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Lauree diseguali

Alma Laurea

L’indagine Alma Laurea sulla condizione dei laureati è stata analizzata da Gianpiero Dalla Zuanna e Carlo Paolin, con riferimento agli Atenei di Padova e di Venezia. A un anno dalla laurea, emergono situazioni molto diverse a seconda dei percorsi di laurea, con molte conferme ma anche non scontati risultati: le maggiori soddisfazioni le hanno gli ingegneri e gli informatici, ma anche infermieri e maestri per l’infanzia se la cavano bene.

Il mis-match fra offerta e domanda di lavoro in Italia è molto accentuato, e genera fenomeni apparentemente paradossali, come la presenza contemporanea di forti flussi immigratori ed emigratori, di alti tassi di disoccupazione e di imprese che dichiarano di non riuscire a trovare i profili richiesti.

Per valutare il mis-match, può essere utile guardare agli esiti occupazionali dei laureati. È quanto facciamo in questo articolo, esaminando la condizione lavorativa un anno dopo la laurea degli studenti laureatisi nel 2017 alle università di Padova e Venezia che non hanno proseguito gli studi. In tabella 1 riportiamo alcuni dati sintetici, mentre di seguito commentiamo quelli riferiti a singoli classi di laurea.

Un anno dopo la laurea: le maggiori soddisfazioni dalle scienze della salute

I corsi di studio che garantiscono migliori performance lavorative sono quelli legati all’informatica, all’ingegneria, alla salute e all’economia, con l’aggiunta della fisica e delle scienze dei servizi giuridici – i consulenti del lavoro – (per i laureati triennali), della statistica e della matematica (per i laureati magistrali). Ottimo il risultato anche per i laureati in scienze delle pubbliche amministrazioni, che però spesso sono studenti-lavoratori con posto fisso, che frequentano questo corso alla ricerca di una progressione di carriera (lo stesso accade per i laureati magistrali in professioni sanitarie). Queste classi di laurea occupano i primi 15 posti (su 37) nelle lauree triennali, e i primi 25 (su 80) nelle lauree magistrali nel nostro indice sintetico del lavoro, che tiene conto del tasso di disoccupazione, del tempo impiegato per la ricerca di lavoro, della proporzione di lavoratori a tempo indeterminato, del numero di ore lavorate, della retribuzione oraria e dell’efficacia della laurea nel lavoro svolto. Da segnalare la posizione del folto gruppo dei 392 laureati triennali in infermieristica e ostetricia che non hanno proseguito gli studi. Un anno dopo la laurea, sono 354 gli infermieri e gli ostetrici che lavorano, il 27% a tempo indeterminato, per una media di 36 ore settimanali e con una retribuzione mensile netta di 1.380 euro (9 euro l’ora). Mediamente, hanno trovato lavoro 2,3 mesi dopo la laurea, e il 95% afferma che la laurea è efficace per la professione che stanno svolgendo. Giovani infermieri e ostetrici vantano un tasso di disoccupazione di appena il 7%.

Alta disoccupazione e stipendi da fame: non solo nelle scienze umane

Sul versante opposto troviamo le classi di laurea umanistiche, quelle dell’ambito psicologico e delle scienze sociali, ma anche qualche classe di laurea in scienze naturali, come le magistrali di biologia e di scienze della natura. Particolarmente critica è la situazione di alcuni corsi di laurea molto numerosi. Ad esempio, nel 2018, un anno dopo la laurea, hanno risposto al questionario Alma Laurea 632 laureati di psicologia (più del 10% dei laureati magistrali che hanno risposto al questionario, fra Padova e Venezia). Solo 248 di questi hanno dichiarato di lavorare, il 17% dei quali a tempo indeterminato, per un tempo medio settimanale di appena 24 ore, con 775 euro di guadagno mensile netto (7,6 euro l’ora). Solo il 62% di questi lavoratori ha affermato che la laurea è efficace per il lavoro che sta svolgendo. Hanno trovato lavoro 5,4 mesi dopo la laurea, e il loro tasso di disoccupazione è del 37%, molto superiore rispetto al già alto 20% della media dei laureati magistrali degli atenei veneziani e patavino.

