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Lettera aperta di 100 studenti universitari e risposta del Ministro della Gioventù (Prima Parte)

Qualche mese fa, sulla scia dell’Onda, 100 studenti universitari hanno scritto una lettera aperta al Ministro della Gioventù chiedendo un impegno preciso su alcuni punti che caratterizzano la questione generazionale nel nostro Paese. L’idea era nata dopo un convegno tenuto in Università Cattolica, dal titolo “20 e 30: è ora di cambiare? L’Italia delle nuove generazioni”, nel quale si era discusso degli squilibri che penalizzano la condizione dei ventenni e trentenni italiani.
Qualche settimana fa il Ministro Giorgia Meloni ha inviato la sua replica. Le riflessioni contenute nella risposta e gli impegni presi costituiscono un importante punto di riferimento per la discussione sulle politiche a favore dei giovani. Non potendo riportare il testo intero delle due lettere, per l’eccessiva lunghezza, la redazione di Neodemos ha deciso di pubblicare un largo estratto che contiene i quattro punti sollevati dagli studenti e la risposta completa del Ministro a ciascun punto.

In questo primo estratto il Ministro Meloni risponde alle questioni sul debito pubblico e dei vincoli anagrafici di accesso al Parlamento.

1.      Meno debito pubblico e riequilibrio della spesa sociale
Richiesta dei 100 studenti
Chi è entrato nella vita adulta a partire dalla metà degli anni Novanta ha ereditato il macigno di un debito pubblico al cui formarsi non ha contribuito né direttamente né indirettamente e del quale non ha beneficiato in alcun modo. Si trova invece a doverne pagare pesantemente i costi. Si tratta di una condizione fortemente iniqua, visto che tale debito non è stato formato per potenziare le prospettive delle nuove generazioni e di crescita del Paese.
Attualmente siamo l’unico paese in Europa con un debito maggiore del prodotto interno lordo. Alcune stime indicano che almeno un 2% di Pil in più, rispetto ai livelli medi degli altri Paesi, viene bruciato per interessi sul debito anziché essere investito per modernizzare il Paese o utilizzato per riequilibrare una spesa sociale particolarmente svantaggiosa per le giovani generazioni.
La spesa per protezione sociale media dell’Eu-25 per le voci che riguardano maggiormente i giovani (ovvero disoccupazione, casa ed esclusione sociale) è pari al 2,6% del Pil (dati Eurostat 2007, riferiti al 2004), mentre è pari allo 0,6% in Italia. Nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria 2009-2013 si afferma che secondo lo scenario programmatico si prevede una discesa del rapporto debito / Pil sotto il 100 per cento nel 2011.
Crediamo che sia improrogabile il raggiungimento di tale obiettivo, che corregge quella che è una grave anomalia italiana costituendo un macigno sullo sviluppo del paese e sul futuro delle nuove generazioni. Chiediamo quindi che venga considerata una priorità quella di riportare il debito sotto i livelli del Pil entro il 2011. Chiediamo inoltre che le risorse che vengono risparmiate dagli interessi annui sul debito vengano investiti in riequilibrio della spesa sociale portando i valori destinati alle voci “disoccupazione” e “casa” almeno sui livelli medi europei.

Risposta del Ministro Meloni
E’ il cruccio italiano per eccellenza. Il Presidente Berlusconi ha ribadito che il target del rapporto debito/pil al di sotto del 100% entro il 2011 dovrà essere centrato. I risparmi derivanti verranno sicuramente reinvestiti nella spesa sociale, fermo restando il significatoche vogliamo dare a questo termine. In questo momento specifico, credo che nella definizione rientrino, paradossalmente, anche i fondi destinati alle banche o alle aziende in difficoltà. Mi spiego: sostenereeconomicamente le banche e le imprese, se in un momento di normalità sarebbe per me intollerabile, ora significa tutelare i posti di lavoro di milioni di persone. La nostra scelta è stata quella di erogare finanziamenti alle banche con il vincolo che tali risorse vengano assegnate dalle banche alle imprese in difficoltà, a patto che esse utilizzino questi soldi per mantenere inalterati gli organici dei lavoratori e che procedano a politiche imprenditoriali proiettate verso lo sviluppo ed alla creazione di nuovi posti di lavoro. A sostegno di sviluppo sociale e lavoro è stato appena annunciato un piano da 16 miliardi di Euro per lo sblocco dei cantieri di opere pubbliche e per la realizzazione di opere immediatamente cantierabili con un impatto occupazionale per 320.000 persone. Credo che queste scelte entrino ampiamente nella definizione di spesa sociale.
Vorrei poi ricordare che il Governo ha già messo in campo un primo intervento da 8 miliardi di Euro con cui ha puntato a sostenere il potere di acquisto delle famiglie, a tutelarne i risparmi, a sostenere i consumi, a far rientrare (è la prima volta che accade) alcuni lavoratori precari e atipici negli ammortizzatori sociali, ad estendere al maggior numero possibile di cittadini il sostegno dello Stato. Per quanto riguarda il problema degli alloggi voglio qui rammentare il “Piano Casa” varato dal Governo con l’obiettivo di costruire almeno 20 mila alloggi in edilizia convenzionata entro due anni (100 mila entro il 2013), finanziati da un maxifondo immobiliare a cui parteciperanno Governo, fondazioni bancarie e altri soggetti privati e la Cassa depositi e prestiti. Il Piano prevede sia il recupero del patrimonio abitativo esistente, sia la costruzione di nuovi alloggi e mira ad incrementare in modo significativo nei prossimi anni i proprietari di case. Destinatari del Piano sono i nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o monoreddito; giovani coppie a basso reddito; anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate; studenti fuori sede; soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio; immigrati regolari, a basso reddito a patto che risiedano da 10 anni in Italia e da 5 nella regione. Sono stati già stanziati 100 milioni di euro a favore del Piano Casa, per l’avvio di interventi prioritari e immediatamente realizzabili di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata di competenza regionale. Il Governo ha inoltre invitato gli istituti che gestiscono le case popolari già esistenti a metterle sul mercato, per permettere agli inquilini di riscattare gli alloggi in cui vivono. Il ricavato di queste vendite sarà a sua volta investito in altre opere di edilizia pubblica. E poi il “Fondo per gli affitti”. Abbiamo aumentato di 20 milioni il fondo nazionale per il sostegno dell’affitto, che aiuta i nuclei familiari a basso reddito che vivono in appartamenti in affitto. Sono state confermate le detrazioni fiscali vigenti sugli affitti per l’abitazione principale. L’importo dello sconto è articolato in due fasce (150 o 300 euro) a seconda del reddito. Sconti più importanti sono previsti per chi ha meno di 30 anni.
Ho esposto solo i provvedimenti, tra quelli che abbiamo assunto, più inerenti il Vostro quesito.

