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L’India entro la cornice dei paesi BRIC*

Un nuovo asse dotato di un enorme potenziale geopolitico ed economico e destinato a trainare la ripresa globale è ormai apparso da qualche tempo all’orizzonte: sono i paesi BRIC, Brasile, Russia, India, Cina. Quattro paesi assai diversi tra loro dal punto di vista sociale, storico e culturale, ma accomunati da un recente, rapido e rilevante ritmo di sviluppo demografico ed economico, che li rende noti per essere “emergenti” o “giganti dormienti”. Ricordiamo brevemente gli elementi che conferiscono al gruppo dei quattro lo status meglio noto di “paesi emergenti”:
– una popolazione numerosa. Il Brasile e la Russia registrano una popolazione che al 2011 supera o addirittura quasi raddoppia il centinaio di milioni di abitanti (Brasile oltre i 196 milioni di abitanti e Russia 143 milioni). La Cina e l’India mantengono valori superiori al miliardo (Cina  1.344 milioni di abitanti e India 1.241) collocandosi in graduatoria rispettivamente come primo e secondo paese al mondo per ammontare di popolazione;
–  trend demografici favorevoli derivanti dalla finestra demografica [1] che garantiscono una struttura per età favorevole allo sviluppo economico, ricordando che in un’economia capitalistica la popolazione rappresenta la principale determinante della domanda;
–  immenso territorio ed abbondanti risorse naturali come petrolio, gas naturale, ferro e rame, che costituiscono le materie prime necessarie alla produzione industriale: il fatto che esse siano disponibili internamente implica la possibilità per questi paesi di produrre beni e merci localmente, con la conseguente creazione di impiego e l’indipendenza dalle importazioni da altri paesi;
– forte e ininterrotta  crescita del PIL, principalmente a partire dalla metà degli anni ’90.
Nel seguito si approfondiscono gli elementi di natura demografica, osservando i quattro giganti a confronto con il gruppo dei diciotto paesi più ricchi e industrializzati della Terra [2].
Le loro “diversità” in termini di popolazione, dinamica e struttura
La “popolazione BRIC” al 2011 ammonta a 2 miliardi e 925 milioni di individui, pari al 42% della popolazione mondiale; numeri da capogiro se rapportati ai soli 852 milioni di abitanti (12% circa) che risiedono nel gruppo dei G18. Il distacco tra le due macro aree diviene tuttavia ancora più evidente se valutato in termini assoluti (cfr. Tabella 1).
In questi paesi la velocità di crescita demografica è ancora sostenuta e superiore ad 1, sebbene il trend dei tassi annuali sia chiaramente negativo a partire dai primi anni ’90, fatta eccezione per la Russia (cfr. Figura 1).
Tabella 1: Tassi di crescita e ammontare totale di popolazione nei paesi BRIC e nel gruppo G18

 
 
Tasso medio annuo di crescita della popolazione Popolazione (milioni), valori assoluti approssimati
  1979 – 1995 1995 – 2011 1979 1995 2011
Brasile 1,9% 1,2% 119 162 196
Russia 0,4% -0,2% 138 148 143
India 2,2% 1,6% 684 964 1.241
Cina 1,4% 0,7% 969 1.205 1.344
BRIC 1,6% 1,0% 1.909 2.479 2.925
G18 0,6% 0,6% 706 775 852

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fonte: Elaborazioni personali su dati World Bank

La riduzione del tasso medio annuo di crescita rilevata in Tabella 1 per i paesi BRIC è dovuta agli effetti della transizione demografica (passaggio da alta a bassa natalità e mortalità), delle politiche governative (come ad esempio dalla scelta del figlio unico in Cina), nonché degli elevati tassi di mortalità legati ai problemi dell’alcolismo in Russia. Solo Brasile e India mantengono tassi di crescita superiori alla media BRIC: l’allungamento della vita (più elevata speranza di vita alla nascita) e la lenta diminuzione del numero medio di figli per donna (TFT, Tasso di fecondità totale) derivanti da un processo di transizione tutt’ora in fase di completamento, generano ancora un incremento della popolazione.

