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Mutilazioni genitali femminili: una nuova stima per l’italia

Cosa sono le mutilazioni genitali femminili e quanto sono frequenti nel Mondo?

Le mutilazioni genitali femminili sono un insieme di pratiche effettuate per ragioni non mediche che modificano e danneggiano in maniera irreversibile i genitali femminili. Sono considerate violazioni dei diritti umani perché interferiscono con le naturali funzioni del corpo femminile.

Secondo le più recenti stime UNICEF (2016), che si basano sulle informazioni raccolte nelle principali indagini campionarie (Demographic and Health Surveys, DHS, e Multiple Indicators Cluster Survey, MICS), almeno 200 milioni di donne e bambine nei 30 paesi a tradizione escissoria sono state sottoposte a tali pratiche. Il dato è sottostimato poiché la pratica è diffusa in molti paesi per i quali non si dispone di stime, e un gran numero di donne mutilate vive ora in paesi dove tale pratica è sconosciuta. Stime recenti, ad esempio, ipotizzano la presenza in Europa di 550 mila immigrate di prima generazione mutilate (Van Baelen et al., 2016) e 507.000 negli Stati Uniti (Mather, Feldman-Jacobs, 2015).

… e a casa nostra?

L’Italia è uno dei paesi che ospita il maggior numero di donne escisse, in conseguenza di un consistente flusso migratorio femminile proveniente da paesi ad alta prevalenza di Mutilazioni Genitali Femminili come l’Egitto, la Nigeria, l’Etiopia e il Senegal. L’Italia è anche l’unico paese in Europa per il quale sono disponibili stime dirette del fenomeno ottenute grazie a un’indagine campionaria effettuata nell’ambito del progetto Daphne MGF-Prev coordinato dall’Università di Milano-Bicocca.

L’indagine consente di stimare in un intervallo compreso tra 60mila e 81mila la cifra delle donne attualmente presenti nel nostro paese che sono state sottoposte durante l’infanzia a mutilazione. Il gruppo maggiormente colpito è quello nigeriano che, insieme a quello egiziano, costituisce oltre la metà del collettivo delle donne con mutilazioni genitali. La presenza di un così elevato numero di ultraquindicenni mutilate – di cui una cospicua parte nell’ambito di flussi di tipo umanitario – segnala la necessità di implementare sia azioni di assistenza che di prevenzione. Queste cifre non comprendono infatti le bambine a rischio di essere sottoposte a mutilazioni genitali. Anche se sappiamo che in emigrazione tale rischio si riduce (Farina e Ortensi, 2014), è indubbio che un’azione di prevenzione a tutela delle bambine sia necessaria e urgente. L’indagine rivela infatti che un quarto delle donne immigrate ritiene che la pratica dovrebbe continuare.

Bibliografia e sitografia

Farina P. and Ortensi L.E. (2014). The mother to daughter transmission of Female Genital Cutting in emigration as evidenced by Italian survey data. Genus. 70 (2): 111-137. (doi: 10.4402/genus-570)

Mather M., Feldman-Jacobs C. (2015). Women and Girls at Risk of Female Genital Mutilation/Cutting in the United States. PRB website.

UNFPA (2015). Demographic Perspectives on Female Genital Mutilation. New York: UNFPA.

UNICEF (2013). Female genital mutilation/cutting: a statistical overview and exploration of the dynamics of change, New York: UNICEF.

UNICEF (2016). Female Genital Mutilation/Cutting: A global concern. New York: UNICEF

Van Baelen L., Ortensi L.E., Leye E. (2016). Estimates of first-generation women and girls with female genital mutilation in the European Union, Norway and Switzerland. The European Journal of Contraception & Reproductive Health Care, 21 (6): 474-482.

Yoder, P. Stanley, and Shanxiao Wang. (2013). Female Genital Cutting: The Interpretation of Recent DHS Data. DHS Comparative Reports No. 33. Calverton, Maryland, USA: ICF International.

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