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Il potenziale peso degli stranieri sulla composizione del corpo elettorale

I dati Istat (http://demo.istat.it/) consentono di vedere, per ora a titolo solo di curiosità, cosa avverrebbe alla composizione del corpo elettorale se si concedesse il diritto di voto anche agli stranieri, ad esempio alle elezioni amministrative. Per il vero, bisogna anche considerare le modalità di questa eventuale concessione: si è parlato, ad esempio, di un numero minimo di anni di regolare residenza in Italia (cinque?), e finché non si chiarisce questo punto non sono possibili calcoli, neppure approssimativi.

Ma ammettiamo per un attimo che il diritto venga esteso, senza restrizioni, a tutti gli stranieri iscritti in anagrafe. Sulla base della situazione al 1° gennaio 2006, l’ultimo dato analitico disponibile, si possono notare tre effetti in particolare di questa (eventuale) innovazione.

Il primo è che la composizione per sesso del corpo elettorale resterebbe sostanzialmente inalterata, dato che anche gli stranieri residenti nel nostro paese non sono, nel complesso, troppo sbilanciati sotto questo profilo: i maschi rappresentano solo poco più della metà del totale degli stranieri in Italia.

Il secondo è che il corpo elettorale crescerebbe di circa due milioni, da 46,6 a 48,7 milioni, che corrisponde al +4,5%. Ma la crescita non sarebbe omogenea sul territorio (Fig. 1). Su base regionale, l’incremento sarebbe modesto nel Mezzogiorno, per lo più compreso tra l’1 e il 2%, tranne che in Abruzzo (+3,3%). Nel Centro-Nord, invece, la variazione sarebbe più sostanziosa, tra il +4 e il +7%. E in alcune realtà specifiche, come certi comuni urbani del Centro-Nord, l’effetto potrebbe essere molto significativo, e portare a modifiche anche profonde nella composizione dei consigli comunali.

La crescita sarebbe maggiore là dove il peso elettorale dei giovani è minore. (Qui, arbitrariamente, si sono considerati giovani quelli di età tra i 18 e i 24 anni, che non possono votare per il Senato.) E questo ci conduce alla considerazione del terzo effetto: il corpo elettorale ringiovanirebbe, perché gli stranieri potenzialmente votanti sarebbero per lo più di giovane età. La variazione, però, sarebbe nel complesso lieve, perché il peso dei giovani (18-24 anni) aumenterebbe di circa l’1,4 per mille, passando dall’8,72 all’8,86%. Ma, anche in questo caso, si tratterebbe di una variazione differenziata sul territorio nazionale (Fig. 2). Non sorprendentemente, le modifiche sarebbero trascurabili nel Mezzogiorno, e più sensibili invece nel Centro-Nord, soprattutto in Emilia-Romagna, e in Umbria, Toscana, Veneto e Marche.

Insomma: un’eventuale estensione del diritto di voto agli stranieri non produrrebbe nessun effetto, tra i votanti, in termini di rapporto tra i sessi; genererebbe un modesto ringiovanimento, in termini di distribuzione per età; e aprirebbe le porte a una platea di nuovi elettori (fino a 2 milioni, + 4,5% rispetto a oggi), e forse anche di nuovi eletti, con effetti politici al momento difficilmente prevedibili.
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