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È in arrivo l’assegno unico universale. Cosa cambia per le famiglie italiane?

L’Assegno unico e universale per i figli è ormai in dirittura di arrivo, grazie anche al finanziamento della Legge di Bilancio 2021. Una simulazione ragionata propone gli importi spettanti alle diverse categorie di famiglie e di figli a carico, e definisce le categorie (lavoratori autonomi e disoccupati) che più potranno giovarsi di questa misura.

I dati Istat confermano che la depressione delle nascite continua (meno di 400 mila nati nel 2020) e che la pandemia contribuisce ad accentuarla. Le famiglie si trovano a sommare fragilità pregresse con l’incertezza della crisi sanitaria e della sua durata. Il Family Act (come già sottolineato qui)1 costituisce un’importante novità per le politiche familiari nel nostro paese. Il primo atto è l’assegno unico e universale per i figli (AUUF), evoluzione di una proposta lasciata per anni nei cassetti del Senato. Il disegno di legge che contiene tale misura (che ha come primi firmatari Delrio e Lepri) dopo aver ottenuto l’approvazione unanime alla Camera (il 21 luglio 2020) è rimasto di nuovo fermo per vari mesi al Senato. L’iter si è di nuovo sbloccato il 10 marzo 2021 con l’approvazione da parte della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale e il 30 marzo è finalmente arrivato il via libera definitivo dal Senato.

Mancano ora i decreti delegati, un ulteriore passaggio nelle Commissioni parlamentari e i decreti esecutivi del Governo. I tempi sono stretti ma è ancora possibile che, come previsto dalla Legge di Bilancio, il primo luglio l’AUUF diventi una realtà, con l’Italia allineata a paesi come la Germania, il Regno Unito e il Canada nel disporre di un importante strumento di sostegno alla natalità e al reddito delle famiglie con figli.

Quello che sappiamo sull’assegno

Ripercorriamo brevemente le caratteristiche dell’AUUF. È “universale” perché si rivolge a tutti i figli, pur prevedendo una maggiorazione in funzione delle condizioni economiche. Prevede, inoltre, un incremento per i figli di ordine superiore al secondo e in presenza di disabilità (dell’ordine del 30-50%). Sarà erogato mensilmente per ogni figlio a carico, dal settimo mese di gravidanza al 21mo anno di età. È “unico” perché, con l’intenzione di non diminuire per nessuno l’importo attualmente erogato, va ad assorbire e razionalizzare gli strumenti esistenti. I principali sono gli assegni familiari, vari bonus bebè, le detrazioni e l’assegno per le famiglie povere con tre o più figli, misure che però non coprono categorie particolarmente bisognose, come i disoccupati, e producono inaccettabili sperequazioni fra i lavoratori, in particolare a danno dei lavoratori autonomi, che non hanno accesso agli assegni familiari.

L’AUUF ha, in ogni caso, l’importante vantaggio di non modificarsi secondo la condizione di lavoro dei genitori. Oggi un lavoratore dipendente, se perde il lavoro, perde anche gli assegni familiari: con l’assegno unico questo non accadrà più, e una coppia sarà certa di ricevere un contributo mensile fino a quando il figlio sarà a suo carico.

Ragionevoli appaiono anche i requisiti di residenza e cittadinanza: gli stranieri per ricevere l’assegno dovranno essere residenti continuativamente in Italia da almeno due anni, essere titolari di permesso di soggiorno e pagare le tasse in Italia. Con queste limitazioni si eviterà il cosiddetto welfare shopping, ossia il trasferimento in Italia delle coppie straniere con figli per incassare immediatamente l’assegno. Si sono però evitate limitazioni irragionevoli, come i dieci anni di residenza continuativa necessari per accedere al reddito di cittadinanza.

Quello che ancora non sappiamo (ma possiamo simulare)

Nei decreti delegati, il Governo dovrà fissare l’importo dell’assegno, modulandolo secondo i diversi valori dell’ISEE (l’indicatore della situazione economica equivalente) e fissando la quota aggiuntiva per i figli di ordine superiore al secondo e per quelli con disabilità. La legge di Bilancio del 2021 ha stanziato sei miliardi come cifra aggiuntiva rispetto ai quattordici attualmente spesi per il sostegno ai figli a carico. Un gruppo di lavoro, promosso da AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione), FEG (Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali) e Alleanza per l’Infanzia, ha prodotto alcune simulazioni, per comprendere su quanto potranno contare le famiglie con figli quando l’assegno unico sarà a regime.

Queste simulazioni – seguendo lo spirito e la lettera della legge delega – introducono un moderato grado di selettività secondo l’ISEE. Applicando questi criteri, e fissando a venti miliardi la cifra totale annualmente impiegata, l’assegno è di 161 euro a figlio per i nuclei con ISEE inferiore a 30 mila euro (5,6 milioni di nuclei con figli minori, il 73% del totale), a 67 euro a figlio per i nuclei con ISEE superiore a 52 mila euro (1,3 milioni di nuclei con minori), con valori intermedi per il resto delle famiglie. L’assegno verrebbe maggiorato, fino a sfiorare i 200 euro mensili, per i figli di ordine 3+ di famiglie con ISEE inferiore a 30mila e per i figli a carico con disabilità di ogni età.

Nelle simulazioni è, inoltre, inclusa una clausola di salvaguardia che richiede l’impegno di 800 milioni per evitare che un gruppo di famiglie riceva di meno rispetto ad oggi (è soprattutto il caso di lavoratori dipendenti con reddito modesto, che ricevano gli assegni familiari pieni, le detrazioni fiscali e – se con ISEE molto basso – l’assegno per le famiglie povere con tre o più figli).

L’importanza di rendere l’AUUF l’avvio di un processo

L’assegno unico e universale è senza dubbio una novità importante per le politiche familiari, ma non è la bacchetta magica che risolleverà la demografia italiana. Può dare un contributo se verrà percepito come aiuto concreto da una parte ampia delle famiglie, aiuterà a ridurre la condizione di incertezza in cui si trovano, potrà agire in modo integrato con le altre misure previste nel Family Act.

Rispetto al primo punto, una volta predisposto lo strumento, è auspicabile che l’AUUF possa contare su più risorse rispetto a quelle annunciate, in modo da poter fare la differenza per le classi sociali medie e basse. In Italia, infatti, siamo al momento su livelli sensibilmente meno generosi rispetto alla Germania, l’esempio più interessante di paese che ha risollevato le nascite reimpostando e rafforzando l’insieme delle politiche familiari. Il presidente Draghi, in conferenza stampa, ha recentemente parlato di un assegno da 250 euro a figlio (che sarebbe di poco superiore al Kindergeld tedesco), erogato dal primo luglio 2021. Per arrivare a questa somma, sarebbe però necessario aumentare in modo sensibile (almeno quattro miliardi annui a regime) lo stanziamento attualmente in legge di Bilancio.

Riguardo al secondo punto, l’ideale sarebbe stato rafforzare in modo strutturale gli aiuti alle famiglie durante la pandemia, non solo come difesa alle difficoltà del presente. I tempi sono stretti, ma l’auspicio è che non si rinvii di nuovo l’avvio dell’assegno, andando oltre la data prevista (luglio 2021).

Infine, serve un solido monitoraggio, in modo che l’AUUF sia inteso come punto di partenza di un processo, integrato con altri, da migliorare e rafforzare nel tempo.

Note

Alessandro Rosina – Neodemos, 06/2020 – Family Act e piano Colao: le politiche familiari per la rinascita del paese