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È possibile “frenare” l’invecchiamento in Italia? Il contributo della fecondità e delle migrazioni

L’invecchiamento della popolazione italiana diventa sempre più evidente. Un recente studio utilizza dati relativi al periodo compreso tra il 2011 e il 2019 per definire e comparare il contributo fornito sia dalla fecondità delle donne italiane e di quelle straniere, sia dalle migrazioni internazionali e interne sull’evoluzione di questo fenomeno all’interno di un contesto altamente eterogeneo tra le oltre cento province del nostro paese.

Uno sguardo al recente passato 

L’invecchiamento della popolazione, inteso sia come aumento dell’età media dei suoi componenti, sia come incremento della proporzione degli anziani, è una delle principali sfide che molti paesi a sviluppo avanzato stanno affrontando in questi anni e con cui dovranno confrontarsi nei prossimi. La struttura per età di una popolazione dipende soprattutto da tre componenti: fecondità, mortalità e migrazioni. Considerando che eventuali modifiche dei livelli di mortalità sono improbabili a causa sia della sua già bassa incidenza, sia (in una sorta di circolo vizioso) dell’elevata presenza di anziani, solo l’aumento dei bassissimi livelli di fecondità attuali e un afflusso di popolazione proveniente dall’estero sono fattori che possono contribuire a rallentare tale processo nel breve/medio periodo. 

Alcuni studiosi hanno sottolineato il ruolo fondamentale svolto dalla fecondità, che è stata definita come la principale causa ma anche antagonista del processo di invecchiamento nei paesi in cui questo è più evidente. Parallelamente, è stato dimostrato che l’immigrazione invece costituisce una “soluzione” solo parzialmente efficace, poiché l’ammontare di immigrati necessari per contrastare tale processo dovrebbe essere talmente ampio da poter provocare problemi di sostenibilità nelle società di inserimento. 

Le analisi che si sono concentrate sul caso italiano hanno dimostrato che l’afflusso di popolazione proveniente dall’estero non sembra essere sufficiente per contrastare l’invecchiamento degli italiani, soprattutto se questi ultimi continuano a mettere al mondo un numero molto ridotto di bambini, che è attualmente ben al di sotto della soglia di sostituzione. Gli effetti della fecondità e della migrazione sull’invecchiamento variano poi notevolmente a livello locale, date le particolarità degli andamenti demografici nelle diverse aree del nostro territorio.

Osservando il recente passato, Thaís García-Pereiro e Anna Paterno hanno utilizzato i dati provenienti dalle statistiche demografiche pubblicate dall’ISTAT riferiti al periodo compreso tra il 2011 e il 2019, per valutare se e come la dinamica della fecondità e dei movimenti migratori con l’estero e interprovinciali abbiano influenzato il progredire dell’invecchiamento della popolazione in Italia. In particolare, l’analisi è dettagliata a livello provinciale (NUTS3) poiché questo tipo di disaggregazione coglie anche i movimenti a breve raggio, che  influisce sulla struttura per età della popolazione delle aree di origine e di quelle di destinazione.

In un contesto in cui l’età media dei residenti nell’intero paese è passata da 43,6 a 45,5 anni si notano importanti differenze a livello provinciale. Come mostra la Figura 1.a, tale indicatore è aumentato soprattutto (intorno al 6-7%) in due province della Puglia (Barletta-Andria-Trani e Bari) e tre della Sardegna (Sud Sardegna, Cagliari e Oristano), mentre quelle in cui l’incremento è stato più basso (1-2%) sono localizzate in Emilia-Romagna (Bologna, Parma e Piacenza), in Liguria (La Spezia) e in Friuli-Venezia Giulia (Trieste).

Le variazioni del numero medio di figli messi al mondo dalle donne in età riproduttiva (il cosiddetto tasso di fecondità totale, TFT, Figura 1.b), che nella penisola è passato da 1,42 a 1,27, indicano che la maggior parte delle province che hanno sperimentato un calo della fecondità si trovano nelle regioni del Centro (Massa Carrara, Roma e Grosseto) e del Nord (Valle d’Aosta e Verbano), con variazioni relative comprese tra il -18,9% e il -25%. Sono solo tre le province che hanno registrato aumenti del tasso di fecondità totale (TFT, ossia del numero medio di figli per donna): Isernia (8,3%)1, Bolzano (5,3%) e Crotone (4,5%).

