e stranieri sono sostanzialmente simili. Questa particolarità del Sud deriva da più fattori: minore connessione dei tessuti periurbani e suburbani, maggiore monocentrismo urbano, differenze nelle opportunità occupazionali (più dinamiche al Nord) e diverse specializzazioni delle economie urbane. Colpisce che, in un’area con una presenza straniera già ridotta, questa non si concentri nelle città come vorrebbe la teoria, secondo cui la popolazione straniera tende inizialmente a radicarsi nei centri urbani per poi redistribuirsi nel tempo.

Tante geografie per tante collettività

Fino ad adesso si è analizzato il territorio senza distinguere tra le diverse collettività straniere, assumendo implicitamente comportamenti uniformi nelle scelte residenziali. Tale ipotesi è facilmente confutabile: i modelli insediativi variano sensibilmente tra collettività, influenzati da molteplici fattori.   L’indicatore utilizzato, una rivisitazione del quoziente di localizzazione, misura per ogni comune la sovra- o sottorappresentazione di una collettività rispetto al totale nazionale della popolazione straniera. Si distinguono tre situazioni: assenza di sovra-rappresentazione (Ql ≤ 1), moderata (Ql > 1 e ≤ 2) e intensa (Ql > 2). Le mappe comunali (Figura 2) evidenziano come la sovra-rappresentazione non si concentri ovunque al Nord e vari fortemente per numero di comuni coinvolti e per collocazione geografica, spesso legata alle specializzazioni economiche locali ma anche al capitale ambientale dei diversi contesti. Esempi concreti confermano questa eterogeneità: la comunità rumena mostra una forte diffusione anche nel Sud; quella ucraina una specializzazione in specifici contesti; i macedoni si concentrano nell’Italia centrale grazie a tradizioni lavorative legate alle attività boschive. I marocchini risultano poco presenti nel Centro ma significativi in Sardegna oltre che al Nord; i moldavi mostrano una tendenza verso l’Italia orientale; gli srilankesi si concentrano in alcune grandi città sia del Nord che del Sud (Napoli, Palermo, Catania, Sicilia orientale). Infine, due comunità di  lunga tradizione migratoria ma numericamente ridotte – britannici e tedeschi, circa 30mila residenti ciascuna – presentano geografie peculiari: forti presenze lungo le coste sarde, in Sicilia, Toscana, Trentino-Alto Adige e altre aree ad alto capitale ambientale. Queste evidenze dimostrano come non esista una “popolazione straniera” omogenea, ma “popolazioni” ciascuna con modelli insediativi propri, fortemente legati alla storia, alle opportunità economiche e alle caratteristiche dei luoghi.

Le geografie insediate delle popolazioni straniere: conoscere per programmare 

Le geografie insediative della popolazione straniera in Italia sono ben più complesse delle rappresentazioni tradizionali che, spesso, le riducono a fenomeni di concentrazione urbana e/o settentrionale. La dimensione demografica dei comuni, la distinzione urbano–suburbano–rurale e, soprattutto, le caratteristiche delle singole collettività definiscono quadri insediativi articolati, frutto dell’interazione tra fattori strutturali (mercato del lavoro, reti migratorie, disponibilità abitativa) e specificità locali (assetto policentrico, specializzazioni economiche, capitale territoriale). I risultati evidenziano non solo la diversità dei modelli di distribuzione spaziale tra e all’interno delle macro aree del Paese, ma anche tra le stesse collettività straniere, con casi di sovra-rappresentazione inattesi in contesti minori o meridionali. Questi elementi invitano a superare l’idea di una “popolazione straniera” per adottare un approccio che riconosca le (tante) “popolazioni” e i loro percorsi differenziati di insediamento (tante popolazioni, tanti spazi). In questa prospettiva, le politiche pubbliche, così come le analisi future, dovrebbero tener conto della varietà di modelli territoriali e delle dinamiche sottese, evitando generalizzazioni e valorizzando piuttosto la conoscenza delle interazioni tra comunità migranti, mercati locali e strutture urbane e rurali.

*Si ringrazia il progetto di ricerca PRIN2022-PNRR “Foreign population and territory: integration processes, demographic imbalances, challenges and opportunities for the social and economic sustainability of the different local contexts (For.Pop.Ter)” [P2022WNLM7], finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU, componente M4C2, Investimento 1.1. Le opinioni espresse sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente quelle dell’Unione Europea o della Commissione Europea. Né l’Unione Europea né la Commissione Europea possono essere ritenute responsabili per esse.

Per saperne di più

Busetta, A., Benassi, F., Battaglini, M., Capacci, G., & Impicciatore, R. (2025). Le sorprese positive dai territori. In D. Vignoli e A. Paterno (a cura di), Rapporto sulla Popolazione. Verso una demografia positiva, pp. 167-203. Bologna: Il Mulino.

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