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Da Sud a Nord: le migrazioni temporanee per lavoro in Italia

stazione ferroviaria: migrazioni temporanee per lavoro

Nuove strategie di mobilità per una società che cambia

Nel nostro paese continuano a diffondersi molteplici forme di migrazione temporanea per motivi di lavoro, trasferimenti spesso a carattere circolare, in riferimento ai quali si è parlato anche di “pendolarismo a lungo raggio”¹ .
Negli ultimi decenni, l’evoluzione delle tecnologie di trasporto ha accentuato la mobilità spaziale e abbreviato le distanze tra i luoghi, facilitando soprattutto gli spostamenti di medio-lungo raggio. Allo stesso tempo, nelle società più avanzate si sono fatti più marcati alcuni fattori di viscosità alla migrazione “definitiva”. In particolare tra le generazioni più giovani, le odierne strategie migratorie devono tenere conto dei nuovi equilibri tra i membri del nucleo familiare. Il lavoro femminile non ha più un peso marginale come un tempo e un trasferimento di residenza deve considerare le esigenze lavorative di entrambi i membri della coppia, nonché la continuità del percorso educativo dei figli, che meglio si esprime in un contesto scolastico stabile.
In un paese come l’Italia, poi, la flessibilizzazione del mercato del lavoro ha reso transitoria sia l’esperienza lavorativa che quella migratoria e l’ampia diffusione dell’abitazione di proprietà rappresenta un ulteriore freno ad un trasferimento duraturo, soprattutto nelle grandi aree urbane, dove i valori immobiliari sono spesso proibitivi. La scelta di una mobilità lavorativa a carattere temporaneo e ricorrente rappresenta perciò un efficace compromesso tra differenti esigenze, sia in un’ottica transitoria che nel lungo periodo.
I dati della “Rilevazione continua delle forze di lavoro” dell’Istat permettono di mettere in luce alcuni aspetti dell’evoluzione recente delle migrazioni temporanee per lavoro lungo la “tradizionale” direttrice Sud-Nord. Ciò appare di particolare interesse anche nell’ipotesi che, permanendo il rilevante divario economico tra le due ripartizioni, una parte delle forti migrazioni “permanenti” di un tempo possa essersi trasformata in mobilità provvisoria.

Dopo la crisi diminuiscono i migranti temporanei per lavoro, soprattutto quelli a bassa e media qualifica

Tra il 2013 e il 2015, ogni anno in media si sono spostati dal Mezzogiorno 81mila migranti temporanei per lavoro diretti al Centro-Nord, il 19% in meno rispetto al periodo 2009-12, mentre i trasferimenti provvisori per lavoro verso l’estero sono aumentati del 33%, da 12mila a 16mila² . Napoli è la principale provincia di origine dei trasferimenti, seguita nell’ordine da Bari, Salerno, Cosenza e Palermo. La metà degli spostamenti si dirige in sei grandi aree metropolitane del Centro-Nord: Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze e Genova. Nell’insieme, la qualità del capitale umano che si è trasferita a lavorare in questi centri urbani è aumentata, infatti l’incidenza dei laureati è passata dal 35% del 2009-12 al 41% del 2013-15. In particolare, a Roma e a Milano i migranti temporanei a bassa e media qualifica hanno subito un calo in termini assoluti rispettivamente del 47% e del 18%, mentre i laureati sono rimasti pressoché invariati (-3%).

Chi sono i migranti temporanei per lavoro?

