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Gli uomini sono più numerosi delle donne fino ad età sempre più avanzate

Gli uomini sono più numerosi

Il rapporto numerico tra maschi e femmine in una popolazione dipende dalla biologia, dalla mortalità, dalle migrazioni e dalla struttura per età. In eccesso i maschi all’inizio della vita, in eccesso le donne alla fine. L’età alla quale si arrivava ad un transitorio pareggio, che a metà del secolo scorso era di circa 25 anni, si avvicina oggi a 40. Franco Bonarini ce ne spiega le ragioni.

Il rapporto tra il numero totale dei maschi e quello delle femmine (moltiplicato per cento) in Italia è diminuito nel corso del tempo, da 104 nei censimenti a ridosso dell’Unita a 96 all’inizio del Novecento fino a 94 nell’ultimo censimento del 2011. Attualmente, nel complesso della popolazione italiana le donne sono più numerose degli uomini, come è nei paesi più sviluppati ed in tutti i paesi europei, tranne due (Norvegia ed Islanda).Oscilla da 89 nei paesi dell’Est a 97 in quelli del Nord. Invece nei paesi meno sviluppati è superiore a 103, per la presenza di una popolazione più giovane e per il ricorso, in alcuni di questi, alla selezione dei sessi alla nascita e a comportamenti selettivi a sfavore delle donne.

La parità (demografica) tra sessi si raggiunge ad età più elevate

Tuttavia, con riferimento all’Italia, se nel complesso della popolazione le donne sono numericamente superiori agli uomini e lo squilibrio è andato aumentando nel corso del tempo, tale superiorità si restringe sempre più verso età più avanzate. Dato il basso livello attuale della mortalità fino alle età adulte, la prevalenza di maschi registrata alla nascita (105-106 maschi per cento femmine) sostanzialmente non viene erosa dalla mortalità differenziale per sesso (favorevole alle donne) man mano che cresce l’età. A metà degli anni Cinquanta del secolo scorso la prevalenza di maschi finiva prima di 25 anni, mentre attualmente ( nel 2015) si protrae fino a quasi 40 anni. L’età nella quale si realizza la parità numerica dei sessi era inferiore a 15 anni all’inizio del Novecento è salita a 23 anni a metà del secolo e ha superato 38 anni nel 2015.

Le cause di questa evoluzione sono da ricercarsi, oltre che nelle caratteristiche della mortalità, nelle migrazioni e marginalmente nella dinamica temporale del rapporto dei sessi alla nascita.

Perché muta il rapporto tra sessi

Il rapporto dei sessi alla nascita è cresciuto dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso mediamente di mezzo punto, raggiungendo il valore di 106. Evidentemente, a parte l’interesse in sé di questo risultato, il modesto aumento realizzato ha conseguenze limitate nei valori del rapporto alle età successive, ma è comunque un contributo positivo. Né al momento ha conseguenze apprezzabili il ricorso a pratiche selettive alla nascita da parte di alcune comunità di stranieri residenti in Italia, già segnalate in precedenza anche su Neodemos.

L’evoluzione della mortalità nel dopoguerra (in diminuzione il livello ed in aumento la differenza per sesso) avrebbe portato un aumento di qualche punto del rapporto di mascolinità nel complesso della popolazione che, senza le migrazioni, sarebbe passato da 95 a metà degli anni Cinquanta fino a 97 nel 2015. I bassi valori delle probabilità di morte nelle età più giovani, che danno una sopravvivenza dalla nascita a 50 anni pari a 97-98% nel 2015, hanno comportato un aumento delle età con prevalenza di maschi. Per solo effetto della mortalità, in assenza di migrazioni dal 1950 in poi, nel 2015 avremmo avuto una prevalenza di maschi fino a 60 anni, venti anni in più di quanto effettivamente osservato.

Le migrazioni hanno ridotto la mascolinizzazione della popolazione, sia in passato quando erano prevalenti i flussi in uscita ( che interessavano soprattutto i maschi) sia negli anni più recenti nei quali sono diventati prevalenti i flussi in entrata (che riguardano soprattutto le donne). Tra gli stranieri residenti nel 2015 il rapporto di mascolinità è inferiore a 100 pressoché in tutte le età da 25 a 85 anni, con un minimo di circa 50 (le donne sono il doppio degli uomini) intorno a 60 anni. Le emigrazioni del passato e le immigrazioni recenti hanno avuto un effetto che è andato nella stessa direzione sulla composizione per sesso della popolazione italiana.

L’invecchiamento della popolazione, con l’aumento del peso delle età anziane nelle quali il rapporto di mascolinità è più basso, porta ad una diminuzione del rapporto calcolato nel complesso della popolazione. Se non ci fosse stata la denatalità dalla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, con le nascite rimaste al livello di quegli anni, e in assenza delle migrazioni dal 1950 in poi, nel 2015 avremmo avuto quasi la parità numerica dei sessi nel complesso della popolazione (99).

Qualche prova numerica

Nella tabella seguente sono sintetizzati alcuni risultati. Sono messi a confronto i rapporti di mascolinità effettivamente osservati nel complesso della popolazione con quelli standardizzati rispetto alla struttura per età, oltre a quelli calcolati in assenza di migrazioni e con un numero di nati costante.

Per saperne di più:

  1. Bonarini , La crescita della mascolinizzazione della popolazione in Italia, Popolazione e Storia 1 / 2018, pp.35-55.