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Italiani in Germania: sulla buona strada dell‘integrazione

“L’industria mineraria di carbon fossile della Germania occidentale si rivolge con il presente opuscolo a tutti coloro che cercano un posto di lavoro sicuro e che desiderano migliorare le condizioni di vita, proprie e quelle della loro famiglia.” Così recita la prima frase di una brochure del 1957 che, rivolgendosi soprattutto alla manodopera italiana in regioni agricole, invitava a crearsi una “Vita nuova presso l’industria mineraria di carbon fossile nella Germania Occidentale”. Effettivamente in molti risposero alla chiamata – allettante soprattutto in termini salariali – resa possibile dall’iniziale accordo fra Italia e Germania del 20 dicembre 1955. La Germania aveva bisogno di lavoratori per sostenere il rilancio economico dopo la ricostruzione e l’Italia colse la possibilità di alleggerire il peso di povertà e disoccupazione presenti in alcune zone del paese; seguirono a distanza di pochi anni gli accordi tra Germania ed altri paesi, tra cui Turchia, Spagna, Portogallo e Grecia.

L’idea dei politici tedeschi che stipularono gli accordi era la seguente: i Gastarbeiter (lavoratori stranieri) sarebbero venuti in Germania per lavorare e dunque avrebbero lasciato il paese quando la loro opera si fosse rivelata non più necessaria. Mentre il primo pensiero risultò essere più che veritiero, e gli immigrati contribuirono in maniera significativa al Wirtschaftswunder (miracolo economico), la seconda prese una direzione inaspettata, seppur non imprevedibile. Molti migranti rimasero, alcuni trovarono partner tedeschi, altri portarono le loro famiglie in Germania, ebbero figli, fondarono piccole imprese e divennero lentamente parte della società tedesca. Oggi in Germania circa il 20 % della popolazione ha origini migratorie e ne è un esempio la nazionale di calcio tedesca con i suoi Mesut Özil, Mario Gomez e, in tempi meno recenti, Maurizio Gaudino, per citarne alcuni.

Gli italo-tedeschi di seconda generazione

Ovunque vi siano state migrazioni di massa, l’opinione pubblica si preoccupa dell’integrazione nella società di gruppi etnicamente o culturalmente diversi dalla popolazione locale. Gli Italiani in Germania sono stati da sempre considerati come parte integrante della società tedesca senza particolari problemi, a differenza ad esempio degli immigrati turchi ed arabi. È quindi stato motivo di sorpresa quando nel 2008 le statistiche ufficiali hanno rivelato un’immagine diversa. Sia il rapporto biennale del Ministero federale dell’istruzione, che uno studio dell’Ufficio federale per l’immigrazione ed i rifugiati sull’integrazione dei migranti in Germania, hanno evidenziato infatti che i risultati scolastici dei figli degli immigrati italiani in Germania sono di molto inferiori alla media della popolazione tedesca, e perlopiù inferiori anche alla media degli altri gruppi di immigrati in Germania. La notizia ha creato non poco scalpore; tanto da indurre l’opinione pubblica a rivedere le proprie idee e portare il giornale Die Zeit a titolare: “Che gli immigrati italiani siano perfettamente integrati da noi è solo un pregiudizio.”

Le preoccupazioni circa una presunta mancata integrazione scolastica dei figli degli immigrati Italiani in Germania trovano un riscontro effettivo nella realtà? Le statistiche ufficiali mostrano aspetti negativi da non sottovalutare, ma rimangono comunque “scatti istantanei”, che non danno un’immagine completa del processo d’integrazione di un gruppo nella società. Per un analisi approfondita del fenomeno bisogna tenere conto del fatto che, per varie ragioni, i risultati scolastici dei figli dipendono fortemente dal grado di istruzione dei genitori. Ciò soprattutto in un sistema scolastico come quello tedesco che dopo quattro anni di scuola elementare (sei anni in alcune regioni federali) si ramifica in scuole di distinta durata e qualità, delle quali solamente la più alta concede un titolo valido per poter proseguire con un percorso universitario. Una ricerca recente ha quindi verificato se i bassi risultati scolastici dei figli degli immigrati italiani in Germania siano anche accompagnati da un basso grado di mobilità sociale o se costituiscano comunque un miglioramento sostanziale rispetto al grado d’istruzione dei loro genitori.

Risultati scolastici e mobilità sociale

La ricerca si basa sui dati di un’indagine condotta dal 1984 su circa 11.000 famiglie rappresentative della popolazione residente in Germania, di cui 249 di nazionalità italiana, integrati con le informazioni sulle famiglie Italiane attualmente residenti in Germania (circa 370mila famiglie) contenute nell’Anagrafe Italiani residenti all’estero (AIRE), messa gentilmente a disposizione in forma anonimizzata dall’Ambasciata Italiana a Berlino.

Se da una parte l’analisi conferma che in media i risultati scolastici dei figli degli immigrati Italiani sono inferiori alla media dei risultati conseguiti dalla popolazione tedesca, elemento peraltro già messo in evidenza da studi precedenti, dall’altro mette in luce un fatto nuovo: a parità di istruzione dei genitori, gli immigrati Italiani di seconda generazione (ovvero i figli nati in Germania o immigrati da bambini assieme ai loro genitori) hanno le stesse opportunità dei loro coetanei tedeschi di raggiungere un titolo di studio secondario superiore.

Il divario educativo esistente tra i figli degli immigrati Italiani ed i loro coetanei tedeschi è infatti dovuto in primo luogo al fatto che gli Italiani immigrati in Germania, soprattutto come Gastarbeiter, avevano spesso frequentato la scuola solamente per pochi anni prima di trasferirsi in Germania per lavorare nelle fabbriche e nelle miniere. Erano perciò in una posizione relativamente svantaggiata per sostenere il cammino scolastico dei loro figli, anche senza contare le ovvie difficoltà di ambientarsi in Germania e la nuova lingua da imparare.

Neidhofer_neodemosLo studio dimostra inoltre che gli Italiani di seconda generazione hanno migliorato notevolmente il loro grado di istruzione rispetto ai propri genitori, mostrando un grado di mobilità sociale ascendente superiore alla media. Ciò emerge chiaramente quando si osservino gli anni medi di scuola completati (Figura 1). Non vi è dunque evidenza empirica di una mancata integrazione degli Italiani in Germania, se intesa come un avvicinarsi alla media dei risultati scolastici della popolazione tedesca. Anzi, l’analisi suggerisce che gli Italiani con il passare del tempo si stiano integrando nei meccanismi del sistema scolastico tedesco e siano in procinto di raggiungere in media gli stessi risultati in termini di istruzione della popolazione autoctona.

Per saperne di più:
T. Bönke e G. Neidhöfer, “Parental background matters: Intergenerational mobility and assimilation of Italian immigrants inGermany”, School of Business & Economics Discussion paper 2014/21, Freie Universität Berlin.

 

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