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Tutela delle persone vulnerabili nei processi migratori: salute mentale e diritto d’asilo in Germania

La Germania è il paese Europeo col maggior numero di richieste di asilo (122.000 nel 2020, contro le 27.000 dell’Italia). Luciana Degano Kieser delinea le caratteristiche delle procedure, con particolare riguardo alle persone vulnerabili, e all’influenza delle diverse legislazioni dei Länder.  

Come reazione al numero crescente di rifugiati, ma ancor più come riflesso al dibattito politico sul tema, il governo federale tedesco ha introdotto negli ultimi anni un gran numero di modifiche alla legge sull’asilo. Il pacchetto delle modifiche legislative, denominato ufficialmente “Seconda legge sull’agevolazione dell’espulsione obbligatoria” (Zweites Gesetz zur besseren Durchsetzung der Ausreisepflicht vom 15.08.2019), è noto tra gli addetti all’assistenza come “Hau-ab-Gesetzt”, cioé legge del “vattene via/sparisci”. Sono stati infatti decisi tagli ai sussidi e al diritto al ricongiungimento familiare e stabilite nuove regole per il soggiorno, l’accesso alla formazione e al lavoro. Una parte delle nuove misure comprende procedure di asilo accelerate, volte a garantire che determinati gruppi di richiedenti asilo possano prolungare la permanenza nei campi di prima accoglienza ed essere espulsi o rimpatriati rapidamente con riferimento, in particolare, ai rifugiati provenienti dai cosiddetti “paesi di origine sicuri” (sichere Herkunftsstaaten). Ai sensi della legge tedesca si presume che essi non abbiano rilevanti motivi di fuga. La definizione di “stato sicuro” non tiene sempre conto dell’effettivo rispetto dei diritti umani nel paese considerato.

Richieste d’asilo: i dati ufficiali

Nelle statistiche ufficiali della Germania, l’Ufficio Federale per la Migrazione e i Rifugiati (Bundesamt für Migration und Flüchtlinge – BAMF), riporta 190.816 domande complessive di asilo per l’anno 2021, di cui 148.233 effettuate per la prima volta, gli uomini sono il 59,1%. 3.249 sono stati i minori non accompagnati, anche qui la maggioranza è di sesso maschile (87,3%). Il numero delle domande è pertanto ritornato al livello prepandemico del 2019, segnando un piccolo aumento del 4%. Il numero effettivo degli arrivi è stato però molto inferiore, perché una parte dei richiedenti viveva già in Germania. 25.879 (17,5%) domande riguardavano inoltre bambini di età inferiore a un anno di vita, nati in Germania. A questi dati si devono aggiungere le partenze volontarie e i rimpatri, i trasferimenti forzati e le espulsioni. Il trend di riduzione del numero dei procedimenti pendenti presso l’Ufficio Federale, iniziato nel 2017, è proseguito fino al 2020, mentre nel 2021 si è avuto un incremento di oltre il 50% rispetto all’anno precedente, nonostante l’aumento delle risorse e il rafforzamento degli uffici competenti. Alla fine del 2021 erano pendenti complessivamente 108.064 procedimenti. Al mancato accoglimento delle richieste fanno seguito ricorsi giudiziari che durano in media da uno a tre anni (22 mesi nel gennaio-maggio del 2020 secondo ProAsyl). 

Procedure e tasso di protezione

I presupposti per l’ammissione delle persone politicamente perseguitate e in cerca di protezione sono disciplinati dall’articolo 16a della Costituzione Tedesca (Grundgesetz – GG), dalla legge sull’asilo (Asylgesetz – AsylG) e dall’articolo 60 della Legge sul permesso di soggiorno (Aufenthaltgesetz AufenthG). Il tasso di protezione ufficiale è rimasto costante, passando dal 38% nel 2019 al 43% nel 2020 e al 39,9% nel 2021. L’ente competente per le procedure e le decisioni sulle domande d’asilo è l’Ufficio Federale della Migrazione e dei Rifugiati (BAMF). Regole e permessi di soggiorno durante e dopo la conclusione dei procedimenti sono invece di competenza delle autorità per l’immigrazione dei diversi stati federali (Länder). Molte associazioni e osservatori indipendenti lamentano carenze di qualità nelle valutazioni dell’Ufficio Federale. A fine maggio 2020 ad esempio, secondo l’associazione “Pro Asyl”, circa il 30% di tutte le decisioni era stato poi corretto dai tribunali, percentuale in aumento rispetto al 2019.  A seconda del loro status giuridico, se richiedenti asilo, in attesa di espulsione o di rimpatrio oppure se beneficiari della cosiddetta protezione sussidiaria, i rifugiati ricevono servizi e sussidi diversi. La legge, la cosiddetta “AsylbLG”, non prevede standard a livello nazionale e varia considerevolmente, a seconda degli stati federali (Länder), e perfino da comune a comune. Ciò può significare ricevere pacchi alimentari invece di contanti, solo cure mediche di emergenza anziché assistenza sanitaria regolare, o dover vivere permanentemente in alloggi collettivi, spesso in stanze condivise senza privacy o in centri di detenzione, cosa che può rivelarsi essere un grave impedimento a una vita autodeterminata e dignitosa.

