Popolazione mondiale:

Popolazione italiana:

Giovani (0-19 anni):

Anziani (64+ anni)

Tendenze e sviluppo del mercato del lavoro in Germania: mito e realtá.

La flessibilizzazione e la precarizzazione del lavoro sono dinamiche che caratterizzano tutti i paesi dell’Europa. In questo articolo Edith Pichler approfondisce la situazione tedesca.

Le basi del nuovo miracolo economico tedesco

La Germania secondo i dati si trova sempre più a misurarsi con un mercato del lavoro caratterizzato da un  basso tasso di disoccupazione (nell’aprile 2018 del 5,3%; in alcune Regioni, come il Baden-Würtemberg e la Baviera, intorno al 3%), con problemi di reclutamento di forza lavoro e sempre più, come nel passato, dipendente dall’impiego di manodopera straniera.

Questo nuovo “Wirtschaftwunder” (Miracolo economico) alla tedesca su cosa si fonda? Il Paese rimane con una quota di valore aggiunto industriale del 23% un’importante realtà industriale, ma il settore del terziario è in espansione e con esso cresce anche il numero di posti di lavoro a bassa qualifica e mal pagati (Hans-Böckler-Stiftung 2018). Non sono poche le diverse voci e analisi che osservano criticamente che il buon andamento del mercato del lavoro in Germania si basa in parte su un aumento dei lavori atipici, a tempo parziale, spesso nel settore dei servizi e nel settore a basso salario (Spannagel/Seikel et.al. 2017). Anche nell’industria, accanto a un settore primario privilegiato, si evidenzia sempre più un settore secondario caratterizzato dall’impiego di lavoratori interinali, a part-time, dove vengono spesso occupati gli immigrati. Non di rado sono anche persone qualificate, ingegneri o personale infermieristico che vengono “prestati” in caso di bisogno attraverso le diverse agenzie interinali. Già nel 2016, secondo la Bundesagentur für Arbeit, più di un terzo di tutti i posti vacanti in Germania erano lavori temporanei presso agenzie interinali. Difatti, nel 1993 il numero di lavoratori interinali era pari a 114.000 unità, mentre cinque anni dopo era raddoppiato. A seguito delle modifiche nell´ambito della legislazione sociale introdotte dal Governo Schröder (Hartz-Gesetze) e della deregolazione del mercato del lavoro, c’è stata un´ulteriore espansione di questo tipo di lavori. Nel 2018 il numero di lavoratori interinali è stato più di un milione, quasi il 3% delle persone occupate; di essi il 34% è rappresentato da stranieri (MIGAZIN, 31.1.2019).

Si può osservare, inoltre, un cambiamento riguardante i settori dove vengono impiegati i lavoratori interinali. Mentre diminuiscono nel settore manifatturiero, cresce il loro numero nel settore dei servizi, per esempio nei Call Center, nella logistica, magazzinaggio e spedizioni, nelle professioni sanitarie e del sociale. Se fra i lavoratori interinali il 29% non possedeva alcuna qualifica professionale, il 55% svolgeva invece una mansione dove non era richiesta alcuna qualifica, mentre fra il 62% che possedeva una qualifica professionale riconosciuta solo il 36% svolgeva un lavoro di pari livello, inoltre il salario medio lordo (1.868 Euro) di un occupato interinale era inferiore del 42% a quello degli altri occupati (Bundesagentur für Arbeit, 2019, pp. 6-19). Si aggiunga a tutto ciò che il lavoro interinale divide il personale in dipendenti di prima e seconda classe, rendendo entrambi piú ricattabili.

Bassi salari e working poor

La Germania è inoltre il Paese in Europa con il piú ampio settore a basso salario (Niedriglohnsektor). Nel 2015, per esempio, quasi un quarto dei lavoratori dipendenti guadagnava meno di 10 euro lordi (Spannagel / Seikel, et.al. 2017, p. 14). Uno studio dell’Istituto per la ricerca sull’occupazione (IAB), inoltre, illustra la crescita di posti di lavoro a tempo parziale (minijobs), persone che guadagnano 450 euro al mese e che di conseguenza sono costrette a svolgere un secondo lavoro: nel primo trimestre del 2017 3,07 milioni di dipendenti, lavoratori autonomi o dipendenti pubblici hanno svolto un secondo lavoro (IAB Kurzbericht 22/2017).

Secondo uno studio della Fondazione Hans-Böckler è in aumento anche nella fiorente Germania il numero dei cosiddetti working poor, persone che non riescono a vivere del proprio lavoro e che spesso sono costrette a chiedere come integrazione un assegno sociale. Fra il 2004 e il 2014, è detto nello studio della Fondazione, la loro quota si é raddoppiata e il 10% di tutti gli occupati è da ritenere povero (Hans-Böckler- Stiftung 06.07.2017). Inoltre la pressione crescente nei confronti di coloro che sono disoccupati, accompagnata da possibili sanzioni, li costringe ad accettare lavori sottopagati o a part-time, con il risultato che famiglie povere perché colpite dalla disoccupazione rimangono povere nonostante il lavoro (Spannagel/Seikel, et.al., 2017). Una recente analisi statistica del Ministero per gli Affari, commissionata dalla Deputata dei LINKE Gabi Zimmermann in occasione del 1. Maggio 2019, conferma questa tendenza: alla fine del 2017 il 16% degli occupati (circa 3,38 milioni) a tempo pieno guadagnava meno di 2.000 euro lordi al mese, e non si trattava solo di persone con una bassa qualifica. Specialmente nel settore del turismo, gastronomia, servizi di sicurezza (security) e pulizia, il salario medio si aggira intorno ai 1.800 euro lordi al mese (RP-ONLINE, 28.4.2019).

