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Quando mamma e papà lavorano … ci sono i nonni

Sempre più bambini crescono oggi con i nonni che rivestono un ruolo importante nel prendersi cura dei nipoti soprattutto in Paesi, come l’Italia, dove i servizi pubblici per l’infanzia sono insufficienti, e in futuro potrebbero persino diminuire, o diventare più cari, a seguito dei tagli nella spesa pubblica e nei servizi offerti dai comuni (vedi anche Rosina e Albertini 2015). Le mamme, invece, sono sempre più presenti nel mondo del lavoro, sia perché a questo incoraggiate dalle politiche europee, sia a causa della crisi economica che spinge le famiglie a cercare di avere più fonti di reddito. Tutti questi elementi suggeriscono che il ruolo dei nonni nella vita familiare e nella cura dei nipoti potrebbe diventare ancora più importante. La soluzione dei nonni baby-sitter è tuttavia è ostacolata dalle politiche europee che vogliono incrementare la partecipazione lavorativa degli anziani (e delle anziane) ritardandone il pensionamento. Il quadro è ulteriormente complicato dal fatto che divorzi e separazioni sono in aumento anche tra gli anziani e sappiamo che, per l’indebolimento delle relazioni intergenerazionali, la propensione a prendersi cura dei nipoti diminuisce quando i nonni non stanno più insieme.

L’occasione fa il nonno babysitter

L’Istituto Nazionale di Statistica effettua con cadenza quinquennale un’indagine sulle famiglie italiane allo scopo di studiare, fra le altre cose, la composizione, le relazioni e il supporto intergenerazionale. L’indagine prevede anche una sezione dedicata alle occasioni in cui i nonni si prendono cura dei nipoti più piccoli (con meno di 14 anni di età).  Emerge che mentre solamente il 17,7% circa dei nipoti non viene mai affidato ai nonni, il 30,6% lo è in modo intenso (ad es. quando i genitori lavorano e in diverse altre circostanze più o meno sistematiche), e il 42,6% lo è in modo almeno occasionale, ad esempio se i genitori escono per fare commissioni o per altri impegni non lavorativi, oppure in altre situazioni di emergenza. Inoltre, il 9,1% dei bambini passa con i nonni i periodi di vacanza, ed eventualmente viene accudito da loro anche in altre situazioni occasionali nel resto dell’anno, dunque per un arco di tempo limitato, ma durante il quale l’impegno da parte dei nonni è probabilmente consistente.

Si fa presto a dire nonni

Il forte supporto intergenerazionale che caratterizza le famiglie italiane, e in particolare l’asse genitori/figli/nipoti, è agevolato dalla diffusa tendenza a vivere vicini: fra i nonni il 43% vive a meno di un chilometro di distanza dal nipote più vicino (escludendo i coresidenti), il 40% fra uno e sedici chilometri di distanza e solo il 17% a più di sedici chilometri dal nipote più vicino. Inoltre, i nonni tendono a essere maggiormente coinvolti nel proprio ruolo quando hanno più nipoti giovani: la proporzione di coloro che si occupano dei nipoti senza la presenza dei genitori in maniera intensiva, pari al 25,2% per i nonni con un solo nipote, cresce al 34,6% per i nonni con tre nipoti (Fig. 1).

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Come ci si può aspettare, le nonne hanno una maggiore probabilità di essere coinvolte nella cura dei nipoti, ma le differenze con i maschi sono in questo caso limitate: 87% (nonne che si prendono cura di almeno un nipote) contro 82% (nonni). Anche l’età influisce fortemente, sebbene sia condizionata dalla cadenza della fecondità dei nonni e dei loro figli, dal loro stato di salute e dall’età dei nipoti: la massima partecipazione nella cura dei nipoti è quella dei nonni con età compresa fra i 60 ed i 64 anni, che si occupano con elevata frequenza di almeno un nipote nel 39,4% dei casi, contro il 18,9% di nonni con 80 anni o più. Il coinvolgimento di coloro che hanno raggiunto almeno il diploma come titolo di studio è maggiore (36% contro il 32,5% di nonni con titolo di studio inferiore si prendono cura in modo intensivo di almeno un nipote), così come quello dei non occupati (34,2% contro il 27,6% degli occupati), di chi ha maggiori risorse economiche (35,9% contro il 28,8% di chi ha risorse economiche scarse o insufficienti), e migliori condizioni di salute (35,3% per chi non ha problemi di salute che limitano l’autonomia nelle attività abituali contro il 30,2% e 27,9% di chi ha problemi non gravi o gravi). Infine, lo stato civile si rivela un fattore associato in modo significativo alla probabilità di prendersi cura in modo intensivo di almeno un nipote, con una maggiore propensione da parte dei nonni coniugati (35,1%) piuttosto che vedovi (26,3%) o separati, divorziati, celibi/nubili (26,7%) (Tab. 1).

