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Italiani e stranieri all’asilo nido: a Roma c’è concorrenza?

La concorrenza tra italiani e stranieri

Negli ultimi anni in Italia nel dibattito pubblico si è affacciata con prepotenza la questione della concorrenza tra italiani e stranieri. Mentre per lungo tempo il tema della concorrenza riguardava essenzialmente il mercato del lavoro, negli anni della crisi del welfare e del suo complessivo ridimensionamento l’attenzione si è spostata progressivamente sui servizi sociali. I sostenitori della tesi della concorrenza tra italiani e stranieri sono ormai molti e dilagano anche sui grandi quotidiani nazionali, descrivendo una situazione in cui a causa della presenza degli immigrati sul territorio è drasticamente diminuita per i cittadini italiani la possibilità di accedere a servizi sociali fondamentali quali le prestazioni sanitarie, la casa popolare, l’asilo nido comunale. Anche Aldo Cazzullo sul “Corriere delle sera” dell’8 marzo 2017 fa propria tale tesi, nel momento in cui sostiene che le classi popolari nel nostro paese starebbero pagando un prezzo molto alto a causa dell’arrivo eccessivo di immigrati: “A Quarto Oggiaro, a Tor Bella Monaca, alle Vallette il problema dell’immigrazione è la casa popolare, il posto all’asilo nido, il letto in ospedale, la coda al pronto soccorso”.

Il tema della concorrenza va però contestualizzato all’interno di dati concreti. Tra l’altro, soprattutto in relazione ai servizi sociali, guardare solo al lato della domanda non permette in alcun modo di comprendere le ragioni per cui la domanda non viene soddisfatta. Occorre prestare la giusta attenzione anche al tema dell’offerta e alla sua adeguatezza. Fin dagli anni settanta tuttavia il dibattito italiano anche in sede scientifica è stato dominato da un’attenzione sproporzionata verso il lato della domanda, come ha giustamente sottolineato Devi Sacchetto passando in rassegna la letteratura sociologica rispetto al rapporto tra lavoro e immigrazione¹.

Gli asili nido a Roma

Restiamo solo su uno dei terreni menzionati da Cazzullo (l’asilo nido) e su una città, Roma. Proviamo quindi a verificare attraverso i dati statistici forniti dal Comune di Roma se si può parlare come fa Cazzullo di un “dumping sociale”².

Partiamo innanzitutto dal contesto generale. Tra il 2010 e il 2015 gli iscritti all’anagrafe nel Comune di Roma aventi meno di 3 anni (destinatari quindi del posto all’asilo nido) sono diminuiti del 7,7%: da 77.097 a 71.189. Il numero di posti disponibili nei nidi (calcolando sia quelli a gestione diretta da parte del comune sia quelli in convenzione) è invece aumentato del 9,5%, passando dai 19.381 del 2011-12 ai 21.225 del 2015-2016. Parallelamente è calato però il numero di bambini iscritti: da 20.084 nel 2011-2012 a 19.061 nel 2015-2016. Ci sono quindi meno bambini che si iscrivono ai nidi comunali e più posti disponibili.

Nonostante l’aumento dei posti e la diminuzione dei bambini residenti con meni di tre anni il rapporto tra bambini e posti nei nidi è ancora molto basso, a livello cittadino si può fissare al 29,8%: ci sono nel 2015-2016 nei nidi comunali o in convenzione 21.225 posti, a fronte di 71.189 potenziali utenti. In alcuni municipi, come quello dove si trova il quartiere di Tor Bella Monaca citato da Cazzullo, tale percentuale scende di molto, arrivando proprio nel VI municipio al 21,8%.

Veniamo quindi all’incidenza degli iscritti stranieri sul totale degli iscritti. Nel 2015-2016 sono iscritti nei nidi comunali e in convenzione 2.031 bambini stranieri su un totale di 19.626 bambini: il 10,3%. Il numero di iscritti stranieri dal 2011-2012 al 2015-2016 è aumentato del 4,6%: da 1.941 a 2.031.

Si può parlare di fronte a questi dati di “dumping sociale” da parte degli stranieri? Direi proprio di no. Nel 2015-2016 hanno presentato domanda nel comune di Roma 16.025 bambini. 5.232 sono stati inizialmente collocati in lista di attesa e la lista è stata abbattuta fino a tenere fuori dal servizio 674 bambini a livello comunale. Nel municipio di Tor Bella Monaca (il VI) sono state presentate 1.467 domande e dopo la fase dei “ripescaggi” sono rimasti fuori 35 bambini.

Il problema dell’asilo nido a Roma non è in alcun modo riconducibile all’incremento della presenza straniera sul territorio ma è da mettere in relazione alla necessità di estendere l’accesso al servizio pubblico, ancora incapace di soddisfare la domanda nonostante l’evidente calo demografico nei residenti con meno di tre anni di età. Allo stesso tempo è importante mettere al centro la discussione sulla qualità del servizio pubblico. Ci hanno provato le mobilitazioni delle educatrici comunali negli ultimi anni che hanno richiesto a gran voce la stabilizzazione e lo hanno messo in luce le proteste dei genitori, che hanno contestato le normative che aumentavano il numero medio di bambini per educatrice. Genitori ed educatrici hanno inoltre stigmatizzato la tendenza del Comune di Roma a promuovere l’apertura di nidi privati in convenzione e non di nidi comunali, che garantiscono maggiori standard di qualità sia per le lavoratrici sia per gli utenti. La presunta concorrenza tra italiani e stranieri è un tema del tutto fuorviante, che alimenta vulgate e discorsi lontani dalla realtà.

¹D. Sacchetto, Migrazioni e lavoro nella sociologia italiana, in Movimenti indisciplinati. Migrazioni, migranti e discipline scientifiche, a cura di S. Mezzadra e M. Ricciardi, Verona, Ombre Corte, 2013, pp. 50-67.

²Gli asili nido di Roma capitale, a.e. 2015-2016.

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