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Sposarsi in Cina? Forse sì, forse no

La pubblicazione di dati relativi alla popolazione cinese genera spesso un vivace dibattito soprattutto sulle misure di sostegno alla fecondità. Con questo articolo Patrizia Farina si sofferma sulla crisi dei matrimoni e sui deboli tentativi del Governo per frenarla.

La discussione sul calo della fecondità in Cina è comune a quella che si sviluppa anche altrove e che ruota intorno alla valutazione dell’efficacia dei vantaggi fiscali, alle difficoltà di sostenere la doppia presenza delle donne, alla mancanza di servizi per l’infanzia adeguati, al costo della crescita della prole e certamente e non da ultimo alla riduzione della pattuglia di giovani in età riproduttiva.

La preferenza per i figli maschi

Non pochi paesi nel mondo sono a corto di giovani, ma in Cina questo fenomeno ha caratteristiche speciali che ne aggravano le conseguenze demografiche. A causa della preferenza per i maschi, infatti, lo squilibrio fra sessi alla nascita si è trasmesso alle generazioni in età adulta. Come mostra la figura 1, il rapporto è sempre sfavorevole alle donne e lo squilibrio (il valore superiore a 100) è destinato a crescere quando arriveranno all’età del matrimonio le generazioni tra i 10 e i 20 anni per le quali il rapporto è intorno a 118 maschi per 100 femmine.

Nel 2021 sono stati contati 17 milioni di uomini in più, rispetto alle loro coetanee – nelle età 20-40 anni. Risiedere in una comunità che abbonda di uomini dovrebbe aumentare le probabilità per le donne di scegliere rapidamente un partner attraente sotto molteplici punti di vista. Ma questo varrebbe se si considerasse solo il numero. Più istruite e finanziariamente indipendenti molte donne – soprattutto, ma non solo, quelle residenti nelle città – considerano il matrimonio più un’opzione che una necessità e si guadagnano libertà e indipendenza  dilazionando i tempi dell’unione. E infatti, le coppie che convolano a nozze tra i 30 e i 35 anni sono aumentate dall’11 al 19%, fra il 2010 e il 2020, mentre il numero di matrimoni si è dimezzato fra il 2013 e il 2022 (fino a 6,8 milioni secondo il Ministero degli affari civili).

L’aumento del numero di persone che si sposano più tardi o che non si sposano (Tabella 1) è una spia della crisi del matrimonio che non ha perduto i suoi tratti più tradizionali e sfavorevoli alle donne. In questo senso sono emblematiche molte e vivaci discussioni sul web: da quelle che affermano che “non sposarsi e non avere figli le lascerà in pace e al sicuro” (不婚不育保平安) o da chi con toni denigratori definisce le coniugate “asine” (婚驴) perché come gli asini si caricano sulla  groppa il fardello familiare. Si tratta certamente di minoranze (comunque da non sottovalutare) che convivono ad oggi con la maggioranza delle donne che per le stesse ragioni posticipano ma non rinunciano al matrimonio, mentre gli uomini sono alle prese con una feroce concorrenza sul mercato matrimoniale.

I tentativi del Governo di attenuare la crisi dei matrimoni

Qualsiasi siano le ragioni che frenano le giovani generazioni dal metter su famiglia, la riduzione dei matrimoni è fonte di preoccupazione del governo per l’effetto che ha sull’asfittica fecondità. Circolano senza ufficialità documenti che suggeriscono interventi formali come la riduzione dell’età legale al matrimonio a 18 anni (ora 20 e 22 rispettivamente per donne e uomini), l’estensione dei diritti ai figli alle figlie di madri sole e il riconoscimento formale delle convivenze. Dall’altro lato per arginare la crescita dei divorzi (Figura 2) il governo ha introdotto un provvedimento che impone alle coppie un “periodo di riflessione” di 30 giorni prima di concedere il divorzio. Non si sa quanto efficaci potranno essere queste misure, ma è chiaro che il governo cinese sta tentando di contrastare la transizione verso una società meno incline al matrimonio affinché questo non generi una ulteriore riduzione della fecondità.

per saperne di più

中国婚姻家庭报告2023版_腾讯新闻 (qq.com)

Huang Q. (2023) Who is Married Donkey? Investigating a Neoliberal and Dominant Feminist Discourse on China Social Media, Journal of Media and Cultural Studies

Trent K, South S.J (2011) Too Many Men? Sex Ratios and Women’s Partnering Behavior in China, Social Forces 90 (1) 247–268 

National Bureau of Statistics