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Qualcuno volò dal nido familiare: convivenza o matrimonio? Spagna e Portogallo a confronto.

Negli ultimi decenni le unioni hanno subito significative trasformazioni in tutti i paesi europei, con diminuzione dei matrimoni, incremento delle convivenze, aumento dei divorzi e dei bambini nati al di fuori del matrimonio – indicatori, questi ultimi, che caratterizzerebbero l‘attuale fase come quella della Seconda Transizione Demografica. Se l’Europa Settentrionale conosce e sperimenta la convivenza quale forma stabile e permanente di unione, in Europa Meridionale, la lunga permanenza nel nucleo familiare originario, la difficoltà nel trovare un’occupazione stabile, i forti legami familiari e la mancanza di appropriate politiche rappresentano un ostacolo alla nascita di unioni, soprattutto per i più giovani.
Qualcosa sta cambiando: Spagna e Portogallo.
In Spagna e Portogallo il matrimonio continua ad essere la forma prevalente di unione (88% di entrata in matrimonio per la Spagna e 95% per il Portogallo); anche se le generazioni di donne più giovani manifestano una maggior propensione alla convivenza rispetto alle coorti precedenti. Dal Grafico 1 si evince che i nati tra il 1978 e il 1985 presentano una maggiore tendenza a convivere rispetto a coloro che sono nati nella prima metà del XX secolo, più in Spagna che in Portogallo (23,9% vs 20,2%).Si noti che la convivenza, confrontata con il matrimonio quale prima unione, differisce significativamente tra i due Paesi, con una più ampia e anticipata diffusione in Spagna (dove la discontinuità è evidente già tra i nati nel 1962-1969), mentre in Portogallo un aumento significativo sia ha soltanto tra i nati dal 1970 in poi. La fonte di dati [1] utilizzata permette di confrontare le differenze tra convivenza e matrimonio attraverso la loro relazione con altri eventi del corso di vita quali: l’età media all’unione, l’attività lavorativa, l’emancipazione dal nucleo familiare e la presenza di figli (Tabella 1).
La scelta della convivenza è sinonimo di una maggior autonomia?
In entrambi i Paesi, l’età alla quale si forma la prima unione (circa 24 anni in Spagna e 22 in Portogallo) non cambia molto tra convivenza e matrimonio. Cambiano però i profili dei giovani coinvolti. In merito alla situazione occupazionale, in particolare, una quota elevata di donne era impiegata prima dell’unione, soprattutto nel caso di convivenza (rispettivamente 68% e 72% in Spagna e Portogallo), segno di una maggiore autonomia lavorativa femminile.Analogamente, le donne che hanno conquistato un’autonomia abitativa prima di entrare in unione sembrano più propense a convivere piuttosto che a sposarsi. Nel caso Spagnolo circa il 41% di coloro che hanno scelto la convivenza ha lasciato la famiglia di origine prima di entrare in unione (32% in Portogallo. Invece, prediligono il matrimonio coloro che abbandonano il nucleo familiare per la prima volta, per i quali, cioè, l’uscita dalla famiglia di origine coincide con il matrimonio.La nascita di un figlio avviene prevalentemente dopo la formazione di un’unione, ma in Portogallo la nascite precedenti non sono poi così rare (17-19% delle donne ora in convivena o unione). In Spagna, però è più alta la percentuale di donne che rimane senza figli (16,3% vs. 4,5%).
In conclusione
In Spagna e, un po’ meno, in Portogallo la proporzione di donne che scelgono la convivenza e non il matrimonio come prima unione assume una tendenza crescente e continua nel tempo. Il fenomeno diventa rilevante (superiore al 15%) tra i nati verso il 1962 in Spagna e verso il 1978 in Portogallo.La scelta della convivenza si presenta un po’ diversa da quella del matrimonio poichè generalmente caratterizzata da una maggiore autonomia lavorativa e residenziale aquisita dalle femmine prima dell’ingresso in unione. Il caso spagnolo, inoltre, presenta una percentuale superiore di donne che rimangono senza figli anche dopo la scelta della prima convivenza. Sono tutti indicatori che suggeriscono una maggiore indipendenza delle donne che prediligono la convivenza rispetto a coloro che scelgono il matrimonio.


[1] European Social Survey Round 3 (2006); uno dei moduli secondari riguarda il “timing of life”. ess.nsd.uib.no/ess/round3
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