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Meno giovani occupati meno nascite?

La crescita dell’occupazione nelle età adulte e mature, che alleggerisce la spesa pensionistica e riflette l’allungamento delle aspettative di vita in buona salute, è sicuramente un fatto positivo, ma la forte diminuzione dell’occupazione nelle età giovanili può avere ripercussioni molto negative nel nostro Paese, provocando un’ulteriore caduta della natalità.

Nel corso di questo secolo il numero delle nascite è aumentato da 543 mila nel 2000 a 577 mila nel 2008 in conseguenza del rinvio delle scelte riproduttive ad età meno giovani nelle quali si contavano le numerose donne nate durante il baby boom; inoltre un contributo alla crescita lo hanno dato le donne straniere arrivate in Italia sulla spinta delle ondate migratorie. Dal 2009 il ciclo si inverte, in concomitanza con la crisi finanziaria ed economica e le nascite scendono a 474 mila nel 2016, 69 mila in meno rispetto al 2000 (-12,7%) e 103 mila in meno rispetto al 2008 (-17.9%).

Rispetto a qualche anno fa, i comportamenti riproduttivi delle donne, spesso indipendenti dal reddito, si sono notevolmente omogeneizzati. La storica distanza tra donne del nord e donne del sud ha cambiato di segno, con 1,4 figli per donna nel Nord, 1,31 nel Centro e 1,29 nel Mezzogiorno nel 2016 (erano 2,37 nel Nord, 2,38 nel Centro e 3,31 nel Mezzogiorno nel 1964). Permane, ancora nel 2016, una certa differenza tra la media di 1,95 figli per le donne straniere, che contribuiscono per il 19,4% al numero di nascite totali, e la media di 1,27 figli per le italiane: vari indizi, però, segnalano una tendenza alla convergenza del modello riproduttivo delle madri straniere con quello della popolazione autoctona. Nel frattempo l’età media delle madri al parto ha raggiunto, nel 2016, 31,7 anni e quella dei padri 35,3 (erano, rispettivamente, pari a 30,4 e 32,1 nel 2000).

I comportamenti riproduttivi brevemente ricordati appaiono più omogenei rispetto al recente passato, e le nascite che ne derivano manifestano un legame abbastanza stretto con le variabili socio-economiche. Nella prima parte di questo secolo, come può desumersi dalla figura 1, appare evidente che l’andamento delle nascite è positivamente correlato con la popolazione in età 20-39 (con un indice di correlazione 0,63 nel periodo 2000-2016), nonché con la variabile economica misurata dal prodotto interno lordo (con un indice di correlazione pari a 0,69) e con la variabile socio-economica misurata dal numero degli occupati in età 20-39 (con un indice di correlazione pari a 0,69). Al contrario, il numero di disoccupati in età 20-39 evidenzia una forte relazione negativa (con un indice di correlazione pari a -0,86).

La crescita dell’occupazione complessiva pari a 1,15 milioni avvenuta nel periodo 2000-2016, è la risultante degli opposti andamenti dei giovani-adulti e degli adulti-anziani.

Il numero di occupati tra i 15 e i 39 anni è diminuito di 3,7 milioni (-31,8% rispetto al 2000) a seguito della diminuzione dei contingenti di giovani (effetto demografico) pari a 2,08 milioni, e alla diminuzione dei tassi di occupazione (effetto economico) pari a 1,62 milioni. Al contrario, il numero di occupati con più di 40 anni è aumentato di 4,86 milioni (+48,9%) a causa sia dell’effetto demografico, per 2,68 milioni, sia di quello economico, per 2,18 milioni.

Considerando il ridotto numero di giovani, e il basso numero di giovani occupati, in conseguenza della crisi economica, è assai probabile che il numero delle nascite continui a diminuire nel prossimo futuro. Questa spirale negativa, insostenibile sotto il profilo sia demografico sia economico, deve essere contrastata e interrotta con vigorose politiche sociali e del lavoro. Il lavoro, nelle giovani coppie, è fattore determinante delle scelte riproduttive, che vengono rinviate o riviste al ribasso se questo manca o è precario.

Per saperne di più

G. C. Blangiardo, Demografia 2016: come sta andando?”, 14 ottobre 2016,
G. Dalla Zuanna, 2016: più ottantenni che nuovi nati”, 17 gennaio 2017
A. Rosina, La forza debole dei giovani nell’Italia dell’anti miracolo economico 21 marzo 2017,
M. Bertoni e G. Brunello, 2017, “I padri restano al lavoro e i figli rischiano la disoccupazione”, LAVOCE.INFO, 26 Maggio.

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