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Dall’origine alla destinazione. La divisione di genere nel lavoro domestico e nelle attività di cura nelle coppie straniere in Italia

Le determinanti della persistente disparità di genere nella divisione del lavoro domestico, con le donne prime responsabili della cura della casa e dei figli, sono tutt’oggi oggetto di dibattito. Se il ruolo di fattori socio-economici, come il livello d’istruzione e le ore lavorate fuori casa, nel determinare la ripartizione fra i generi dei lavori ‘domestici’ e di cura, è ormai noto, il ruolo che giocano gli aspetti culturali rimane più ambiguo. Elisa Brini, Anna Zamberlan e Paolo Barbieri si concentrano sulle comunità dei migranti per comprendere (e quindi spiegare) la resilienza dell’eredità culturale al variare del contesto socio-economico. I loro risultati dimostrano che la cultura d’origine conta, ma il suo ruolo sembra svanire all’aumentare del tempo speso nel paese di destinazione.

Le donne in cucina, gli uomini in garage

Sebbene le donne risultino più istruite dei maschi e siano sempre più presenti nel mondo del lavoro, forti disuguaglianze di genere permangono nella gestione della casa e nella crescita dei figli. Questo dato vale anche per le coppie straniere residenti in Italia, come confermano i dati (Istat). La Figura 1 mostra in che modo le coppie straniere suddividono diverse attività domestiche e di cura dei figli: che si tratti di preparare i pasti, apparecchiare, lavare i piatti, tenere in ordine la casa o prendersi cura dei figli, sono prevalentemente le donne a farsi carico di queste attività. La partecipazione degli uomini supera quella femminile solo nei compiti tradizionalmente maschili: fare riparazioni e occuparsi di questioni amministrative.

Sondare le cause

Per quale motivo esiste questo divario di genere nello svolgimento delle faccende domestiche e di cura dei figli? Mentre il tempo a disposizione dei partner e le risorse individuali come il livello d’istruzione e il reddito rappresentano determinanti ben note in letteratura, la rilevanza di aspetti culturali è ancora oggetto di dibattito. Una visione tradizionale dei ruoli di genere, ereditata dalla famiglia o dal più ampio contesto d’origine, potrebbe influenzare i comportamenti di uomini e donne cristallizzando la disuguaglianza di genere anche all’interno delle mura domestiche. Lo studio delle famiglie immigrate offre ai ricercatori l’opportunità di isolare il ruolo degli aspetti culturali. Pur condividendo lo stesso contesto di destinazione, le famiglie straniere hanno molteplici provenienze, che riflettono diverse eredità culturali per quanto riguarda il livello di equità di genere nel paese d’origine. Se la cultura d’origine conta, dovremmo osservare una propensione più (o meno) egualitaria rispetto alla divisione dei lavori domestici e di cura nelle famiglie straniere che provengono da contesti di origine più (o meno) egalitari.

Una questione di cultura…

Il Global Gender Gap Index (World Bank) fornisce un indicatore utile per misurare la diseguaglianza di genere di un determinato paese, dove 0 indica il grado massimo di diseguaglianza e 1 quello di massima eguaglianza. La Figura 2 riporta la correlazione tra il grado di eguaglianza di genere nel paese di origine e la quota di partecipazione maschile alle faccende domestiche e di cura dei figli. Le coppie che provengono da paesi con maggiore eguaglianza di genere tendono ad avere un maggior coinvolgimento maschile, specialmente nelle attività di cura dei figli. Sembrerebbe quindi che provenire da un contesto più egalitario comporti una divisione più equa del carico di lavoro non retribuito. 

…e di assimilazione?

Le famiglie straniere oggetto d’indagine hanno però diverse storie migratorie alle spalle. La cultura di genere ereditata dal contesto d’origine potrebbe perdere rilevanza con l’estendersi della permanenza in Italia, a causa del prolungato contatto non solo con un diverso assetto istituzionale, ma anche culturale. I risultati mostrati in Figura 3 confermano questa aspettativa per quanto riguarda le attività di cura. La relazione tra GGI e partecipazione maschile alle attività domestiche è positiva ma vicina allo 0; soprattutto, non varia in base agli anni spesi in Italia. La relazione tra GGI e partecipazione dei padri alla cura dei figli è invece inizialmente positiva, ma si riduce drasticamente fino ad annullarsi all’aumentare del tempo trascorso nel paese di destinazione.

Studiare come le famiglie straniere suddividono i compiti di cura della casa e dei figli, dunque,è estremamente rilevante proprio per analizzare la componente culturale nella disuguaglianza di genere. Se è vero che la cultura d’origine influenza i comportamenti dei partner anche in un nuovo contesto socio-economico, ci sono tuttavia sostanziali differenze in base al tipo di attività considerata e al tempo speso in Italia. Le dotazioni culturali sono rilevanti principalmente per spiegare le differenze di genere nello svolgimento delle attività di cura dei figli, mentre il ruolo della cultura originaria è marginale per quanto riguarda altre attività domestiche. Inoltre, la sua influenza si riduce notevolmente e svanisce all’aumentare del tempo speso nel paese di destinazione. Questo risultato può suggerire la presenza di un meccanismo di assimilazione culturale in atto, che dovrebbe essere studiato più nel dettaglio sfruttando dati di natura longitudinale.

Per saperne di più:

Brini, E., Zamberlan, A. and Barbieri, P. (2022). Culture portability from origin to destination country: The gender division of domestic work among migrants in Italy. Demographic Research, (47)20, 577–614

Polavieja, J. G. (2015). Capturing culture: A new method to estimate exogenous cultural effects using migrant populations. American Sociological Review, 80(1), 166-191.

Dotti Sani, G. M. (2012). La divisione del lavoro domestico e delle attività di cura nelle coppie italiane: un’analisi empirica. Stato e mercato, 32(1), 161-194.