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Per meglio comprendere come l’insieme di questi fattori influenzi la probabilità che i nonni si occupino dei nipoti in modo intensivo, occasionale, o saltuario (solo in certi periodi dell’anno, ad es. durante le vacanze), si è fatto ricorso all’analisi multivariata. I risultati confermano, a parità di altre condizioni, il significativo effetto negativo delle inadeguate risorse economiche, della vedovanza o dell’essere separati, divorziati, celibi/nubili, delle cattive condizioni di salute, della possibilità di essere occupati e dell’avere basso titolo di studio sulla probabilità di occuparsi dei nipoti in modo intensivo. Vi è poi minore propensione per nonni che vivono al sud, o i cui nipoti abitano lontano o sono molto piccoli (primo anno di vita), mentre il coinvolgimento è significativamente maggiore per chi ha nipoti di età compresa fra i 3 e i 10 anni.

Non diamo i nonni per scontati

Il contributo dei nonni come figura di supporto familiare nella cura dei nipoti è quindi molto importante nel nostro Paese, ma la crescente proporzione di divorziati fra gli anziani, e il ritardo nell’età al pensionamento, potrebbero impedire un loro così pieno coinvolgimento in futuro. Inoltre – visto che oggi i nonni sono mediamente più anziani di qualche decennio fa – anche un peggioramento delle condizioni di salute potrebbe minare la loro capacità di svolgere appieno il loro ruolo. Il contributo della popolazione anziana nella cura dei nipoti  dovrebbe essere riconosciuto, tutelato e valorizzato (vedi anche Arpino e Pronzato 2015): se non ci fossero i nonni, le madri (e i padri) avrebbero ancora più difficoltà a conciliare famiglia e lavoro, e questo potrebbe addirittura deprimere ulteriormente il tasso di fecondità delle giovani coppie. I nonni hanno supplito egregiamente alla carenza dell’offerta dei servizi pubblici per l’infanzia così come di quelli privati i cui costi sono eccessivi per economie familiari fragili. I dati mostrano, tuttavia, che né le famiglie né il sistema di welfare devono (e possono) più darli per scontati.

Per saperne di più

Arpino B., Pronzato C., 2015. Nonni e nipoti: una relazione benefica per entrambi (a parole). Neodemos, 23 gennaio

Attias-Donfut C., Segalen M., 2005. Il secolo dei nonni – la rivalutazione di un ruolo. Armando editore

Del Boca D., Locatelli M., Vuri D., 2004. Childcare Choices by Italian Households, IZA DP No. 983

Glaser K., Price D., Di Gessa G., Ribe E., Stuchbury R., Tinker A., 2013. Grandparentng in Europe: family policy and grandparents’ role in providing childcare. Grandparents plus

ISTAT, Rapporto sulla situazione del Paese 2010

Rosina A. Albertini M., 2015. L’Italia salvata dai nonni (finché regge la salute), Neodemos 6 febbraio

Saraceno C., 2011. “Nonni e nipoti”, in Il secolo degli anziani (a cura di Golini A., Rosina A.). Il Mulino, Bologna

Sarti R., 2010. Who cares for me? Grandparents, nannies and babysitters caring for children in contemporary Italy. Paedagog Hist. 2010;46(6):789-802

Zanatta A.L. (2013), I nuovi nonni. Il Mulino, Bologna

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