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La questione demografica: il faro di Neodemos sui programmi elettorali dei partiti

Il 29 Dicembre, con lo scioglimento delle Camere, si è di fatto chiusa la XVII legislatura, e si è compiuto l’affondamento della proposta di legge sullo Ius soli e ius culturae. Che la navigazione della proposta fosse destinata al naufragio era già risultato chiaro nel Luglio dello scorso anno, quando il Senato ne rinviò la discussione all’autunno, dopo l’approvazione della legge di bilancio. Neodemos decise allora di aprire un dibattito sul merito della proposta, ricevendo molti contributi da parte di studiosi del tema, poi raccolti nell’e-book “Ius soli e ius culturae”, presentato e discusso in Senato l’8 Novembre scorso, e disponibile per i nostri lettori su questo sito . L’iniziativa ha avuto successo; altri contributi sulla questione sono alle viste, e non è escluso che si possa fare una nuova edizione dell’e-book, aggiornata ed arricchita. La vicenda della legge Ius soli e ius culturae – sul cui merito è legittimo discutere ed esprimere punti di vista diversi – ha posto in luce un aspetto inquietante. Si tratta della difficoltà del pubblico di farsi un’opinione, fondata sui fatti, in tema di migrazione. Si dirà – ed è vero – che questo avviene per tutti i maggiori fenomeni economici e sociali; per il lavoro, l’istruzione, le pensioni, la salute, l’ambiente…Temi complessi che solo gli specialisti conoscono appieno; temi sui quali si fanno dibattiti accesi, si prendono posizioni molto distanti e, a volte, opposte. In questi casi, tuttavia, i termini dei problemi in discussione sono spesso ben conosciuti, non è facile imbrogliare le carte, l’opinione pubblica è relativamente bene informata, e i media fanno il loro lavoro con professionalità.

Così non è per il tema – ideologicamente rovente – delle migrazioni. Si è riusciti a gabellare per eversiva perfino una legge così prudente, moderata, umana e civile, come quella dello ius soli-ius culturae. Il veleno sparso ha distrutto ogni ragionamento e respinto ogni richiamo a fatti e dati. Ha, di conseguenza, negato anche ogni possibilità di equilibrato compromesso. Occorre prendere atto che in un clima inquinato dal pregiudizio ideologico, i leader, gli amministratori, i politici, i comunicatori, i media, non sono stati all’altezza, incapaci a guidare il dibattito su un piano di concreta ragionevolezza. L’intero dibattito sulle migrazioni avviene senza che si tengano in conto numeri e cifre; senza che si sia capaci di distinguere i normali flussi migratori da quelli prodotti dalle guerre e dalle violenze; senza volgere lo sguardo alle condizioni dei paesi di origine dei migranti; senza considerare i complessi obblighi che ci legano alla comunità internazionale. Infine, senza tener conto del fatto che le migrazioni non sono un optional di cui si può fare facilmente a meno, ma una necessità per il ricambio, il rinnovo e la crescita della società. Non a caso, l’Italia, l’Europa e molte altre aree del mondo continueranno a lungo a ricevere intensi flussi di migranti.

Siamo entrati nel vivo di una campagna elettorale dura e lunga. Il tema delle migrazioni rischia di diventare arma polemica aggressiva per alcuni e argomento da tenere prudentemente sottotono per altri. Nei prossimi due mesi, Neodemos intende discutere tra le proposte contenute nei programmi elettorali dei partiti, quelle che hanno ricadute di natura demografica, e che intendono, o possono, influenzare il corso dei fenomeni demografici, o modificarne le conseguenze ritenute negative o dannose, su temi come le migrazioni, la mobilità, la famiglia, la natalità, le generazioni. Lo farà senza spirito partigiano, cercando di analizzare la natura delle proposte, la loro fattibilità, la compatibilità con i vincoli economici, le possibili conseguenze. Evitando di farsi assordare dal vociferare confuso delle campagne elettorali, rifacendosi alle fonti e alle voci ufficiali dei partiti – documenti programmatici o dichiarazioni dei leader riconosciuti.

Non sarà facile, ma è un compito consono alle finalità di Neodemos.