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L’immigrazione che non ti aspetti

La retorica dell’invasione ci ha ormai abituato a l’idea di un’immigrazione crescente costituita essenzialmente da persone che sbarcano sulle nostre coste e vivono in centri di accoglienza. In realtà l’immigrazione e la presenza straniera in Italia che emerge dai dati del recente rapporto Istat su “Immigrati e Nuovi cittadini” è ben diversa.

La presenza non comunitaria diminuisce

La presenza non comunitaria in Italia, dopo almeno trent’anni di crescita – con picchi altissimi a seguito delle regolarizzazioni – sta diminuendo. Al 1° gennaio 2017, in base ai dati sullo stock dei permessi di soggiorno validi forniti dal Ministero dell’Interno, i cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia sono 3.714.137. Tra il 2016 e il 2017 si è registrata, per la prima volta negli ultimi vent’anni, una diminuzione di circa 217.000 permessi (tab.1). In parte la diminuzione è da attribuire alla nuova possibilità di migliorare la qualità dell’archivio dei permessi, sia a seguito dell’introduzione del permesso individuale dei minori , sia a seguito di controlli più generali effettuati attraverso l’integrazione di diversi archivi. In realtà però, anche senza il mutamento delle procedure di elaborazione dei dati, si sarebbe registrato un decremento. Il punto di svolta registrato tra il 2016 e il 2017 è da ricollegare, infatti, anche al fatto che da anni si registrano un numero minore di nuovi flussi in ingresso che non compensano i permessi scaduti (particolarmente numerosi durante il 2016) e le crescenti acquisizioni di cittadinanza. Rispetto a questo ultimo punto si deve notare che tutte le prime dieci collettività per numero di presenze hanno registrato tra il 2016 e il 2017 un decremento, ma la flessione più rilevante interessa quelle di più antico insediamento come il Marocco e l’Albania che perdono rispettivamente 55.633 e 41.121 permessi.

I flussi in arrivo diminuiscono e non si radicano

Si registra ancora una diminuzione nel numero degli ingressi. Durante il 2016 ne sono stati rilasciati 226.934, il 5% in meno rispetto all’anno precedente. I nuovi flussi si distinguono in maniera sempre più evidente da quelli del passato. Gli arrivi per lavoro hanno ormai un’importanza residuale (meno del 6%) e vengono superati anche dagli ingressi per studio. I nuovi permessi concessi a persone in cerca di asilo e protezione umanitaria invece aumentano ancora e toccano un picco storico di 77 mila 927; sono la seconda motivazione di arrivo dopo il ricongiungimento familiare (34% del totale dei nuovi permessi (Tab.2). Confrontando i migranti entrati in differenti anni si nota che i flussi recenti tendono a stabilizzarsi in misura minore rispetto a quelli registrati nella prima decade degli anni Duemila. Non solo entrano meno migranti, ma sono anche meno quelli che permangono sul territorio italiano. Da un’analisi realizzata dall’Istat sui migranti entrati con la regolarizzazione prevista ai sensi delle leggi 189/2002 e 222/2002 risultava che oltre l’82% si trovava ancora in Italia al 1° gennaio 2014. Elaborazioni più recenti relative a coloro che erano entrati nel 2007 metteva in luce che gli ancora presenti al 1° gennaio 2012 erano circa il 66,7%. Tra i migranti giunti in Italia nel 2012 il 53,4% è ancora presente in Italia al 1° gennaio 2017. Coloro che arrivano in cerca di protezione e asilo politico hanno una tendenza a restare in Italia più bassa rispetto agli altri migranti: restano in Italia per oltre il 51% dei casi. Anche coloro che sono giunti per famiglia restano in Italia solo per il 65,8%.

Continuano a stabilizzarsi i migranti giunti 10-15 anni fa…ma qualcosa sta cambiando

Mentre i nuovi flussi sono caratterizzati da una più alta instabilità sul territorio, prosegue il radicamento dei flussi arrivati nei primi anni Duemila. Cresce ancora, seppure solo in termini relativi, la rilevanza dei permessi di soggiorno di lungo periodo e, soprattutto, crescono le acquisizioni di cittadinanza che, tra l’altro, riguardano un numero sempre più ampio di giovanissimi. Sono sempre più numerosi i cittadini non comunitari che ogni anno diventano italiani: erano meno di 50 mila nel 2011, sono stati 184.638 nel 2016. Bambini e ragazzi con meno di 20 anni rappresentano il 41,2% di coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2016. Coloro che acquisiscono la cittadinanza per trasmissione dai genitori e coloro che nati in Italia, al compimento del diciottesimo anno di età, scelgono la cittadinanza italiana sono passati da circa 10 mila nel 2011 a oltre 76 mila nel 2016. L’acquisizione della cittadinanza non coincide però sempre con una stabilizzazione definitiva sul territorio: un numero non trascurabile di persone lascia l’Italia negli anni successivi all’acquisizione della nazionalità italiana. Tra il 2012 e il 2016 sono oltre 541 mila i cittadini non comunitari divenuti italiani. Nello stesso periodo però più di 24 mila persone – di cui il 54,1% (oltre 13 mila) solo nel 2016 – si sono trasferiti all’estero dopo l’acquisizione della cittadinanza.

Modelli migratori individuali e modelli familiari: ancora tante differenze tra le collettività

Se per molti migranti, specie quelli arrivati più recentemente, il progetto migratorio è ancora individuale, per la maggior parte dei cittadini non comunitari la migrazione è ormai una questione familiare. Le famiglie con almeno un cittadino non comunitario sono oltre 1 milione e 300 mila. Quelle “miste” in cui c’è almeno un italiano sono oltre 328 mila (il 24,5% del totale), di cui 252 mila con intestatario del foglio di famiglia italiano. Considerando solo le famiglie con intestatari del foglio di famiglia non comunitari si può notare che, subito dopo le famiglie unipersonali, che coprono oltre il 34% del totale, assumono rilievo le coppie con figli che rappresentano il 20%. Le famiglie monogenitore sono il 5,6% del totale In particolare per collettività come l’Albania e il Marocco le forme familiari più diffuse sono quelle in coppia con o senza figli. Naturalmente le scelte familiari non dipendo solo dalla durata della presenza, ma sono anche connesse con il modello migratorio seguito. Albanesi e Marocchini sono anche gli immigrati che danno luogo al maggior numero di acquisizioni di cittadinanza. I Filippini pur essendo una collettività di antico insediamento meno frequentemente hanno trasformato il progetto migratorio in progetto familiare, così come meno frequentemente prendono un permesso di lungo periodo o acquisiscono la cittadinanza italiana. I cinesi, anche rispetto alla famiglia, mettono in luce un modello peculiare in cui assumo rilevanze forme familiari “allargate” (tab.3). E’ inoltre interessante notare che una stessa collettività mette in luce nei diversi territori italiani scelte familiari molto differenti, segno che, anche per quanto riguarda la famiglia, il contesto di immigrazione esercita una forte influenza sui comportamenti dei migranti.

*Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori ma non coinvolgono le istituzioni di appartenenza

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