I migranti temporanei dal Mezzogiorno hanno un’età media più bassa rispetto a chi è occupato nel comune di residenza, sono più spesso uomini, celibi/nubili e laureati, e la loro minore anzianità di carriera si associa ad un maggiore grado di instabilità lavorativa.
Se si considera il titolo di studio conseguito emergono diversi aspetti che diversificano coloro che si trasferiscono per lavoro in modo temporaneo (Tabella 1). Tra i laureati la distribuzione tra i sessi è molto più equilibrata rispetto a quanto accade tra i meno istruiti (45% di donne, contro il 6%), l’età media è assai più giovane (36 anni, contro 45), il grado di stabilità dell’impiego è minore (41% di contratti a tempo determinato, contro il 36%), più intenso è l’inserimento in attività terziarie con posizioni professionali elevate, ma la retribuzione media è poco più alta rispetto a coloro che hanno un basso titolo di studio (1400 euro, contro 1200). D’altro lato questi ultimi si trovano in una fase più avanzata del ciclo di vita, come conferma la quota assai più contenuta dei celibi/nubili (21% contro il 67% dei laureati), e hanno alle spalle una carriera lavorativa probabilmente più lunga.
Nel complesso, l’incidenza dei migranti temporanei sul totale degli occupati residenti nel Mezzogiorno è maggiore tra i laureati (2,3%, contro 1,5% dei diplomati e lo 0,8% dei meno istruiti). Il fenomeno riguarda soprattutto i lavoratori under 35 ad alta qualifica, infatti tra i giovani adulti la quota dei migranti temporanei sul totale degli occupati laureati è compresa tra il 4% e il 12%, sia tra gli uomini che tra le donne (Figura 1). In particolare, tra le laureate under 35 la quota delle migranti temporanee non si discosta molto da quella dei coetanei maschi. Lo stesso non accade tra le giovani donne con titolo di studio medio e basso, che mostrano percentuali assai più contenute rispetto agli uomini. Si può ritenere che le giovani laureate abbiano meno impedimenti e più determinazione delle altre ad investire sulla loro carriera, anche nella prospettiva di poter raggiungere livelli di reddito più elevati.

Verso una lettura integrata dei fenomeni di mobilità territoriale?

Anche in una fase di stagnazione economica, i grandi centri urbani del Centro-Nord hanno quindi continuato ad assorbire la forza lavoro ad alta qualifica che si sposta in modo temporaneo dal Mezzogiorno.
Più in generale, è rilevante evidenziare come il perdurare della crisi abbia portato un calo delle migrazioni Sud-Nord e un aumento dei trasferimenti verso l’estero, sia nella loro componente temporanea che in quella “definitiva”, tradizionalmente quantificata dai trasferimenti di residenza³ . Si tratta di due tipologie di mobilità che non si sovrappongono, ma sono strettamente interrelate, anche perché spesso una migrazione definitiva rappresenta l’esito finale di un periodo più o meno prolungato di spostamenti intermittenti.
Lo studio dell’andamento della componente transitoria delle migrazioni permette di arricchire il quadro complessivo sulla mobilità spaziale, integrando le informazioni anagrafiche sulle migrazioni definitive. Da queste ultime, infatti, si è soliti trarre indicazioni congiunturali che rispecchiano solo in parte le tendenze in atto, in quanto il trasferimento anagrafico segue talvolta di diversi anni il trasferimento effettivo e spesso si associa più alle convenienze fiscali e familiari e alle opportunità dettate dalla fase del ciclo di vita individuale, che alla congiuntura sociale ed economica del paese.

Per approfondire

Crisci M. (a cura di) (2015), La mobilità temporanea per lavoro. Il caso molisano, Cosmo Iannone, Campobasso.

Crisci M., Di Tanna B. (2016), “Flexible Mobility for Unstable Workers: South-North Temporary Migration in Italy” in Polis, XXX, 2, pp.181-210.

Crisci M. (2017), “Le migrazioni temporanee per lavoro dal Mezzogiorno al Centro-Nord”, in Bonifazi C. (a cura di), Migrazioni e integrazioni nell’Italia di oggi, CNR-IRPPS ePublishing, Roma, pp.101-114.

Note

¹ In Italia il tema è stato affrontato, ad esempio, dalle ultime edizioni del Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno e da antropologi (Grilli e Zanotelli), sociologi (Panichella) e storici (Gallo). Si veda anche l’articolo di Livi Bacci su neodemos.info del dicembre 2007.

² Sono ritenuti “migranti temporanei” coloro che risiedono in una provincia del Mezzogiorno e hanno dichiarato di lavorare abitualmente in una provincia del Centro-Nord (o all’estero) per raggiungere la quale sarebbe necessario un pendolarismo quotidiano superiore alle quattro ore al giorno tra andata e ritorno. Per una descrizione più dettagliata della metodologia di stima, si veda Crisci (2017). E’ una stima più prudente rispetto a quella della Svimez che, utilizzando la stessa fonte statistica, considera “pendolarismo di lungo raggio” tutti gli spostamenti tra Mezzogiorno e Centro-Nord, compresi quelli tra province adiacenti.

³ Si veda Bonifazi, Heins, Tucci (2016), in Colucci, Gallo (cur.), Rapporto 2016 sulle migrazioni interne in Italia.