2.        Spazio al merito e alle capacità individuali senza vincoli anagrafici
Richiesta dei 100 studenti
Non devono essere i criteri anagrafici a determinare le possibilità di poter o meno accedere ad una data posizione o una data carica, ma solo i criteri del merito, delle capacità e della competenza. Se si concorda su questo principio non hanno alcun senso e sono iniqui i vincoli d’età attualmente presenti per accedere alla Camera e al Senato. Si tratta di limiti tra i più severi nel mondo occidentale, resi ancora più gravi nel caso italiano per il fatto che la popolazione giovanile per motivi demografici sta perdendo peso elettorale. A peggiorare la situazione, il nostro ordinamento istituzionale prevede un “bicameralismo perfetto”: le stesse leggi devono essere approvate sia alla Camera che al Senato, fornendo a quest’ultimo un vero e proprio potere di veto. Il fatto che gli under 25 non possano votare per il Senato e che solo gli over 40 possano accedervi priva le giovani generazioni del diritto di poter dare un contributo pieno all’azione legislativa.
Chiediamo pertanto un impegno a eliminare definitivamente tutti i limiti anagrafici, ad iniziare da quelli per l’accesso al Parlamento, affinché qualsiasi posizione e ruolo sia guidato solo da criteri meritocratici.

Risposta del Ministro Meloni
Pienamente d’accordo. Meritocrazia e protagonismo generazionale da attuarsi, anche, tramite la perfetta coincidenza tra elettorato attivo e passivo. E vado oltre: in seguito sarebbe da prendere in considerazione anche la possibilità di votare a 16 anni, almeno nelle elezioni amministrative. La meritocrazia è un mio “chiodo fisso” ed in tal senso il Governo ha già assunto delle iniziative che hanno un valore, oltre che pratico, anche di indirizzo, di cambio di rotta. Con il Ministro Brunetta, ad esempio, ho istituito un tavolo di lavoro congiunto per la realizzazione del programma “Mille Talenti”. L’idea nasce dal libro di Roger Abravanel intitolato “Meritocrazia”, e contiene il proposito di formare e valorizzare 1000 giovani italiani da inserire nella pubblica amministrazione. Diversi programmi coordinati fra di loro attueranno una selezione progressiva dei migliori 10, 100 e 1000 giovani laureati italiani, sulla base di un apposito test nazionale, con il coinvolgimento della Scuola Superiore di P.A. L’obiettivo è quello di realizzare tre gruppi che ricevano adeguate borse di studio, una formazione eccellente e prospettive di carriera consone, per poter essere da subito inseriti nelle amministrazioni centrali e periferiche, nazionali ed internazionali. Al Presidente del Consiglio dei Ministri dovrebbe essere data, infine, la possibilità di creare tra i dirigenti selezionati una propria task force di giovani talenti di cui servirsi per la soluzione delle emergenze. Si tratta della cosiddetta Delivery Unit, sperimentata con successo in diverse nazioni europee.
Il Ministro Gelmini, dal canto suo, ha messo in campo un progetto che prevede la consegna di assegni di 1000 euro a 20 dei 4000 studenti che hanno preso 100 lode all’esame di stato; l’aumento degli incentivi all’eccellenza, che passeranno dagli attuali 5.000.000 di euro a 8.000.000 di euro; l’assegnazione degli incentivi ai 20 migliori studenti per provincia che raggiungeranno la media del 9 o 10 durante il prossimo anno scolastico; il protocollo d’intesa con le Università per esonerare dalle tasse del primo anno i diplomati con 100 e lode. A proposito di scuola e di università è doveroso che io ribadisca alcuni concetti. I tagli effettuati non sono semplicemente un esercizio contabile, hanno la finalità di eliminare gli sprechi che, vi assicuro, sono enormi. So bene che il mancato rinnovo del contratto mette in grande difficoltà molti insegnanti precari, sarebbe però onesto riconoscere che l’introduzione di tre insegnanti per classe nella scuola primaria fu un artificio inventato da altri governi per ovviare al calo demografico che si è ripercosso sul numero di alunni e quindi delle classi, e anche per non contravvenire a quella cinquantennale “tradizione italica” di inserire personale all’interno della amministrazione dello Stato pur sapendo che non ci si poteva permettere di farlo. Si sapeva che il sistema prima o poi sarebbe giunto al collasso. Per completare il quadro, Vi preannuncio che stiamo seriamente lavorando ad una legge che equipari l’elettorato attivo e passivo. Non ha senso che un diciottenne possa scegliere da chi farsi rappresentare e che gli venga impedito di rappresentare. Il “protagonismo generazionale” passa anche attraverso il potere della rappresentatività.

(segue Seconda Parte )

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