Per questo in un articolo intitolato “C’è carenza di lavoro, non di lavoratori qualificati”, l´autore Martin Staiger evidenzia criticamente che se ci fosse davvero una carenza di lavoratori qualificati non ci sarebbero oltre cinque milioni di tecnici e professionisti occupati in settori a basso reddito. Nonostante il calo della disoccupazione, l’occupazione a basso salario rimane quasi allo stesso livello (Kontext 04.04.2018).

Infatti, il numero di persone con un’occupazione è sì salito fra il 1991 e la fine del 2017 del 12,4%, da 38,8 a 44,3 milioni di occupati, ma l’ulteriore occupazione è in gran parte dovuta al fatto che i posti di lavoro a tempo pieno vengono sostituiti da posti di lavoro part-time e mini-jobs, ovvero lo stesso lavoro è stato distribuito su più teste (Institut Arbeit und Qualifikation der Universität Duisburg-Essen 2018). L´esercito di riserva industriale dei disoccupati è stato così ridotto, ma a spese dell´incremento dell’esercito di riserva dei lavoratori sottoccupati a tempo parziale e di quelli che sono costretti a svolgere diversi lavori (Nachtwey 2016).

Per il sociologo francese Robert Castel (2009) processi di precarizzazione di questo tipo e sviluppo del capitalismo finanziario sono due aspetti della stessa medaglia. Infatti il passaggio dal sistema del capitalismo fordista ad un capitalismo finanziario e ad un’estrema flessibilizzazione dell’occupazione incrementa la divisione della società del lavoro in tre differenti zone: una zona dell’integrazione (in riduzione), una zona della precarietà (in espansione) e una dell’esclusione/scollamento (in espansione), dove non di rado si ritrovano gli “immigrati”.

Per saperne di più

Bundesagentur für Arbeit, Berichte: Blickpunkt Arbeitsmarkt | Januar 2019 Aktuelle Entwicklungen in der Zeitarbeit, Nürnberg, 2019.

Castel, Robert, “Die Wiederkehr der sozialen Unsicherheit”, in (a cura di) R. Castel, K. Dörre, Prekarität, Abstieg, Ausgrenzung. Die soziale Frage am Beginn des 21. Jahrhunderts, Frankfurt am Main/New York, 2009, pp. 21-34.

Hans-Böckler-Stiftung, Atlas der Arbeit. Daten und Fakten über Jobs, Einkommen und Beschäftigung, Düsseldorf, 2018.

Hans-Böckler- Stiftung, Arm trotz Arbeit: In Deutschland hat sich Erwerbsarmut seit 2004 verdoppelt – stärkster Anstieg unter 18 EU-Ländern, 06.07.2017

IAB Kurzbericht, Aktuelle Analysen aus dem Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung, Zweitbeschäftigungen in Deutschland. Immer mehr Menschen haben einen Nebenjob, Nürnberg, 22/2017.

Institut Arbeit und Qualifikation der Universität Duisburg-Essen, Jahresarbeitsvolumen und  ahl der Erwerbstätigen 1991-2017, in «Sozialpolitik aktuell in Deutschland» 2018.

Kontext , 04.04.2018, Es mangelt an Arbeit, nicht an Fachkräften

MIGAZIN, 31.1.2019, Ein Drittel der Leiharbeiter sind Ausländer

Nachtwey, Oliver, Die Abstiegsgesellschaft. Über das Aufbegehren in der regressiven Moderne, Berlin, 2016.

RP-ONLINE, 28.4.2019 Debatte um niedrige Löhne: 3,38 Millionen Vollzeitbeschäftigte verdienen weniger als 2000

Spannagel Dorothee, Seikel Daniel, Schulze-Buschoff Karin, Baumann Helge, Aktivierungspolitik und Erwerbsarmut, «WSI Report», Nr. 36, Juli 2017.

PDFSTAMPA
Condividi questo articolo

Sostieni Neodemos


Cara Lettrice e caro Lettore, fare buona e seria divulgazione è il mestiere che esercitiamo da 15 anni con impegno e entusiasmo e, ci dicono, con autorevolezza. Dacci una mano a fare il nostro lavoro e rafforza la nostra indipendenza con un contributo, anche piccolo. Ci aiuterà a sostenere i costi di Neodemos, e ci incoraggerà a far meglio.

Grazie!

Iscriviti alla nostra newsletter


Due volta la settimana, riceverai una email che ti segnalerà i nostri aggiornamenti


Leggi l'informativa completa per sapere come trattiamo i tuoi dati. Puoi cambiare idea quando vuoi: ogni newsletter che riceverai avrà al suo interno il link per disiscriverti.

Potrebbero interessarti anche