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Dieci principi per il governo delle migrazioni

Nel Luglio dello scorso anno tre istituzioni culturali e di ricerca, Ismu di Milano, Fieri di Torino e la nostra Associazione Neodemos, resero pubblico il documento: “Oltre la crisi: riforme per il governo delle migrazioni” . I temi del documento in questione sono stati approfonditi in un Convegno organizzato dall’Accademia Nazionale dei Lincei, svoltosi lo scorso 5 di Giugno, “Il governo delle migrazioni oltre la crisi. Sfide e risposte” , che contava nel Comitato ordinatore il Presidente di Neodemos,  Gustavo De Santis, Massimo Livi Bacci, Enzo Cesareo (Presidente Ismu), Giovanna Zincone (Presidente Fieri), Alberto Quadrio Curzio (Vice Presidente dei Lincei), Alessandro Cavalli e Antonio Golini (ambedue membri del nostro Comitato di Orientamento).

Al termine del Convegno, il Comitato Ordinatore ha presentato un documento che contiene dieci principi irrinunciabili in vista di una riforma della politica migratoria del nostro Paese, che appare inadeguata a gestire flussi migratori molto più intensi che in passato. Il documento è stato accolto favorevolmente dai partecipanti, è inizierà il cammino previsto per un’approvazione formale dell’Accademia, massima autorità culturale del nostro Paese.

Nella premessa si legge, tra l’altro: “La debolezza demografica dell’Italia e l’auspicata ripresa economica potranno, nel volgere di breve tempo, riattivare flussi migratori importanti che occorre governare al meglio. Lo stock migratorio è oggi molto più numeroso che in passato, ma è anche più stabile, formato da un’alta percentuale di persone regolarmente residenti da lungo tempo. Inoltre, rispetto al passato, è migliorato l’atteggiamento della cittadinanza nei confronti dei migranti.  Occorre però rinnovare gli strumenti di governo, oramai obsoleti e inadatti a gestire un fenomeno di tale rilevanza”. Prosegue la premessa  osservando che “gran parte delle riforme hanno costi modesti; altre possono creare economie; quasi tutte possono contare su un diffuso sostegno nell’opinione pubblica, nelle parti sociali, nei gruppi politici.”

I dieci principi
I – Il dibattito sulla migrazione deve essere sottratto alla dialettica partigiana, orientata alla ricerca del consenso elettorale, e inquinata da pregiudizi. Esso deve basarsi sulla constatazione che la migrazione genera numerosi benefici per un paese come il nostro, con un’economia stagnante, una demografia debole, una bassa mobilità, restio a confrontarsi con altre culture, nonostante sia immerso in dinamici processi di globalizzazione. Occorre anche constatare che numerose  sono le criticità che inevitabilmente  sorgono dall’incontro e dal confronto tra cittadini e migranti, con esperienze personali, condizioni di vita, radici culturali diverse.

II – Vantaggi e svantaggi delle migrazioni vanno governati per aumentare i primi e attenuare i secondi, assicurando che la migrazione sia un gioco a somma positiva. Occorre tener conto della diversità degli interessi in gioco e della pluralità degli attori coinvolti: gli immigrati (lavoratori, familiari, rifugiati e richiedenti asilo, studenti e rentier), le istituzioni (pubbliche, private e del privato sociale) chiamate a interagire con i migranti, le varie articolazioni (famiglie, imprese, collettività di origine immigrata) del corpo sociale e le società e le famiglie dei paesi di origine.

III – Qualsiasi politica migratoria, a volte in modo esplicito, più frequentemente in forma occulta, contiene elementi di selezione e di scelta dei migranti. La migrazione deve sostenere la crescita  della società, mantenendone la coesione, e deve essere a questo adeguata. E’ necessario ed opportuno che i criteri di scelta siano trasparenti ed espliciti, e bene accetti alla collettività, e siano scevri da criteri discriminatori basati sull’etnia, il genere,  la religione, le preferenze politiche, gli orientamenti sessuali. E’ dunque giusto che vengano privilegiati flussi migratori “utili”, orientati a sostenere lo sviluppo culturale e sociale, oltre a quello economico, evitando il depauperamento di specifiche scarse risorse umane nei paesi di origine. Una politica così orientata è tanto più accettabile in quanto coesista con una generosa politica dell’asilo e della protezione umanitaria, che per sua natura non può procedere a scelte o selezioni, ma deve essere garantita a tutti coloro che ne hanno diritto.

IV – Ogni azione di governo dell’immigrazione deve svolgersi nel pieno rispetto della dignità, dei diritti e delle libertà delle persone, delle regole di convivenza affermate dalla nostra Carta Costituzionale che esprime irrinunciabili diritti e doveri per i cittadini Italiani, nonché dei principi contenuti nelle Convenzioni internazionali sottoscritte dal nostro Paese.

V – Il governo delle migrazioni deve ispirarsi ad obbiettivi di lungo periodo  sottraendosi, per quanto possibile, a considerazioni meramente congiunturali. I migranti si spostano spinti da molteplici motivazioni e con  programmi  e orizzonti temporali che vanno dalla presenza stagionale all’intero ciclo di vita. Gran parte della migrazione è però di lungo periodo, e deve trovare eque e percorribili vie per accedere ai fondamentali diritti sociali, ai diritti politici e alla cittadinanza.

VI – I processi migratori debbono svolgersi rispettando la normativa nazionale e internazionale vigente. La normativa deve essere orientata a minimizzare l’irregolarità, inevitabile in fenomeni di massa, che va gestita nel pieno rispetto dei diritti e della dignità delle persone e dei loro familiari, con soluzioni ragionevoli e, nei limiti del possibile, non costrittive.

VII – Le migrazioni concorrono al cambiamento del Paese; accrescono il corpo sociale; generano nuovi cittadini. Le regole e le azioni che le governano debbono essere condivise e fondarsi su un ampio consenso, democraticamente espresso.

VIII – I processi di internazionalizzazione, e la perdurante crisi, hanno riattivato rilevanti flussi di emigrazione, in particolare di giovani con elevati livelli di formazione. Si tratta di un fenomeno che va seguito con attenzione, accompagnato e tutelato, con l’obbiettivo di ridurne le ricadute negative e di massimizzarne i benefici per la crescita complessiva del capitale umano europeo.

IX – Le politiche migratorie debbono scaturire da analisi accurate e indipendenti delle necessità del Paese; della domanda espressa dai datori di lavoro, siano questi imprese o famiglie; delle potenzialità effettive di integrazione. Avvalendosi di un Ente autorevole e indipendente, è opportuno che Governo e Parlamento esprimano piani di lungo periodo  circa l’ammontare dei flussi, le loro auspicabili caratteristiche, le modalità di ammissione.

X – L’Unione Europea esercita prerogative nel campo del controllo delle frontiere, della gestione dell’irregolarità, dell’integrazione, dell’asilo. Non è di sua competenza, invece, l’ammissione degli immigrati, cosicché  nella UE convivono paesi con politiche migratorie molto diverse. L’Italia deve battersi per una politica migratoria comune ben coordinata; per il mantenimento ed il rafforzamento dello spazio Europeo di libera circolazione; per una gestione dell’asilo uniforme e con un’equa distribuzione tra stati degli oneri relativi;  per un potenziamento responsabile e coordinato del controllo delle frontiere e dell’irregolarità, nel pieno rispetto dei diritti umani dei migranti;  per una politica esterna che integri efficacemente la gestione dell’immigrazione nei piani di cooperazione con i paesi terzi.