Tabella 2: Tasso di fecondità totale (TFT) nei paesi BRIC

  Brasile Russia India Cina Italia
1980 4,1 1,9 4,7 2,6 1,6
1990 2,8 1,9 3,9 2,3 1,3
2000 2,4 1,2 3,1 1,7 1,3
2008 1,9 1,5 2,7 1,6 1,4
2011 1,8 1,5 2,6 1,6 1,4

Fonte: elaborazioni personali su dati World Bank

Tabella 3: Speranza di vita alla nascita nel paesi BRIC

  Brasile Russia India Cina Italia
1980 62,5 67,0 55,3 67,0 73,9
1990 66,3 68,9 58,4 69,5 76,9
2000 70,1 65,3 61,6 71,2 79,4
2008 72,4 67,8 64,4 72,8 81,4
2011 73,4 69,0 65,5 73,5 82,1

Fonte: elaborazioni personali su dati World Bank
Seguendo più da vicino l’evoluzione temporale delle misure di fecondità e longevità, si colgono anche per i paesi BRIC segnali di rilevanti cambiamenti demografici. Secondo le più recenti statistiche, in Brasile, Russia e Cina, il TFT è sceso al di sotto del livello di sostituzione di due figli per donna, preludendo ad un generale, ma futuro invecchiamento o calo della popolazione; solo l’India conserva valori piuttosto elevati. Alla riduzione dei tassi di fecondità, si affiancano i miglioramenti nella sopravvivenza, sebbene la distanza nella durata media di vita in anni tra paesi emergenti e Italia sia ancora elevata, soprattutto per il popolo indiano e russo, le cui speranze di vita alla nascita sono rispettivamente pari a circa 65 e 69.
Una” finestra” ancora aperta
I dati finora presentati non sono però sufficienti a mettere in luce quei cosiddetti “trend demografici favorevoli”, quali fattori determinanti per la crescita economica dei BRIC. Tali trend sono da ricondursi alla finestra o dividendo demografico: la composizione percentuale della popolazione rispetto al fattore età (struttura per età) dei quattro giganti è tale per cui l’indice di dipendenza[3] si riduce assestandosi su valori non più molto elevati a causa del già iniziato declino della fecondità, senza subire ancora quell’inversione di tendenza dovuta all’invecchiamento, come è già avvenuto in Italia. Diversamente espresso,  la popolazione in età lavorativa è ancora molto ampia, come conseguenza dell’alta natalità passata, e la popolazione inattiva numericamente contenuta (pochi bambini per la diminuzione delle nascite e pochi anziani perché le generazioni più numerose non sono ancora arrivate alle età senili).
Questo periodo di favorevoli condizioni, della durata di circa 50 anni, si apre, secondo i demografi, al di sotto di un valore soglia pari a 0.5 ovvero un indice di dipendenza complessivo del 50%. Il reciproco di tale valore è 2, ossia due persone in età lavorativa per una persona dipendente (giovane o anziana), rapporto ritenuto sostenibile da un punto di vista economico sia a livello familiare che nazionale.
I grafici sottostanti rappresentano gli andamenti degli indici di dipendenza e consentono di inquadrare la finestra demografica per i paesi BRIC. Si osservi come l’India al 2011 non abbia ancora superato tale soglia, facendo preludere ad uno slittamento in avanti del periodo di “favorevole dividendo demografico”.

Uno sguardo ai dati economici
Il terzo e ultimo punto che conferisce ai “giganti dormienti” lo status di paesi emergenti è costituito dalla forte e ininterrotta crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) avviatasi a partire dalla metà degli anni ’90,  migliorando il tenore di vita degli ultimi quindici anni.
 
