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(In)Felicità al tempo del Covid-19

Che cosa è la felicità? Difficile darne una definizione e una misura, anche se in genere si assimila al benessere e si identifica con uno stato d’animo di piacere diffuso che ti fa sentire in pace con te stesso e con gli altri. Si può ragionare su questi fenomeni a livello individuale e a livello collettivo, fino a raggiungere una declinazione della felicità a livello di paese. Come ci racconta Silvana Salvini, è quello che viene fatto nel Rapporto sulla felicità mondiale1 a cura del team Gallup World Poll che si occupa del somministrare i questionari alla base delle indagini svolte in numerosi paesi del mondo.

Fonte

Il Nono rapporto sulla felicità mondiale quest’anno è stato diverso da tutti gli altri a causa del COVID-19. Il team Gallup World Poll ha affrontato sfide significative nella raccolta di risposte a causa della pandemia. Sebbene i rapporti sulla felicità mondiale si basino su un’ampia varietà di dati, la fonte più importante è sempre stata il Gallup World Poll, che è l’unico a mantenere la comparabilità della serie globale di indagini annuali. Bisogna sottolineare però che la comparabilità è solo formale: ossia a parità di domande nei questionari, non è assolutamente detto che i cittadini di paesi con culture del tutto diverse diano alle domande stesse un’identica interpretazione. L’attendibilità è maggiore nei paesi europei, perché gli aspetti soggettivi poggiano su culture relativamente omogenee.

Le valutazioni del Gallup World Poll forniscono la base per la classifica annuale della felicità che hanno sempre suscitato un interesse diffuso. Si può essere attratti dal desiderio di sapere come sta andando la propria nazione, ma ci si può anche interessare ai segreti della vita nei paesi più felici.

Alcuni dati

L’obiettivo del rapporto di quest’anno è duplice: in primo luogo lo studio degli effetti del COVID-19 sulla struttura e sulla qualità della vita delle persone, e in secondo luogo la descrizione e la valutazione di come hanno fatto i governi di tutto il mondo ad affrontare la pandemia. In particolare, il rapporto prova a spiegare perché alcuni paesi hanno avuto maggiore successo nel contrastare la malattia rispetto ad altri.

• L’effetto peggiore della pandemia è rappresentato dalle perdite umane: 2 milioni di morti per COVID-19 nel 2020. Un aumento di quasi il 4% nel numero annuo dei decessi nel mondo rappresenta un grave perdita di felicità o, meglio, implica un alto grado di infelicità e di dolore per i lutti nelle famiglie e fra gli amici.  

• Un’altra grave conseguenza è l’insicurezza economica, l’ansia, l’interruzione di ogni aspetto della vita sociale e, per molte persone, la perdita del lavoro, lo stress e i problemi di salute mentale e fisica. Si è registrato un aumento di circa il 10% nel numero di persone che hanno dichiarato di essere state preoccupate o tristi il giorno precedente all’indagine.  

• La fiducia nelle istituzioni e la possibilità di contare sugli altri sono importanti supporti alla qualità della vita, in particolare di fronte alle crisi.

• Molte differenze internazionali si trovano nei tassi di mortalità per COVID-19, sostanzialmente più alti nelle Americhe e in Europa, meno in Asia (fatta eccezione per l’India), Australia e Africa. Queste differenze sono dovute per circa la metà alle differenze nella struttura per età delle popolazioni (il COVID-19 è molto più letale per gli anziani), per il resto nelle organizzazioni amministrative e politiche dei singoli stati.

• La salute mentale è stata una delle vittime della pandemia e dei conseguenti lockdown. Quando la pandemia ha colpito, c’è stata un grande declino immediato della salute mentale in molti paesi. Le stime variano a seconda della misura utilizzata e del paese in questione, ma i risultati sono notevolmente simili. Nel Regno Unito, nel maggio 2020, una misura generale della salute mentale era del 7,7% inferiore in assenza della pandemia e il numero di problemi di salute mentale segnalati era elevato. Il declino precoce della salute mentale è stato più alto nei gruppi che avevano già problemi di questa natura – più spesso le donne, i giovani e le persone più povere, in condizioni di disagio sociale. Sono così aumentate le disuguaglianze esistenti nel benessere mentale. Allo stesso tempo, i bisogni di assistenza sanitaria mentale sono aumentati, e i servizi a riguardo non sono stati in grado di affrontare l’emergenza. Questo è un problema serio in particolare per le età adolescenziali se consideriamo che la pandemia rischia di lasciare un duraturo impatto sulle nuove generazioni.

• Uno degli elementi principali della politica riguardo al COVID-19 è stato l’allontanamento fisico e l’autoisolamento, ponendo una sfida significativa per le connessioni sociali, vitali per la felicità degli individui. Le persone la cui sensazione di socializzazione è diminuita hanno visto diminuire anche il loro sentimento di felicità, così come le persone il cui senso di solitudine è aumentato e il cui sostegno sociale si è ridotto, sebbene un aiuto notevole sia derivato dalla connessione digitale che è divenuta vitale in periodi di distacco da parenti e amici.

La misura della felicità

La misurazione della felicità del Rapporto si basa su tre indicatori principali: valutazioni della vita, emozioni positive ed emozioni negative (effetto positivo e negativo). Le classifiche di felicità sono basato su valutazioni della vita, come la più stabile misura della qualità della vita. Nel World Happiness Report 2021, viene data maggiore attenzione a specifiche emozioni quotidiane per monitorare meglio come il COVID-19 abbia alterato diversi aspetti della vita.  

