Dal giugno 2016 è in vigore la legge che ha introdotto nel nostro ordinamento l’istituto delle unioni civili con il riconoscimento giuridico della coppia formata da persone dello stesso sesso. Giulia M. Dotti Sani attraverso i dati della European Social Survey del 2017 racconta cosa pensano gli italiani dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, portando la riflessione anche sul tema delle adozioni.
Unioni LGBT in Italia e all’estero
Stando all’ultimo rapporto della ILGA (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, 2018), l’Italia si trova in fondo alla classica dei paesi dell’Unione Europea per i diritti delle persone LGBT, collocandosi al ventitreesimo posto su ventotto.. Nel 2016 è stata approvata la Legge Cirinnà (Legge n. 76/2016), che consente alle coppie dello stesso sesso di unirsi civilmente e riconosce alcuni, ma non tutti, i diritti e doveri delle coppie unite in matrimonio. Quest’ultimo, infatti, in Italia rimane riservato alle coppie eterosessuali, mentre in 16 paesi dell’Unione Europea le persone dello stesso sesso possono sposarsi In alcuni di questi paesi si tratta ormai di una conquista assodata e lontana nel tempo: nei Paesi Bassi, ad esempio, il matrimonio tra due persone dello stesso sesso è stato introdotto nel 2000, in Belgio nel 2003 e in Spagna nel 2005. L’Austria è il paese europeo che più di recente ha parificato il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso e di sesso opposto (2019), non molto tempo dopo la Germania e la Finlandia (2017).
Tra l’unione civile e il matrimonio permangono importanti differenze, sia sostanziali che simboliche. In particolar modo, nelle unioni civili viene a mancare un aspetto fondamentale della formazione famigliare: il diritto all’adozione che è riconosciuto invece alle persone sposate.
Ma, al di là delle prese di posizione delle diverse forze politiche, cosa pensano le cittadine e i cittadini italiani del matrimonio tra persone dello stesso sesso? I dati dell’ottava rilevazione della European Social Survey per l’Italia raccolti nel 2017, forniscono indicazioni su questo tema. E’ stato, infatti chiesto a un campione della popolazione italiana di indicare quanto fosse d’accordo o in disaccordo con l’affermazione “Le coppie gay e lesbiche dovrebbero avere diritto a sposarsi”
Risultati
Il campione, composto da 2507 individui tra i 15 e i 96 anni, si è dichiarato in oltre la metà dei casi favorevole al matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Il 12% infatti è molto d’accordo e il 39% d’accordo con l’affermazione. Il 22% non è né d’accordo né in disaccordo e solo il 14% e il 12% si è dichiarato rispettivamente in disaccordo o molto in disaccordo. Studi internazionali su opinioni e atteggiamenti verso l’omosessualità mostrano come alcune caratteristiche individuali siano associate a sentimenti più o meno positivi verso le persone LGBT (Van den Akker, Van der Ploeg, & Scheepers, 2013). Anche nel campione italiano si riscontrano alcune importanti differenze nella distribuzione dell’approvazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
I soggetti più giovani sono considerevolmente più a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso di quelli più anziani (Figura 1). Si evidenzia inoltre un sostanziale divario di genere: le donne sono mediamente più d’accordo con il matrimonio tra persone dello stesso sesso rispetto agli uomini. Il divario è particolarmente evidente tra coloro che si dichiarano molto d’accordo fino ai 45 anni, ma diminuisce considerevolmente con l’età fino a sparire tra i più anziani.
Le persone più istruite sono mediamente più d’accordo con il matrimonio tra persone dello stesso sesso e le donne esprimono pareri più favorevoli degli uomini (Figura 2). In questo caso, tuttavia, il divario di genere è nettamente inferiore e non statisticamente significativo.
Le ricerche internazionali hanno anche dimostrato che la religiosità discrimina fortemente in termini di atteggiamenti verso le persone LGBT (Jäckle & Wenzelburger, 2015). In questo senso l’Italia non fa eccezione. Lle persone che dichiarano di non andare mai in chiesa sono più favorevoli ai matrimoni tra persone dello stesso sesso rispetto ai frequentatori più assidui (Figura 3). È interessante notare come anche tra coloro che frequentano maggiormente la chiesa ci sia una percentuale non indifferente che è d’accordo con l’affermazione, soprattutto tra le donne. Non si mettonoinvece in luce differenze di atteggaimento sostanziali tra le diverse ripartizione geografiche.
Unioni sì, adozioni no
Se il matrimonio raccoglie il favore di ampia parte del campione, lo stesso non si può dire dell’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. Infatti, in risposta alla domanda “Le coppie gay e lesbiche dovrebbero avere lo stesso diritto di adottare un figlio delle coppie eterosessuali” il 25% del campione si è dichiarato in disaccordo e il 32% molto in disaccordo. Emerge quindi un atteggiamento di grande cautela quando si tratta del coinvolgimento di minori. Se da una parte ampia parte del campione è aperta all’idea del matrimonio tra persone dello stesso sesso, dall’altra una quota ancora più ampia non ritiene che questo tipo di unione possa/debba avere gli stessi diritti di quella tra persone di sesso differente.
Bibliografia
Van den Akker, H., Van der Ploeg, R. & Scheepers, P. (2013). Disapproval of homosexuality: Comparative research on individual and national determinants of disapproval of homosexuality in 20 European countries. International Journal of Public Opinion Research, 25(1), 64–86.
Jäckle, S. & Wenzelburger, G. (2015). Religion, religiosity, and the attitudes toward homosexuality—A multilevel analysis of 79 countries. Journal of Homosexuality, 62(2), 207–241.