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Le conseguenze dell’obesità sulla salute della popolazione

Per la prima volta nella storia degli ultimi due secoli in alcune aree degli USA la speranza di vita alla nascita mostra un arresto della crescita o una regressione, a causa dell’obesità e delle sue conseguenze sulla salute. In Europa non è certo che agli anni di speranza di vita guadagnati corrisponda un proporzionale aumento degli anni vissuti in buona salute. “Le diseguaglianze nella salute, tra paesi e all’interno dei paesi, non sono  mai state così grandi nella storia recente. Noi viviamo in un mondo di paesi ricchi pieni di gente povera e malata. La crescita delle malattie croniche minaccia di allargare ancora di più questo gap.  Gli sforzi per prevenire queste malattie vanno contro l’interesse commerciale di operatori economici molto potenti e questa è una delle sfide più grandi da affrontare nella promozione della salute” (1).

Una previsione che si avvera?
Nel marzo 2005 la rivista The New England Journal of Medicine pubblicò un articolo dal titolo “A potential decline in life expectancy in the United States in 21st century” che si concludeva con questa previsione (2):
“From our analysis of the effect of obesity on longevity, we conclude that the steady rise in life expectancy during the past two centuries may soon come to an end”.
A distanza di pochi anni tale fosca previsione si è avverata: per la prima volta nella storia degli ultimi due secoli in USA la speranza di vita alla nascita mostra un arresto della crescita o una regressione, a causa dell’obesità e delle sue conseguenze sulla salute.  Non si tratta dell’intera popolazione americana, ma di una parte di essa: secondo l‘Institute for Health Metrics and Evaluation in 661 contee del paese la speranza di vita alla nascita delle donne ha smesso di crescere o è tornata indietro; lo stesso fenomeno si è verificato negli uomini, in 166 contee (3). Questo trend preoccupante si registra nell’84% delle contee dell’Oklahoma, nel 58% delle contee del Tennessee e nel 33% delle contee della Georgia (punti arancioni e rossi nella Figura 1). In queste contee – afferma il rapporto – “le bambine nate nel 2009 vivranno meno delle loro madri”. Nella Figura 2 è riportata la mappa dell’obesità nei vari stati USA.

L’aumento delle disuguaglianze

Se in alcune aree degli USA diminuisce la speranza di vita,   aumentano le diseguaglianze nella salute tra abitanti che vivono in differenti aree del paese: in Florida (Contea Collier) le donne vivono in media 85,8 anni, in West Virginia (McDowell) 74,1 anni: una differenza di 11,7 anni. Per gli uomini lo scarto arriva fino a 15,5 anni: 81,6 anni di speranza di vita alla nascita in California (Marin), 66,1 anni in Mississippi (Quitman e  Tunica). Negli ultimi due secoli la crescita della speranza di vita è stata costante e inarrestabile in tutto il mondo, con alcune eccezioni legate ad eventi catastrofici:  nelle due guerre mondiali (nella prima agli eventi bellici si aggiunse l’effetto letale della “Spagnola”), in Russia nel periodo immediatamente successivo al collasso dell’Unione Sovietica (1989 – 1994) con la regressione di 6 anni per gli uomini (da 64 a 58 anni), in Africa sub-sahariana (negli anni 80 e 90) per l’effetto combinato dell’epidemia di HIV/AIDS e delle politiche di aggiustamento strutturale: in alcuni paesi, come la Botswana, la regressione fu di 20 anni.
Cosa segnalano quei punti rossi nella mappa USA? Certamente non si tratta di evento catastrofico  come una guerra, il crollo di un regime o un’epidemia infettiva. Ma di catastrofe certamente si tratta. Lenta, silenziosa, mortale . Non fa notizia perché (per ora) si verifica in una manciata di  aree povere degli Stati Uniti.
Nel frattempo su Lancet recentemente si poteva leggere: “Sebbene la speranza di vita alla nascita nell’Unione Europea sia cresciuta di circa 1 anno ogni 4 anni fino al 2009, la speranza di vita in buona salute è rimasta la stessa. Questa espansione della morbosità, in cui le persone vivono più a lungo in cattiva salute, fa crescere la spesa sanitaria e fa diminuire il benessere della popolazione”(4).
Tutto ciò spiega il tono allarmato delle dichiarazioni del direttore generale dell’OMS, Margaret Chan che alla VIII Conferenza globale della promozione della salute, tenutasi a Helsinki lo scorso giugno,  ha affermato:
“Le diseguaglianze nella salute, tra paesi e all’interno dei paesi, non sono  mai state così grandi nella storia recente. Noi viviamo in un mondo di paesi ricchi pieni di gente povera e malata. La crescita delle malattie croniche minaccia di allargare ancora di più questo gap. Gli sforzi per prevenire queste malattie vanno contro l’interesse commerciale di operatori economici molto potenti e questa è una delle sfide più grandi da affrontare nella promozione della salute”. Ed ha aggiunto:

“Non c’è solo Big Tobacco da combattere. La sanità pubblica deve affrontare anche Big Food, Big Soda e Big Alcohol. (…) Il potere del mercato si traduce in potere politico. Pochi governi danno la priorità alla salute rispetto agli affari. Come abbiamo imparato dall’esperienza dell’industria del tabacco, una grande azienda è in grado di vendere al pubblico qualsiasi cosa. Permettetemi di ricordare questo punto. Nessun paese è stato in grado di invertire la tendenza  dell’epidemia di obesità. Questo non è il fallimento della volontà individuale. Questo è il fallimento della volontà politica nell’affrontare il potere del mercato” (5).

 
(1) M. Chan, Discorso di apertura, VIII Conference on the Promotion of Global Health, Helsinki, 25 Giugno 2013

(2) Olshansky SJ et al, A potential decline in life expectancy in the United States in 21st century,” New England Journal of Medicine” 2005; 352: 1138-45.

(3)The Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME). Girls born in 2009 will live shorter lives than their mothers in hundreds of US counties. IHME, 19.04. 2012.

(4) Editorial. How to cope with an ageing population. “Lancet”  2013; 382: 1225.

(5) M. Chan, Discorso, cit.

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