Nel questionario Gallup si chiede agli intervistati di valutare la loro vita attuale nel suo insieme usando l’immagine di una scala, con la migliore vita possibile valutata 10 e la peggiore possibile valutata 0. Per quanto riguarda le emozioni positive viene chiesto all’intervistato se il giorno prima ha sorriso o riso molto e se ha sperimentato momenti di divertimento. Per ciascuna di queste due domande, se una persona dice di no, la sua risposta è codificata come 0; se una persona dice di sì, la sua risposta è codificato come 1. Viene poi calcolata la media delle risposte per ogni persona, con valori compreso tra 0 e 1. Le emozioni negative sono misurate chiedendo agli intervistati se hanno sperimentato preoccupazione, tristezza e rabbia durante gran parte del giorno prima. Per ogni paese sono circa 1.000 le risposte raccolte ogni anno. Le medie pesate vengono utilizzate per costruire l’appartenenza alla media della popolazione nazionale per ciascun anno.

Quest’anno, al fine di concentrarsi sugli effetti di COVID-19, si confrontano le valutazioni della vita e le emozioni nel 2020 con le medie per il 2017-2019. Nella graduatoria per i primi 25 paesi (il 25° rango è occupato dall’Italia) si notano le differenze fra Nord e Sud Europa, con i paesi scandinavi che spiccano ai primi posti. Finlandia, Islanda, Danimarca sono ai primi 3 posti seguiti dalla Svizzera, ma ancora dai Paesi Bassi e dalla Svezia (Figura 1). Tuttavia, come abbiamo sottolineato in precedenza, non tutti i paesi dalle culture diverse danno un’identica interpretazione alle domande del questionario e di conseguenza risposte comparabili. Ecco perché, ad esempio, ci meraviglia un po’ il posto dell’Arabia Saudita migliore rispetto all’Italia, conoscendo la realtà sociale dei due paesi. Molto probabilmente nella maggior parte dei paesi meno sviluppati socialmente e statisticamente i casi positivi e i decessi sono sottostimati. Un recentissimo articolo pubblicato dall’Economist, attraverso un nuovo modello quantifica la sottostima delle morti per Covid in queste realtà, e i risultati fanno propendere per grosse differenze fra dati pubblicati e dati stimati, tali da rendere fuorvianti le comparazioni tra paesi (le morti totali sarebbero tra 7,1 e 12,7 milioni fino a tutto aprile, contro meno di 3 milioni di quelle contabilizzate ufficialmente (Economist, 15-21 Maggio, pp. 17-21 ). Confrontando la classifica del 2020, la correlazione fra ranghi è 0,92. Confrontando la classifica del 2017-2019 con quella basata sui dati 2018-2020, per i 95 paesi con dati per il 2020, la correlazione è 0,99. Questo mostra che il COVID-19 ha portato solo modeste modifiche alla classifica generale, riflettendo una resilienza ampiamente condivisa di fronte ad esso.

Molti studi sugli effetti di COVID-19 hanno sottolineato l’importanza della fiducia nelle istituzioni e nei concittadini come supporto per le risposte di successo alla pandemia. La fiducia ha dimostrato di essere il fattore chiave di collegamento fra felicità e COVID-19 (figura 2). Di tutti i fattori che condizionano la felicità, solo la fiducia ha giocato un ruolo forte nell’aiutare i paesi a trovare e implementare strategie di successo anti-COVID-19. Le società con maggiore fiducia nelle istituzioni pubbliche e maggiore parità di reddito si sono dimostrate più efficaci nella lotta contro il COVID-19, misurato da tassi di mortalità più bassi. I tassi di mortalità differivano, come previsto, secondo la struttura per età della popolazione e il territorio, essendo inferiore nelle popolazioni giovani e sulle isole e per i paesi meno esposti alle prime infezioni. La strategia di maggior successo ha dimostrato di essere quella di guidare la trasmissione della comunità verso gli zero casi e mantenere questa situazione. Paesi che lo hanno fatto hanno salvato delle vite e realizzato società ed economie più aperte alla fine del 2020. Questo probabilmente aiuta ad essere società più felici nel 2021 e nel futuro. Paesi con esperienza dall’epidemia di SARS sembravano aver assorbito le lezioni precedenti, come hanno fatto paesi con leader donne. Paesi con una minore disparità di reddito hanno evidenziato minori tassi di mortalità da COVID-19. Questo è dovuto in parte a un’elevata fiducia sociale che tende a procedere assieme ad una minore disparità di reddito. I paesi economicamente svantaggiati hanno affrontato maggiori probabilità di incidenza e letalità della malattia. Quei paesi con tassi di mortalità inferiori avevano presentano anche maggiori guadagni nei tassi di crescita del PIL nel 2020 (r = -. 36).

Concludendo.

Il Nord Europa è più felice? Pare di sì, se diamo retta al sondaggio Gallup. Gli stati scandinavi sono ai primi posti della graduatoria sia prima che durante la pandemia, essendone meno toccati anche dal punto di vista psicologico, mentre i paesi del Sud Europa (Italia, Spagna, Croazia) hanno un rango peggiore e la loro “felicità media” è diminuita con il Covid. Gli stereotipi direbbero il contrario. Sole e risate al sud e buio per lunghi inverni al nord che portano a sintomi depressivi. Sono da negare gli stereotipi dell’immaginario collettivo? E come su tutto questo incide la qualità dei dati soggettivi alla base delle considerazioni derivanti dal sondaggio Gallup?


1 WHR World Happiness Report 2021, a cura di John F. Helliwell, Richard Layard, Jeffrey D. Sachs, Jan-Emmanuel De Neve, Lara B. Aknin, and Shun Wang