Tabella 4: Tassi di crescita e valori assoluti del PIL pro-capite nei paesi BRIC e nel gruppo G18

Tasso medio annuo di crescita Pil procapite Pil pro-capite ($)
1980 – 1995 1995 – 2011 1980 1995 2011
Brasile 3,7% 3,9% 3.613 6.278 11.640
Russia -1,5% 8,9% 7.051 5.613 21.921
India 6,9% 7,5% 420 1.142 3.650
Cina 12,7% 11,3% 250 1.504 8.400
BRIC 4,4% 8,7% 1.009 1.921 7.263
G18 5,8% 3,5% 9.973 23.238 40.251

Fonte: elaborazioni personali su dati World Bank
Il tasso medio annuo di crescita del Pil pro-capite ha viaggiato su valori piuttosto elevati in confronto al gruppo G18 (8,67% contro l’3,5% nel periodo 1995 – 2011), per il quale si è persino osservata una riduzione (da 5,8% a 3,5%). Tra i quattro giganti, solo il Brasile ha registrato un tasso inferiore al 4% nel periodo 1995-2011, quando si intravedono i primi segni di inceppamento dovuti ad inefficienza burocratica, mancanza di infrastrutture sistema formativo adeguati.
In termini di ricchezza pro-capite è il paese indiano a detenere il primato di povertà, con un reddito pro-capite pari a 3.650$ contro una media BRIC di 7.263$.
Al di là di questo rapido ed intenso sviluppo economico, non si può evitare di sottolineare la notevole differenza di reddito con le economie industrializzate, pari a 33.000$ circa. Tale divario suggerisce una strada in salita e lunga da percorrere per l’economia BRIC, senza dimenticare le forti disuguaglianze sociali esistenti in particolar modo nel paese sudamericano e indiano.
Dall’India segnali benauguranti
Pur tuttavia per l’India si intravedono scenari incoraggianti. Dal punto di vista demografico l’India  risulta l’unico dei paesi Bric in cui la finestra demografica non ha ancora avuto occasione di aprirsi, tuttavia si ritiene che entro il 2020 l’indice di dipendenza scenderà al di sotto del 50%, permettendo al paese di sfruttare questa opportunità. Tale ritardo è stato causato dalla forte natalità, sebbene in riduzione, registrata fino ai giorni nostri, comportando un forte peso delle classi 0-14 anni rispetto alla popolazione totale.
Sappiamo inoltre che l’India è il paese dei grandi progressi nel campo della Information Technology. Questo può rivelarsi un fattore attrattivo anche per giovani formati (knowledge workers) provenienti da paesi occidentali, dove elevati tassi di disoccupazione impediscono un’adeguata crescita professionale.
Il trend del tasso di migratorietà netto (negativo quando si osserva un eccesso di persone che lasciano il paese) pare infatti segnalare una debole inversione di tendenza: da teatro di diaspora migratoria, l’India si scopre anche come paese di destinazione di popolazioni straniere. Senza dimenticare che negli ultimi anni l’India è riuscita a capitalizzare l’istruzione in lingua inglese di molte persone, diventando una meta importante di outsourcing per le società multinazionali, oltre che una popolare meta per il turismo.
Tabella 5: Tassi di migratorietà netta, India

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
-0.08 -0.08 -0.07 -0.07 -0.07 -0.07 -0.07 -0.05 -0.05 -0.05 -0.05 -0.05 -0.05

CIA World Factbook, Index Mundi
E di questi segnali incoraggianti pare che se ne stiano rendendo conto anche le giovani generazioni. Da una ricerca condotta tra studenti delle scuole superiori nell’ambito dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca della Fondazione Intercultura, emerge una chiara consapevolezza da parte degli adolescenti circa le maggiori opportunità lavorative offerte dai Paesi asiatici, sebbene fattori storico-culturali inducano ancora a preferire maggiormente i Paesi europei (Intercultura, 2013, n. 68, I trimestre).
* Versione rivista e aggiornata di un precedente articolo uscito su Neodemos nel 2010


[1]Finestra demografica: periodo in cui un maggior numero di individui in età lavorativa “mantiene” un numero relativo più basso di anziani e giovan