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La ripresa dell’immigrazione nel Nord del Mondo

Il rapporto OCSE sulle migrazioni del 2024 fornisce dati e analisi molto aggiornate sulle migrazioni nel Nord del Mondo. Queste hanno messo a segno una forte ripresa dopo la fine della pandemia di Covid, sospinte da un andamento economico favorevole. Nel contempo le politiche migratorie degli stati sono andate facendosi più selettive e restrittive, rendendo molto incerte le prospettive del fenomeno.

Le migrazioni internazionali, che avevano subito una severa battuta di arresto con l’epidemia di Covid, hanno segnato una forte ripresa nel 2021-23, come si desume dal rapporto dell’Oecd reso pubblico la scorsa settimana (Figura 1)1. I cosiddetti “permanent migrants”, cioè i migranti non stagionali o a tempo, che nei paesi Oecd ammontavano a 5,1 milioni nel 2019, anno anteriore all’inizio della pandemia, sono cresciuti a 6,5 milioni nel 2023 (+28%, Figure 2 e 3). Un aumento in contrasto con le previsioni di stagnazione – o declino – che avrebbe dovuto verificarsi per effetto della frenata dei processi di globalizzazione (slowbalization), che poi non è avvenuta. Altrimenti non si giustificherebbe la crescita (2019-2024) del 22% delle rimesse degli emigranti, o l’aumento continuo degli “studenti internazionali”, dei lavoratori stagionali, o a tempo, e di altri indicatori di mobilità umana (viaggi internazionali, turismo, partecipazione a eventi). Alcuni segnali fanno ritenere che la ripresa, a conti fatti, possa estendersi anche al 2024. Influiscono, sull’andamento crescente dei flussi nei paesi ricchi, un rimbalzo dovuto alla fine della pandemia, la robusta richiesta di lavoro in Nord America e in parte dell’Europa, l’ulteriore indebolimento della demografia europea e giapponese.

Problemi e opportunità

Nel linguaggio felpato proprio delle istituzioni internazionali, l’Oecd rileva problemi e opportunità: “Non solo nello scorso anno (2023) sono stati 6,5 milioni i migranti permanenti, ma anche il numero dei migranti temporanei e dei richiedenti asilo è salito alle stelle. Questi intensi flussi hanno alimentato diffuse preoccupazioni circa il loro impatto sociale nei paesi di arrivo, ponendo la gestione delle migrazioni in testa all’agenda politica e al centro degli interessi degli elettori nelle votazioni del 2024” – come si è chiaramente visto nelle elezioni presidenziali americane. Queste preoccupazioni sono bilanciate da osservazioni ottimistiche: “In verità, l’impatto dell’immigrazione sul mercato del lavoro è migliore di quanto lo sia stato in passato” dal momento che gli immigrati hanno alti tassi di occupazione e bassi tassi di disoccupazione, un segnale del loro ruolo positivo nel promuovere lo sviluppo. Inoltre, cresce la proporzione degli immigrati che svolgono lavori autonomi e attività imprenditoriali, vivacizzando l’economia. Ma gli aspetti positivi dell’immigrazione rischiano di perdersi se non si attiva una percezione favorevole del fenomeno migratorio nei paesi di arrivo. “Le indagini di opinione pubblica sulla gestione dell’immigrazione suggeriscono che c’è molto cammino da fare per accorciare la distanza tra percezione e realtà”. 

Politiche contraddittorie

Nonostante il positivo apporto, la gestione dell’immigrazione è orientata ad applicare criteri sempre più selettivi e restrittivi. “In risposta all’alta pressione sulle strutture ricettive, i paesi continuano a restringere la legislazione per l’asilo. Alcuni principali paesi d’immigrazione hanno iniziato un’azione restrittiva su altre vie d’accesso legale, col fine di abbassare l’immigrazione netta e alleggerire la pressione sul mercato delle abitazioni e sui servizi pubblici (p. 86)”. Queste restrizioni si applicano anche agli “studenti internazionali”, in forte aumento dopo la pandemia, particolarmente nei paesi dove più numeroso è il loro numero, che stanno applicando norme più stringenti e selettive. Si attende con apprensione l’insediamento della seconda amministrazione Trump, che minaccia di operare espulsioni di massa e di frenare l’immigrazione, con possibili (anche se incerti) effetti sui flussi. Inoltre si rafforza, nell’Unione Europea (Patto sull’Emigrazione e l’Asilo2) e in America (Los Angeles Declaration on Migration and Protection) la cooperazione tra stati, che in Europa significa, tra l’altro, una maggiore protezione dei confini e controllo più stringente dell’immigrazione irregolare. 

Il futuro è incerto. Gli effetti positivi dell’immigrazione possono essere vanificati se i flussi non sono ben governati e se nei paesi di accoglienza non prevale, nell’opinione pubblica e nelle istituzioni, il sentimento che la migrazione è un fenomeno positivo. Un sentimento che difficilmente può imporsi data la natura attuale del dibattito politico e civile, permeato di sospetto, se non di ostilità, verso i migranti.

Note

 1OECD, International Migration Outlook 2024, Paris, 2024. Si tratta nella maggioranza di paesi ricchi, del Nord del mondo.

2Il patto si basa su quattro pilastri, ovvero: la sicurezza dei confini esterni alla UE; procedure di ammissione e espulsione efficienti e rapide; un sistema di effettiva solidarietà e responsabilità; l’inclusione del tema migratorio nei partenariati internazionali.

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