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Condizioni economiche e mortalità

Paesi ricchi, paesi poveri e mortalità
La relazione tra condizioni economiche e mortalità è di interesse non solo sotto il profilo demografico, sociologico ed epidemiologico, ma anche sotto quello economico. Per esempio, se non si tiene conto della correlazione positiva tra sopravvivenza e condizioni economiche, si ottengono stime (cross-section) distorte del profilo della ricchezza per età, in quanto la quota dei soggetti più abbienti tenderà a crescere con l’aumentare dell’età. L’analisi dei differenziali di mortalità è importante anche per valutare la progressività del sistema pensionistico: se le persone a più alto reddito tendono a vivere più a lungo, esse potranno beneficiare in misura maggiore delle prestazioni sociali rispetto agli individui a più basso reddito e a più elevato rischio di morte.
L’esistenza di una relazione tra condizioni economiche, salute e mortalità è evidente nei confronti internazionali: la speranza di vita alla nascita è di gran lunga più elevata nei paesi occidentali e negli altri paesi con elevato reddito pro capite rispetto a quanto si osserva nei paesi in via di sviluppo, caratterizzati invece da povertà, malattia e ignoranza. Tuttavia, è soprattutto nei paesi più poveri che gli incrementi di reddito si correlano a un aumento della speranza di vita; oltre una certa soglia, invece, l’effetto risulta limitato (fig. 1).
Condizioni economiche e mortalità nei paesi sviluppati e in Italia
Una relazione analoga si osserva anche all’interno dei paesi sviluppati. Studi condotti negli Stati Uniti sin dagli anni sessanta mostrano che i poveri registrano tassi di mortalità più elevati rispetto ai ceti più abbienti. Secondo alcune stime (Deaton e Paxson, 1999), i venticinquenni americani appartenenti a famiglie con un reddito più basso di 5.000 dollari nel 1980 avevano una aspettativa di vita di ben 10 anni inferiore a quella dei soggetti con un reddito superiore a 50.000 dollari. In epoche più recenti e in altri paesi si sono riscontrate evidenze analoghe (ad esempio, Attanasio e Emmerson, 2001, per il Regno Unito).
Per l’Italia, una prima conferma di questa relazione si dovrebbe rilevare tra aree geografiche, dato il loro sensibile divario economico. Le statistiche confermano solo in parte questa associazione: nel Centro e nel Nord, dove il reddito pro capite è rispettivamente 1,6 e 1,8 volte quello del Mezzogiorno, la speranza di vita alla nascita risulta superiore di circa un anno rispetto alle regioni meridionali: in termini percentuali poco più dell’1 per cento (tab. 1).
Tab.1. Speranza di vita alla nascita e reddito in Italia, 2002
Speranza di vita alla nascita (anni) (a)

 

Reddito pro capite annuo netto (euro) (b)

 

Maschi

 

Femmine

 

Maschi

 

Femmine

 

Nord-ovest

 

76,9

 

83,0

 

12.857

 

12.743

 

Nord-est

 

77,4

 

83,7

 

12.156

 

12.276

 

Centro

 

77,6

 

83,2

 

11.277

 

11.079

 

Mezzogiorno

 

76,9

 

82,3

 

7.004

 

6.899

 

Italia

 

77,1

 

83,0

 

10.335

 

10.202

 

Fonti: (a) Istat (2006) Decessi: caratteristiche demografiche e sociali – Anno 2002;
(b) Banca d’Italia (2004) I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2002.
Mentre gli effetti delle condizioni economiche sulla mortalità sono più rilevanti a bassi livelli di reddito, nei paesi più avanzati, come l’Italia, possono risultare relativamente più importanti altri fattori, come il clima, le abitudini alimentari, i modelli di comportamento, le condizioni di lavoro, ecc. Alcuni di questi fattori potrebbero avere effetti sulla salute e sulla mortalità più favorevoli per il Mezzogiorno, rendendo meno evidente la relazione tra reddito e mortalità. Studi specifici hanno però dimostrato che anche in Italia esiste una forte relazione tra condizioni socio economiche, salute e mortalità. Già negli anni novanta, Golini e Pagnanelli mostravano che nella classe d’età 18-54 anni la mortalità dei soggetti appartenenti alle classi inferiori era circa 3 volte quella dei soggetti che appartenevano a famiglie più benestanti; il divario relativo si riduceva sensibilmente al crescere delle età: ad esempio, era appena del 10-20 per cento per i soggetti tra 55 e 74 anni. Altre ricerche (ad esempio, Costa et al., 1994) documentano l’esistenza e la persistenza nel tempo di tale associazione in Italia.
Ulteriori evidenze per l’Italia
Abbiamo nuovamente esaminato la questione sulla base dei dati raccolti nell’indagine sui bilanci delle famiglie condotta dalla Banca d’Italia. Sono stati utilizzati sia i dati riguardanti i decessi dei componenti delle famiglie intervistate nel corso del tempo nella sezione panel dell’indagine sia l’informazione raccolta su ciascun intervistato (capofamiglia e coniuge) in merito all’esistenza in vita dei propri genitori. La sopravvivenza nel tempo dei componenti intervistati e quella dei loro genitori è stata messa in relazione con le loro condizioni economiche.
Le stime confermano che la condizione di povertà – ovvero un reddito familiare equivalente inferiore al 50 per cento della media – è una causa significativa di un innalzamento dei rischi di cattiva salute e di mortalità. Questo risultato permane anche quando si tiene conto della possibile esistenza del nesso causale inverso, cioè del fatto che, in certi casi, sono le cattive condizioni di salute che determinano situazioni di disagio economico. A parità di condizioni economiche, abitare nel Mezzogiorno riduce i rischi di morte, a conferma del fatto che esistono effetti positivi derivanti da altri fattori, peraltro difficili da individuare con certezza. Si rileva inoltre un legame tra le condizioni economiche, la probabilità di sopravvivenza e la qualità dei servizi socio-sanitari pubblici; laddove i servizi sono di migliore qualità, a beneficiarne sono soprattutto le classi meno abbienti, che hanno minori possibilità di fare ricorso a strutture private.


Riferimenti bibliografici
Attanasio O. P. e C. Emmerson (2001), Differential Mortality in the UK, NBER Working Paper Series, n. 8241.
Costa et al. (1994), Le differenze sociali nella mortalità in Italia, in L’equità nella salute in Italia, a cura di G. Costa e F. Faggiano, Franco Angeli, Milano.
Deaton A. e C. Paxson (1999), Mortality, Education, Income, and Inequality Among American Cohorts, NBER Working Paper Series, n. 7140.
Golini A., F. Pagnanelli (1990), Mortalità e condizione sociale delle famiglie in Italia, Polis, Vol. IV, n.3, dicembre, pp. 447-470.
Le opinioni qui espresse possono non corrispondere a quelle della Banca d’Italia.
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