Identificazione dei soggetti “vulnerabili”.

Gran parte di coloro che cercano protezione in Germania provengono da zone di guerra e conflitti armati, talora sono stati vittime di violenze, torture e stupri. Secondo studi internazionali il tasso di prevalenza dei disturbi psichici tra i rifugiati è maggiore del 30 %. Si stima che nei minori sia ancora più elevato e a ciò non corrisponda un adeguato supporto assistenziale. I dati ufficiali mostrano che meno di un decimo di coloro che cercano protezione e che presentano sintomi di disagio psichico è stato sottoposto a un percorso diagnostico e che appena l’1% delle persone con diagnosi ha ricevuto un trattamento. Le ragioni sono molteplici. Da un lato, l’assistenza sanitaria, ai sensi della legge per i richiedenti asilo (§ 4 AsylbLG), nei primi 18 mesi del soggiorno è limitata al trattamento delle malattie acute. La portata dei servizi è inoltre variabile, a seconda della regione e del parere dei funzionari incaricati. Dall’altro la scarsa conoscenza del tedesco rimane l’ostacolo principale per l’accesso ai servizi. La mancanza di cure tempestive, oltre a costituire un fattore di rischio per la salute, può compromettere la stessa procedura d’asilo. Ad esempio, persone con disturbi correlati a gravi esperienze traumatiche possono avere enormi difficoltà nel riferirne durante un’udienza, il che può portare al rigetto stesso della domanda di asilo.  

Direttive europee e loro attuazione in Germania

Gli Stati europei lavorano dal 1999 alla creazione di un sistema europeo comune di asilo (CEAS) con lo scopo di garantire la certezza del diritto per coloro che chiedono protezione. Nella Direttiva sull’accoglienza dell’Unione Europea (2013/33/UE) vengono sanciti i diritti delle persone cosiddette “vulnerabili”. In questo gruppo sono inclusi minori non accompagnati, persone con disabilità, anziani, donne incinte, genitori single con figli minori, vittime della tratta di esseri umani, persone con gravi malattie fisiche, persone con disturbi mentali e persone cha hanno subito tortura, stupro o gravi forme di violenza psicologica, fisica o sessuale, come le vittime di mutilazioni genitali femminili (art. 21). I rifugiati LGBTIQ* non sono esplicitamente menzionati in questo elenco (non esaustivo), ma sono considerati tali secondo il governo federale e le ONG.  Le linee guida europee non sono state recepite direttamente nel diritto tedesco, ma ne sono state adottate singole norme. Per esempio, i richiedenti asilo con disabilità psichiche hanno diritto a un trattamento psicoterapeutico e al supporto psicosociale anche nei primi 18 mesi di soggiorno. Inoltre sono state introdotte alcune misure di garanzia nel corso della procedura, la cui attuazione, tuttavia, richiede che l’Ufficio Federale (BAMF) venga informato in tempo sulla “vulnerabilità” del richiedente. La procedura d’identificazione diagnostico-sanitaria assume, in questo contesto, un’enorme rilevanza. Essa è talora complessa e presuppone un alto livello di consapevolezza politico-istituzionale che molti rifugiati non posseggono, specialmente se “vulnerabili”, fuggiti da guerre e devastazioni. In assenza di norme unitarie, diverse sono anche le autorità coinvolte e le modalità per l’identificazione delle persone vulnerabili, si va da procedure strutturate con chiare responsabilità istituzionali demandate a organizzazioni indipendenti, come a Berlino e in Brandeburgo, fino alla completa assenza di riferimenti e linee guida specifiche. Un ruolo molto importante è svolto dai centri di counseling, dalle ONG e associazioni del privato-sociale, che offrono mediazione linguistica e culturale e servizi a bassa soglia d’accesso.

Per saperne di più:

Morlock D. Überblick. Fakten, Zahlen und Argumente. 

Freitas C., Kulesa A., Parusel B., Thränhardt D: (2021) Asylum Challenges, Debates and Reforms. How Germany, Poland, Portugal and Sweden have developed their asylum systems since 2015. Bertelsmann Stiftung. Gütersloh

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