In mezzo a queste enormi differenze, troviamo situazioni variegate, alcune delle quali scandalose. Ad esempio, i 15 laureati in scienze dello spettacolo e produzione multimediale allo IUAV che un anno dopo la laurea lavorano, sono mediamente impegnati per 43 ore la settimana, per il 100% affermano che la laurea è efficace o molto efficace per il lavoro svolto, ma guadagnano appena 1.042 euro (5,7 euro netti all’ora…). Forse compensi così bassi sono possibili ricordando la dura legge della domanda e dell’offerta: il 40% dei laureati di questa classe, a un anno dalla laurea, è ancora disoccupato. Una situazione simile è vissuta anche dai laureati magistrali padovani in teorie della comunicazione: alta disoccupazione, lunghi orari di lavoro e bassi compensi per chi lavora, peraltro in campi pertinenti agli studi svolti.

Meglio le maestre dei giuristi

Molti dei laureati a ciclo unico sono impegnati – un anno dopo la laurea – in tirocini e specializzazioni, non considerate da Alma Laurea come attività lavorative. Fra quanti lavorano, molto diversa è la situazione dei due gruppi numericamente più consistenti, i medici e i giuristi. I primi godono dei compensi più elevati di tutte le classi qui considerate: 29 ore settimanali, 1.931 euro mensili per 15,5 euro l’ora; i secondi lavorano di più (32 ore alla settimana), ma guadagnano la metà, ossia 989 euro mensili per 7.1 euro l’ora. Anche queste differenze possono essere in parte spiegate con la legge della domanda e dell’offerta: il tasso di disoccupazione è solo dell’11% fra i medici, mentre schizza al 30% fra i giuristi. Da sottolineare anche l’ottima performance dei laureati in scienze della formazione primaria (i corsi di laurea a ciclo unico che formano i futuri maestri elementari e delle scuole per l’infanzia): disoccupazione bassissima, basso tempo d’attesa per trovare lavoro, paga oraria relativamente alta (più degli informatici e degli ingegneri con laurea magistrale) per un lavoro da tutte – sono quasi tutte donne – ritenuto pertinente rispetto agli studi. Questo risultato mostra che l’equazione studi umanistici = disoccupazione / sottoccupazione / occupazione non pertinente agli studi non è scontata. Anche le altre classi di laurea di scienze dell’educazione (triennali e magistrali) garantiscono buone performance lavorative, quasi sempre superiori rispetto delle altre classi di laurea umanistiche e migliori rispetto a molte lauree delle classi delle scienze naturali.

Prima di iscrivervi all’università, leggete questo articolo!

Questi dati confermano la grande variabilità delle performance lavorative fra i diversi corsi di laurea, dando forza ad alcuni luoghi comuni, ma sfatando anche qualche mito. È bene che i giovani che si trovano oggi a dover scegliere il loro futuro accademico lo facciano tenendo conto (anche) di questi dati sulle reali esperienze lavorative dei loro fratelli maggiori.

 

I dati considerati in questo articolo riguardano i laureati del 2017 nelle università di Padova, Venezia Ca’ Foscari e Venezia IUAV (7.772 laureati triennali, di cui 3.140 non iscritti a una laurea magistrale, 4.683 magistrali e 1.003 a ciclo unico), che hanno risposto all’intervista di Alma Laurea un anno dopo la laurea. La proporzione di rispondenti è sufficientemente alta (79%) per affermare che questi dati ben rappresentano l’intera popolazione.

Per ogni gruppo di corsi di laurea abbiamo costruito l’indice sintetico del lavoro, come media semplice di sei indicatori, tutti relativi alla condizione lavorativa a un anno dalla laurea (fra parentesi il loro valore teorico massimo e minimo): tasso di disoccupazione secondo la definizione Istat, ossia il rapporto fra chi cerca lavoro e la somma fra chi lavora e chi cerca lavoro (0-100%), tempo di attesa fra laurea e inizio del primo lavoro non episodico (0-12 mesi), % di lavoratori a tempo indeterminato (0-100%), numero di ore lavorative settimanali (10-50 ore), retribuzione oraria netta (3-20 euro), % che ritiene efficace la laurea nel lavoro (0-100%). Ognuno di questi sei indicatori è stato rielaborato in modo da valere 100 in caso di valore massimo, cioè di condizione lavorativa ottimale, 0 in caso di valore minimo. Quindi, l’indice del lavoro varrebbe 100 per una classe per cui – un anno dopo la laurea – non ci sono disoccupati, il primo lavoro non episodico è iniziato subito dopo la laurea, tutti lavorano a tempo indeterminato, tutti lavorano 50 ore settimanali per una retribuzione di 20 euro l’ora e tutti i lavoratori intervistati considerano quanto studiato in università efficace per il lavoro.

Per saperne di più

link tabella 1 www.almalaurea.it