Popolazione mondiale:

Popolazione italiana:

Giovani (0-19 anni):

Anziani (64+ anni)

Una ripresa economica non per tutte. La penalizzazione delle donne straniere

La definitiva riapertura delle attività economiche ha comportato una crescita notevole del Pil italiano, tuttavia i benefici sul mercato del lavoro non sono stati omogenei. Questo articolo di Antonio Sanguinetti approfondisce le differenze di genere e di cittadinanza nella fase di ripresa: i risultati mostrano come le donne straniere non recuperino gli ulteriori gap accumulati durante le fasi più acute della pandemia.

Caratteristiche principali delle crisi da Covid-19

Le misure adottate dal governo per ridurre la diffusione del virus Sars Covid-19, hanno avuto impatti significativi sulle condizioni occupazionali dei lavoratori e delle lavoratrici. Tuttavia, le conseguenze economiche non sono state uniformi, le attività di alcuni settori sono state interrotte per un tempo più lungo e, nella fase delle riaperture, i limiti di carattere sanitario non sono stati uniformi. Inoltre, venne adottato il cosiddetto «blocco dei licenziamenti» per evitare una grave perdita di posti di lavoro. Tale misura, tuttavia, ebbe i suoi principali effetti sulla componente stabile del lavoro e non risultò efficace per gli occupati a tempo determinato. Il risultato complessivo è stato un impatto maggiore sul lavoro migrante, che presentava una notevole incidenza dei contratti a termine e una significativa collocazione nei settori più colpiti dalla crisi. La contrazione dell’occupazione riguardò soprattutto le donne e nello specifico le migranti, tanto che nella letteratura sociologica si è parlato di she-cession, ossia una recessione che ha avuto effetti negativi soprattutto per la componente femminile. Anche la ripresa economica non ha avuto effetti omogenei ma si è caratterizzata per asimmetrie di genere e di cittadinanza. Ciò ha determinato un’asincronia di ripresa e per alcune categorie un mancato ritorno ai livelli pre-crisi.

Il crollo e la ripresa dell’occupazione in Italia

L’occupazione degli stranieri in Italia si caratterizza per una rilevante concentrazione in specifici ambiti del mercato del lavoro. Nel passato, questa caratteristica strutturale ha comportato conseguenze divergenti a seguito degli shock economici. In epoca fordista i migranti proprio perché meno protetti erano la componente cui si scaricavano i costi delle fasi recessive e delle contrazioni dell’occupazione. Nella crisi del 2008-10, invece, il lavoro migrante ha avuto una maggiore tenuta, data la collocazione in settori non lambiti dalla recessione. La crisi causata dal Covid- 19 da questo punto di vista presenta caratteristiche diverse rispetto alle recessioni dei decenni precedente. La differenza con la componente italiana è duplice, avviene sia nella fase di crisi che in quella di ripresa. Come è stato evidenziato in un precedente articolo (Neodemos 2021 – La pandemia e il lavoro delle donne straniere in Italia), considerando il complesso dell’occupazione la riduzione tra gli italiani è meno rilevante e già nel terzo trimestre del 2021 è tornato su livelli pre-crisi, con un tasso di occupati che quasi tocca il 65%: la percentuale di occupazione più alta degli ultimi 15 anni. Per i cittadini stranieri, invece, vi è una riduzione netta dei tassi di occupazione che va dal primo trimestre del 2020 al secondo del 2021, con il minimo proprio nel primo trimestre del 2021. Inoltre, il tasso del terzo trimestre del 2022 (64,9) è inferiore sia a quello dello stesso periodo del 2019 (65,6) che del 2018 (65,8). La riprese dell’occupazione dei migranti, dunque, non è completa e i tassi di occupazione del 2022 sono inferiori rispetto agli stessi trimestri degli anni che hanno preceduto la pandemia.

Post Pandemia, la riprese diseguale

I dati mostrano, quindi, come alla crisi e alla riduzione dei tassi sia seguita una veloce ripresa che ha fatto aumentare i tassi di occupazione sebbene solo gli italiani abbiano raggiunto e superato i livelli precedenti. Prendendo in considerazione anche la dimensione di genere i tassi presentano ulteriori differenze. Si nota infatti come il peggioramento delle condizioni occupazionali tra il 2020 e il 2021 abbia colpito soprattutto le donne straniere e la ripresa non abbia colmato i gap accumulati. Si è evidenziata, da questo punto di vista, la doppia penalità sia di genere che di cittadinanza che caratterizza il mercato del lavoro italiano. Le donne straniere, come mostra la figura 2, hanno avuto una flessione dell’occupazione maggiore delle altre componenti nel periodo di interruzione delle attività, e nella fase del ritorno alla normalità presentano ancora un tasso inferiore al 2019. Gli uomini stranieri, come si nota nella figura 1, hanno una contrazione significativa tra il primo trimestre del 2020 e del 2021 ma nei mesi successivi ritornano sui livelli occupazionali precedenti la crisi. Per quanto riguarda gli italiani, l’impatto della crisi non ha mostrato differenze di genere, gli andamenti dei tassi di occupazione sono stati pressoché gli stessi tra uomini e donne, sebbene anche tra gli italiani persistano gravi disparità di genere nei livelli di occupazione. 