La quota di stranieri sul totale della popolazione è passata dal 7,2% al 8,4% nel periodo osservato. Inoltre, solo 13 province si sono contraddistinte per una diminuzione dello stock di stranieri (Figura 1.c). I più ampi valori tra quelli negativi si sono rilevati nel Nord (Vicenza, Treviso e Brescia) e nel Centro (Macerata, Pesaro e Urbino), mentre tra quelli positivi (intorno al 6 e 7%) spiccano le province meridionali (Crotone, Trapani, Benevento, Campobasso e Cagliari).

Il ruolo svolto dalla fecondità e dalle migrazioni

Per individuare le determinanti della variazione (in termini assoluti) dell’età media della popolazione residente in Italia tra il 2011 e il 2019 nelle singole province, sono state considerate   alcune variabili: TFT delle donne italiane, speranza di vita alla nascita per i due generi, percentuale di stranieri residenti, TFT delle donne straniere, età media degli stranieri e saldo migratorio interprovinciale, con riferimento sia al valore del 2011 (anno per il quale si aggiunge anche l’età media della popolazione residente), sia alle rispettive variazioni assolute nel periodo 2011-19. 

I risultati ottenuti confermano che la fecondità delle donne italiane e la presenza di stranieri si configurano come importanti deceleratori dell’invecchiamento (Figura 2). Il primo fenomeno risulta essere quello più “incisivo”: le province che hanno contrastato più efficacemente l’aumento dell’età media della popolazione sono state infatti quelle che hanno registrato i livelli di fecondità più elevati con riferimento sia all’inizio dell’intervallo analizzato (2011) sia considerando l’evoluzione verificatasi fino al 2019. Inoltre, si conferma che la presenza di stranieri ha agito da “scudo”, ma ha conseguito un impatto più debole: gli incrementi dell’età media sono stati più contenuti nelle province con le quote più elevate di stranieri sia nel 2011 che successivamente. Il terzo fattore che risulta avere una relazione negativa con l’invecchiamento è il saldo migratorio interprovinciale, che ha contribuito a contrastarlo ma in misura significativamente minore.

Come frenare l’invecchiamento

Se nel breve periodo le migrazioni svolgeranno un ruolo chiave nel contrastare l’invecchiamento demografico, nel lungo periodo servono invece provvedimenti volti a innalzare la fecondità, soprattutto considerando che l’incremento della popolazione in età senile avrà un forte impatto, oltre che nel contesto demografico, anche sulla sostenibilità del sistema di welfare. Tale sistema rischierà di andare “in tilt” soprattutto a causa del sovraccarico prodotto da un crescente numero di percettori di prestazioni medico-sanitarie, assistenziali e pensionistiche. Negli scorsi anni, i policy makers hanno episodicamente provato sia ad attuare provvedimenti finalizzati a ridurre i costi di queste prestazioni, sia a implementare opzioni politiche di tipo indiretto, volte a modificare i livelli delle dinamiche demografiche che incidono sulla struttura per età della popolazione. Tuttavia, i governi nazionali e locali dovranno lavorare per  individuare e realizzare risposte efficaci volte al miglioramento della qualità della vita di una crescente quantità di anziani e delle loro famiglie.

Note

1E’ necessario precisare che in alcune province, tra le quali Isernia, l’incremento del TFT si è verificato anche in assenza di aumenti nel numero delle nascite, a causa della diminuzione dell’ammontare delle donne in età riproduttiva. 

Per saperne di più

García-Pereiro, T, Paterno, A. (2022). The role played by migration and fertility on Italy’s aging trends: a provincial‑level analysis. In Società Italiana di Statistica, Books of the Short Papers of the SIS 2022 Statistical Conference, Pearson, pp. 250-259.

Billari, F. C., and Dalla-Zuanna, G. (2011). Is replacement migration actually taking place in low fertility countries? Genus, 67(3), 105-123.

De Santis, G. (2011). Can immigration solve the aging problem in Italy? Not really…. Genus, 67(3), 37-64.

García-Pereiro, T. (2018). Aging and pensions in Italy: highlighting regional disparities. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica, 72(3), 17-28.

Gesano, G., and Strozza, S. (2011). Foreign migrations and population aging in Italy. Genus, 67(3), 83-104.

Paterno, A. (2011). Is immigration the solution to population aging?. Genus, 67(3), 65-82.