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Come le narrazioni del futuro cambiano le intenzioni di fecondità

Sulla decisione di avere o non avere un figlio incide molto l’incertezza economica: tale incertezza, però, non è solo dovuta alla situazione economica attuale, o al percorso personale lavorativo passato, ma anche a come ci si immagina il futuro. Daniele Vignoli, Alessandra Minello, Giacomo Bazzani, Camilla Matera e Chiara Rapallini, mediante un approccio sperimentale, dimostrano che una narrazione positiva del futuro economico del paese favorisce le intenzioni di fecondità e, al contrario, una narrazione negativa scoraggia l’intenzione di avere un figlio.

Narrazioni del futuro e fecondità

La fecondità in Europa è in calo, nascono sempre meno figli. Sulla decisione di avere/non avere un figlio incide molto la condizione di incertezza: la recente pandemia ce lo ha mostrato chiaramente facendo diminuire le nascite in molti paesi. La letteratura ha anche ampiamente dimostrato gli effetti dell’incertezza economica sulla fecondità, specialmente durante la Grande Recessione. Chi ha un lavoro instabile, ad esempio, più difficilmente decide di avere un figlio rispetto a chi ha una posizione lavorativa stabile. L’incertezza, però, non è solo dovuta alla situazione economica attuale, o al percorso personale lavorativo passato, ma anche a come ci si immagina il futuro. Le “narrazioni del futuro” sono influenzate, oltre che dalla propria esperienza personale, anche dalle narrazioni trasmesse, ad esempio, dalle generazioni precedenti, dai propri pari o dai media. 

Lo ha dimostrato un recente studio, volto ad analizzare l’influenza delle narrazioni del futuro riguardanti la situazione economica sulle intenzioni di fecondità, attraverso un approccio sperimentale. Gli esperimenti in laboratorio si sono svolti a Firenze e Oslo tra giugno 2019 e l’inizio di febbraio 2020, vale a dire prima della pandemia COVID-19. I partecipanti sono stati 1674 (837 coppie); le donne avevano un’età compresa tra i 20 e i 40 anni. Metà delle donne incluse nel campione avevano figli, metà era senza figli. È stata anche assicurata una partecipazione equilibrata di donne senza lavoro, occupate in modo stabile e precarie. Questo ha permesso di rilevare l’impatto delle narrazioni del futuro nel contesto italiano e norvegese in base alle condizioni lavorative personali.

Un esperimento

 I partecipanti sono stati assegnati a tre gruppi in maniera casuale: a due gruppi sono stati presentati due scenari realizzati attraverso due articoli di giornale fittizi (ma realistici) in cui si proponevano due diverse narrazioni del futuro, una positiva e una negativa, mentre il terzo gruppo (di controllo) non ha letto nessun articolo. Le vignette descrivevano un potenziale scenario economico futuro. Gli scenari positivi e negativi si concentravano sugli stessi aspetti economici proiettati nei tre anni successivi: posti di lavoro disponibili per i giovani; stabilità delle carriere professionali e livelli di occupazione. L’esposizione allo scenario negativo descriveva un aumento dei contratti precari, specialmente tra i giovani, una crescita dei lavori a tempo parziale e un aumento della disoccupazione. L’articolo dello scenario positivo descriveva un’impennata dei contratti a tempo indeterminato, soprattutto tra i giovani, un aumento dei lavori a tempo pieno e una crescita dell’occupazione. Subito dopo aver letto l’articolo, è stato chiesto ai partecipanti di esprimere la loro intenzione di avere un figlio nei tre anni successivi. L’obiettivo dell’esperimento era valutare l’emergere di differenze a seconda dello scenario letto (positivo/negativo) confrontato con il gruppo di controllo. Le intenzioni di fecondità sono state misurate utilizzando una scala di risposta da 0 a 10 in cui al valore 0 corrisponde la risposta “decisamente no” e al 10 “decisamente sì”.

Dai risultati è emerso che le intenzioni di fecondità sono diverse tra i partecipanti esposti a scenari economici futuri rispetto al gruppo controllo (vedi figura 1). Il pattern è simile per l’Italia e la Norvegia, anche se con alcune differenze nella grandezza dell’effetto. La risposta media delle intenzioni di fecondità su scala 0-10 per il gruppo di controllo era 4,9 in Italia e 4,5 in Norvegia. La risposta media per i partecipanti che hanno letto lo scenario negativo era più bassa: 4,2 in Italia e 3,3 in Norvegia. Per quelli esposti allo scenario positivo, la risposta media era più alta: 6,9 in Italia e 5,2 in Norvegia. Questi primi risultati – e analisi statistiche più approfondite che tengono anche conto di potenziali fattori di confondimento (come età, presenza di figli, istruzione, lavoro) – confermano un effetto più forte dello scenario positivo in Italia e un effetto più forte dello scenario negativo in Norvegia.

È emerso poi, che la condizione economica oggettiva degli individui influenza la modalità secondo la quale una narrazione positiva o negativa del futuro economico del paese ha un effetto sulle intenzioni di fecondità. Per chi ha una condizione lavorativa precaria, un input positivo rispetto al futuro economico del paese ha maggior effetto nell’aumentare le intenzioni di fecondità. Per chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato, invece, un input negativo rispetto al futuro economico del Paese ha maggior effetto nel deprimere le intenzioni di fecondità. 

Nella stessa direzione vanno i risultati se confrontiamo i due paesi oggetto dello studio: per chi vive in un che cresce poco come l’Italia, un input positivo rispetto al futuro economico del paese ha effetti rilevanti  nell’aumentare le aspettative di fecondità, mentre, per chi vive in un paese con una crescita più sostenuta come la Norvegia, un input negativo rispetto al futuro economico del Paese ha effetti particolarmente scoraggianti sulle intenzioni di fecondità. 

Questo meccanismo, confermato sia che si confrontino i due paesi indagati, sia che si guardi ai diversi tipi di contratto suggerisce un “effetto distanza”: più un messaggio è lontano dalla propria realtà più è efficace nel modificare le intenzioni di fecondità.

Mass media e fecondità

Lo studio descritto, se visto in un senso più ampio, dimostra l’influenza che i mass media possono avere nel determinare le intenzioni delle coppie di avere dei figli. Una narrazione positiva del futuro economico del paese sembra favorire le intenzioni di fecondità, specialmente in un contesto economico (personale o generale) meno favorevole, così come, al contrario, una narrazione negativa può scoraggiare l’intenzione di avere un figlio, anche in una condizione economica (personale o generale) di oggettiva stabilità. Questi risultati enfatizzano il ruolo dei media nella narrazione del futuro, che sebbene non possa non raccontare la realtà, è in grado di influenzare le scelte familiari in base a come decide di raccontarla.

Per saperne di più

Vignoli, D., Minello, A., Bazzani, G., Matera C., Rapallini C. (2022) Narratives of the Future Affect Fertility: Evidence from a Laboratory Experiment. European Journal of Population, online first.

Lappegård, T., Kristensen, A. P., Dommermuth, L., Minello, A., Vignoli, D. (2022) The impact of narratives of the future on fertility intentions in Norway. Journal of Marriage and Family, 1– 18. 

Vignoli, D., Guetto, R., Bazzani, G., Pirani, E., Minello, A. (2020) A reflection on economic uncertainty and fertility in Europe: The Narrative Framework. Genus 76, 28. 

Vignoli, D., Bazzani, G., Guetto, R., Minello, A., Pirani, E. (2020) Uncertainty and Narratives of the Future. A Theoretical Framework for Contemporary Fertility. In: R. Schoen [a cura di] Analyzing Contemporary Fertility, pp. 1-20