Un altro indicatore dell’andamento del mercato del lavoro è il tasso di inattività, dato dalle persone che si collocano al di fuori del mercato del lavoro. In Italia da sempre le donne presentano un alto tasso di inattività, mentre i maschi, in particolare gli stranieri, ne hanno uno notevolmente più basso. Ciò ha diverse ragioni: dai ruoli di genere, alla segmentazione del mercato del lavoro, alle disparità tra aree del Sud e del Nord e alle ridotte possibilità degli stranieri di sopravvivere senza un reddito da lavoro. Nel periodo della pandemia i tassi di inattività degli stranieri hanno toccato livelli molto alti a causa dell’interruzioni delle attività e dunque dell’impossibilità di lavorare e di cercare una nuova occupazione. In questo periodo per la prima volta l’inattività degli stranieri ha superato quella degli italiani. Nei mesi successivi, a seguito delle riaperture, mentre gli uomini stranieri tornavano velocemente nel mercato del lavoro, le donne straniere hanno continuato ad avere tassi di inattività più alti degli anni precedenti al Covid-19. Come mostra la figura 3 per i primi tre trimestri del 2022, gli italiani ritornano sui livelli del 2019 e le donne registrano una lieve riduzione. Per quanto riguarda gli stranieri vi è un leggero aumento per i maschi mentre le donne hanno un aumento di più di tre punti. Nel medio periodo la crisi causata dal Covid-19 ha avuto un marcato effetto di mancato ritorno nel mercato del lavoro delle donne straniere e in misura minore gli uomini.

Quale ripresa?

Un altro elemento da prendere in considerazione riguarda la tipologia di contratti. Nel corso della pandemia la contrazione del lavoro è avvenuta soprattutto tra i lavoratori a tempo determinato, ciò era una conseguenza dell’applicazione della legge sul cosiddetto «blocco dei licenziamenti». Tale provvedimento impediva alle aziende di licenziare i lavoratori per motivi economici, però non proteggeva coloro che avevano un contratto a tempo in scadenza. Ne è conseguito, nel periodo di maggiori restrizioni, un’enorme riduzione di lavoratori con contratto a tempo determinato. Ciò ha riguardato tutte le componenti di genere e cittadinanza del mercato del lavoro, tuttavia a subire la maggiore penalizzazione sono stati i migranti a causa della maggiore incidenza di tali contratti. Con l’allentamento delle restrizioni alle attività economiche vi è stato un progressivo aumento degli occupati, tuttavia per le donne straniere il recupero è rimasta ampiamente sotto la soglia, già ridotta, del numero di occupate del 2019. La crescita dell’occupazione è stata ampia per gli italiani, maschi e femmine, e per i maschi stranieri che hanno anche superato nel 2022 il numero di occupati con lavori subordinati del 2019. Inoltre è cresciuto anche l’incidenza di contratti a tempo indeterminato, sebbene per maschi stranieri rimanga consistente la quota di lavoratori a tempo determinato (23,7%). La ripresa, però ha lasciato indietro le donne straniere che seguono una traiettoria inversa rispetto agli altri, per loro diminuisce il numero di occupate con contratti di tipo subordinato e contemporaneamente cresce l’incidenza delle lavoratrici a tempo determinato. 

Conclusioni

Questo articolo ha osservato l’andamento del mercato del lavoro nella fase post – Covid, ossia i mesi di ripresa completa di tutte le attività economiche, a partire dal progressivo superamento dei limiti sanitari per contrastare la diffusione del virus. La crisi economica del 2020-21 si è innestata su un mercato del lavoro italiano che presentava già una situazione di penalizzazione strutturale per gli stranieri, i quali presentavano alti tassi di occupazione ma caratterizzati dalla segregazione in ambiti poco qualificati, da una maggiore incidenza tra i lavori precari e da ampie differenze di genere.

Come hanno messo in evidenza altri ricercatori la crisi causata dal Covid-19 ha esacerbato le difficoltà già presenti, tale processo è avvenuto anche nel mercato del lavoro italiano e si è manifestato tramite un aumento delle disuguaglianze a danno dei soggetti più vulnerabili. Nei mesi del lockdown, per la prima volta il tasso di occupazione degli stranieri è stato inferiore a quello degli italiani con conseguenze peggiori per le donne. Anche la ripresa economica non è stata omogenea e ha ampliato le diseguaglianze già presenti. Per quanto riguarda gli italiani, sia gli uomini che le donne hanno tassi di occupazione più alti del 2019 e un rapporto invariato tra occupazione a tempo determinato e indeterminato. Gli stranieri, invece, hanno una situazione di genere differente, gli uomini ritornano sui tassi di occupazione del 2018 e del 2019 e presentano un numero lievemente maggiore di tempo indeterminati; le donne straniere, invece, peggiorano la loro condizione rispetto al 2018 e al 2019, e vi è un ampliamento dell’inattività e una diminuzione dei tassi di occupazione e un peso maggiore dei contratti a tempo determinato. La crisi, dunque, ha ulteriormente aggravato la condizione di vulnerabilità delle donne straniere in Italia, ciò potrebbe avere delle ripercussioni importanti sulla situazione economica delle famiglie straniere in Italia.

PDFSTAMPA

Condividi questo articolo

Sostieni Neodemos


Cara Lettrice e caro Lettore, fare buona e seria divulgazione è il mestiere che esercitiamo da 15 anni con impegno e entusiasmo e, ci dicono, con autorevolezza. Dacci una mano a fare il nostro lavoro e rafforza la nostra indipendenza con un contributo, anche piccolo. Ci aiuterà a sostenere i costi di Neodemos, e ci incoraggerà a far meglio.

Grazie!

Iscriviti alla nostra newsletter


Due volta la settimana, riceverai una email che ti segnalerà i nostri aggiornamenti


Leggi l'informativa completa per sapere come trattiamo i tuoi dati. Puoi cambiare idea quando vuoi: ogni newsletter che riceverai avrà al suo interno il link per disiscriverti.

Potrebbero interessarti anche