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Genitori si nasce? Indagando la relazione tra personalità e numero di figli desiderati

Carattere e desiderio di genitorialità.

La scelta di diventare o meno genitore è una decisione intima e privata di ogni cittadino ma che ha effetti di carattere pubblico. Per questo motivo non sono mancati nella storia esempi di politiche di natalità volte ad accrescere o diminuire la popolazione di un paese, utilizzando alterne misure e con alterne fortune. L’analisi delle determinanti delle scelte feconde si sono prevalentemente concentrate su istruzione, al reddito e al welfare. mentre poca attenzione è stata rivolta alle relazioni tra gli aspetti legati alla personalità degli individui e il desiderio di diventare genitori.

Un tentativo di analisi esplorativa su questa relazione è stato realizzato attraverso la somministrazione di un questionario online rivolto a giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Nel questionario, compilato da 684 persone, si chiedeva, oltre alle caratteristiche socio-demografiche (età, istruzione, stato occupazionale), quanti figli gli intervistati avrebbero voluto avere nella propria vita. Inoltre, erano presenti alcune domande volte a misurare i tratti di personalità (i cosiddetti Big Five) dell’intervistato. Questi sono stati misurati seguendo il lavoro di traduzione dall’inglese e conseguente creazione di un metro di valutazione, proposto da Chiorri e altri¹. In essa si domandava all’intervistato di esprimere, su una scala da 1 a 7, quanto egli si sentisse descritto da una coppia di aggettivi, i quali afferivano, di volta in volta, a specifici tratti di personalità.

I Big Five della psicologia sociale

I tratti di personalità sono un costrutto molto usato nella psicologia sociale. Anche se la loro esistenza è nota e studiata da decenni, sono stati portati alla ribalta alla fine degli anni ‘80 da due studiosi americani: Paul Costa e Robert McCrae. L’ideazione dei Big Five parte dall’osservazione che i concetti che si riferiscono alle differenze caratteriali più rilevanti sono presenti, tramite la traduzione delle medesime parole, in un gran numero di lingue. Dopo numerosi studi, si è arrivati alla conclusione che tutte queste parole possano essere raggruppate, per la similitudine del concetto espresso, in cinque grandi insiemi. In inglese tali gruppi, i famosi Big Five, sono noti come: extraversion, agreeableness, consciousness, neuroticism e openness to experience. In italiano li si potrebbe rispettivamente tradurre in maniera arbitraria come: estroversione, andare d’accordo con altre persone, precisione, stabilità emozionale e apertura mentale. Il carattere di ciascun individuo può essere quindi descritto utilizzando le categorie appena enunciate. I tratti di personalità sono stabili nel tempo ed endogeni all’individuo.

Le persone più socievoli vogliono diventare genitori, quelle più curiose no

Una prima analisi dei risultati raccolti mostra che il numero medio di figli voluti è pari a 2 (deviazione standard pari a 0.8). Al fine di testare se i tratti di personalità possano in qualche maniera influenzare il desiderio di genitorialità, si è sviluppata una regressione lineare (tabella 1). I risultati mostrano che extraversion e agreeableness sono positivamente correlati con il numero di figli voluti, mentre, all’opposto, openness to experience risulta negativamente correlato con questo.

Questi risultati sembrano suggerire che le persone più estroverse e più “alla mano” siano intenzionate ad avere un numero di bambini superiori degli altri. Ciò potrebbe essere spiegato da almeno due fattori. Il primo è che per via del loro carattere più socievole, queste persone abbiano già delle relazioni sentimentali stabili e durature, e siano dunque più propensi a considerare la possibilità di avere dei figli con i propri partner. Il secondo è che gli individui con questi tratti di personalità siano sostanzialmente felici e fiduciosi nella vita (un’indicazione in questo senso è suggerita dalla correlazione positiva tra queste variabili come mostrato in tabella 2) e ciò potrebbe aumentare il loro desiderio di genitorialità.

Curiosa è infine la relazione negativa tra apertura mentale (openness to experience) e numero di figli voluti, anche alla luce del fatto che l’effetto sulla variabile dipendente è maggiore in magnitudine rispetto agli altri tratti. Una possibile spiegazione può essere legata la fatto che i giovani con un tratto simile risultino più intenzionati a vivere varie esperienze (di viaggio, lavorative, ecc.) mentre l’esperienza di diventare genitori sia posta in secondo piano.

Una buona base da cui partire, ma da trattare con attenzione

Ovviamente questi risultati vanno presi con una certa cautela. In primo luogo in quanto questo è un campione di convenienza; non ha infatti la pretesa di rappresentare l’intera popolazione presa in esame. Va inoltre ricordato come in Italia non esista una banca dati contenente tutte le variabili necessarie per questo tipo di analisi (come il caso, ad esempio, della tedesca SOEP). Per tale motivo si è reso indispensabile l’utilizzo del questionario sviluppato ad hoc; un secondo problema è il fatto che l’R quadro (ovvero quanto bene le variabili considerate “spieghino” il modello) è relativamente basso. Questo suggerisce che ci siano certamente altri fattori, non inclusi, che influenzino il numero di figli voluti.

Ciononostante, i risultati ottenuti rappresentano certamente uno spunto dal quale partire per future ricerche in questo ambito.

Infine, in questa analisi, si è posta l’attenzione alla volontà di avere figli e in quale numero, non al numero figli effettivamente avuti. Indagare sulla possibile correlazione tra i tratti di personalità e questa nuova variabile, magari considerando un campione statisticamente significativo, costituisce la naturale continuazione del presente lavoro.

¹Chiorri, C., Bracco, F., Piccinno, T., Modafferi, C., & Battini, V. (2015). Psychometric properties of a revised version of the ten item personality inventory. European Journal of Psychological Assessment.

 

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