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In…sicurezza sul lavoro

La cronaca delle ultime settimane ha tragicamente portato alla ribalta il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Poche settimane fa è infatti salito a 7 il numero dei morti nell’incendio alla ThyssenKrupp di Torino, scoppiato il 6 dicembre scorso.
Morti Bianche
Per convenzione, è definito mortale un infortunio sul lavoro che, entro 180 giorni, porti al decesso della vittima. Questi casi, comunemente noti come “morti bianche”, sono purtroppo frequenti in Italia: le statistiche parlano di una media di quasi 4 infortuni mortali ogni giorno.
Nei primi nove mesi del 2007 (gennaio-settembre), su un totale di infortuni denunciati all’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) pari a quasi 690 mila, 965 sono stati i casi mortali[1]. Il maggior numero di incidenti si è verificato nei settori dell’industria e dei servizi, dove si sono registrati 869 decessi (circa il 90% del totale), , di cui 222 nel settore delle costruzioni (Tab.1).

Tab.1. Infortuni sul lavoro suddivisi per gestione (gennaio-settembre 2007)

Gestione Infortuni sul lavoro Infortuni sul lavoro mortali
Agricoltura 43.628 84
Industria e Servizi
– di cui: Costruzioni
625.628
75.065
869
222
Dipendenti Conto Stato 20.670 12
Totale 689.926 965

Fonte: www.inail.it
 
Dal confronto dei dati 2007 con quelli relativi ai primi tre trimestri del 2006, durante i quali si sono contati 986 infortuni mortali sul lavoro, sembrerebbe esserci stata una diminuzione del 2,1%. Tale diminuzione tuttavia, oltre a dover essere ancora verificata, una volta consolidati i dati per l’anno 2007, non ha attenuato l’incidenza degli infortuni più gravi e mortali, che comportano i maggiori costi umani e sociali. Conviene inoltre ricordare che queste statistiche non tengono conto degli infortuni avvenuti nel mondo del lavoro cosiddetto “sommerso”, che sono numerosi, benché anche nel 2007, con la Legge Finanziaria prima e con la Legge n. 123 del 3 agosto poi, si sia cercato di contrastare il lavoro irregolare[2].

 
 
Le serie storiche fornite dall’INAIL su questo fenomeno, in definitiva, evidenziano una sorta di stagnazione a partire proprio dal 1994 anno in cui, recependo le Direttive dell’Unione Europea, in Italia è stata approvata una legislazione specifica in materia di Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 626/1994, e successive modifiche e integrazioni ).

 

Luci e ombre
Se guardiamo agli ultimi dati ufficiali a disposizione, ovvero quelli consolidati relativi al 2006, si possono notare luci e ombre. Di positivo vi è un calo nelle denunce di infortuni sul lavoro rispetto al 2005 (12mila casi in meno, pari a ‑1,3%), che assume un’importanza maggiore se si tiene conto della contemporanea crescita nel numero degli occupati (+1,9% tra 2005 e 2006, secondo fonti ISTAT). Sono però aumentati di 28 unità i casi mortali, rispetto sempre al 2005. La preoccupazione maggiore deriva dal fatto che l’aumento si è verificato in particolare per i decessi avvenuti nell’esercizio dell’attività lavorativa, mentre è diminuita (di 20 unità) l’incidenza di casi mortali di infortuni in itinere, ovvero di quelli accaduti nel percorso di spostamento tra casa e lavoro o viceversa. Questi ultimi casi non necessariamente sono da ritenersi collegati alla specifica attività svolta, e per tale ragione l’Ufficio statistico dell’Unione Europea (EUROSTAT) li esclude dalla rilevazione degli infortuni. Tuttavia, l’analisi dei dati INAIL relativa alle morti bianche, depurate dai valori degli infortuni in itinere, conferma, nonostante una certa diminuzione, la stagnazione degli infortuni mortali prima ricordata (Tab. 2).
 
Tab. 2. Infortuni sul lavoro nel periodo 2002 -2006 totali e mortali

Anno Infortuni sul lavoro Infortuni mortali avvenuti nell’esercizio dell’attività lavortiva Infortuni mortali in itinere Totale Infortuni sul lavoro mortali
2002 992.655 1.082 396 1.478
2003 977.194 1.092 357 1.449
2004 966.729 1.024 304 1.328
2005 939.968 999 275 1.274
2006 927.998 1.047 255 1.302

Fonte: Elaborazione su dati INAIL (www.inail.it)
 
Naturalmente, uno studio dei dati sugli infortuni più approfondito offrirebbe maggiori dettagli differenziando per settore di attività, fasce di età dei lavoratori, e via dicendo. Tuttavia l’analisi generale è sufficiente a evidenziare che le misure a oggi adottate in ambito di sicurezza del lavoro non hanno agito in maniera significativa sugli infortuni più gravi e mortali[3].E’ evidente che la sola emanazione di leggi ad hoc non è sufficiente a risolvere il problema. Pare quindi necessario incrementare azioni di prevenzione e controllo cercando in particolare di creare una cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro mediante la formazione continua di tutti i soggetti interessati.


[1] I dati INAIL relativi all’anno 2007 non sono consolidati. L’Inail, per consentire un confronto possibilmente più omogeneo e statisticamente più attendibile, ha proceduto a stime revisionali sulla base delle evoluzioni mese per mese riscontrate nel consolidamento dei dati degli anni pregressi.
[2] La Legge Finanziaria 2007 (articolo 1 comma 1180) stabilisce l’obbligo di comunicazione dell’avvenuta assunzione del lavoratore non più tardi del giorno precedente l’inizio della prestazione lavorativa. La Legge 3 Agosto 2007, n. 123 “Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia” stabilisce invece, tra l’altro, la sospensione dell’attività imprenditoriale qualora sia riscontrato l’impiego di lavoratori irregolari pari o superiore al 20% del totale dei lavoratori regolarmente occupati (art. 5) e, per il personale delle imprese appaltatrici e subappaltatrici, l’obbligo di esporre la tessera di riconoscimento, contenente le generalità del lavoratore e l’indicazione del datore di lavoro (art. 6).
[3] Per tale ragione l’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) ha impostato nel 2000 un progetto di ricerca ad hoc per attivare, in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome, un sistema nazionale di sorveglianza degli infortuni sul lavoro, segnatamente quelli con esito mortale e “grave”, finalizzato a sviluppare la conoscenza su cause e dinamiche infortunistiche.

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