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La crisi e gli immigrati

Da quando, nell’autunno 2008, la crisi economica è dilagata nelle economie avanzate, essa  ha modificato profondamente anche i flussi migratori e la situazione dei mercati del lavoro nazionali. Finora questa crisi è costata al nostro paese mezzo milione di posti di lavoro ed altrettanti lavoratori in cassa integrazione; i giovani precari ed il settore dell’edilizia sono state le vittime principali. Se però disaggreghiamo i dati ed osserviamo che dal 2008 al 2012 i lavoratori italiani sono un milione in meno e quelli stranieri mezzo milione in più, il rischio di fraintendimento è elevato. Gli immigrati hanno forse sottratto posti di lavoro agli autoctoni e sono inaspettati beneficiari della crisi? Non è proprio così e qualche confronto internazionale (tab. 1) aiuta a chiarire la dinamica della crisi nell’ Europa mediterranea.
La crisi travolge gli immigrati in Grecia
In Grecia, ad esempio, l’economia e la società  sono state letteralmente travolte dalla crisi:  troviamo infatti  conferma nei numeri che essa non ha risparmiato gli stranieri, essendosi dimezzati gli occupati mentre i residenti regolari sono scesi da 900.000 a 570.000. Una crisi analoga ha sicuramente investito anche i numerosissimi irregolari, il cui numero è stimato vicino al milione.  In questi primi mesi del 2013 le cronache sono piene di episodi di conflittualità tra gruppi di immigrati ed esponenti di “Alba dorata”, la forza politica più aspramente xenofoba. 
Calano di un quarto gli immigrati occupati in Spagna 
La situazione degli immigrati in Spagna non si è deteriorata come in Grecia anche perché la cultura dei diritti che si è sviluppata negli anni Novanta lascia, per ora, minori spazi alla xenofobia. Tuttavia gli occupati stranieri sono scesi di 540.000 unità dal 2008 ad oggi [1], cioè di circa un quarto rispetto alla punta massima dell’estate 2008, soprattutto a causa della grave crisi del settore edile. Se tra i residenti non troviamo una corrispondente flessione è perché l’indennità di disoccupazione consente a molti disoccupati stranieri di mantenere il soggiorno in Spagna.
L’apparente paradosso italiano
In Italia il numero degli occupati stranieri continua ad aumentare, e nel 2012 ha raggiunto i 2milioni 350 mila, con un aumento di 74.000 unità rispetto al 2011. Questo dato è influenzato dall’effetto di trascinamento della regolarizzazione di fine 2010, che ha determinato nuove iscrizioni in anagrafe di persone già dimoranti in Italia e la cui situazione lavorativa era ignorata dalle statistiche ufficiali.
Gli indicatori negativi sono invece almeno quattro ed incontrovertibili: il progressivo aumento degli stranieri in cerca di occupazione che passano dai 240mila del 2009 ai 320.000 del 2012con un tasso di disoccupazione che cresce dall’11,2% al 12,1% ), il costante declino del tasso di attività, cioè del rapporto forza lavoro/popolazione (dal 74% del 2008 al 71% del 2012), la forte presenza degli immigrati nei vari tipi di ammortizzatori sociali (oltre il 10% nella cassa integrazione) e infine un saldo migratorio quasi in pareggio nel 2012, dopo un decennio di saldi positivi dell’ordine di centinaia di migliaia all’anno.. D’altronde se alcuni dei settori più colpiti dalla crisi sono stati quelli dell’edilizia e dell’agricoltura, dove la presenza straniera si attesta mediamente sul 20%, non poteva essere diversamente. I dati delle comunicazioni obbligatorie relative alle cessazioni ed alle attivazioni dei rapporti di lavoro segnalano, infine, un flusso occupazionale degli stranieri dall’industria ai servizi. Anche in questo caso va considerato che la regolarizzazione delle assistenti familiari, avvenuta nel 2011, ha generato un aumento artificioso di occupazione, prima sommersa.. Si conferma il carattere complementare dell’occupazione straniera.
Prigionieri della Bossi-Fini?
Anche in Italia, dunque, gli immigrati non sono stati risparmiati dalla crisi, seppure  in maniera meno virulenta che negli altri due paesi mediterranei, come  evidenziato nella tab. 2. Infine, va ricordato che le rigidità delle normative – non troppo  dissimili nei vari paesi – possono paradossalmente scoraggiare gli immigrati dal rientrare nei paesi di origine, al pensiero delle difficoltà che potrebbero incontrare a recuperare un nuovo permesso di soggiorno in caso di ritorno nel paese che l’aveva ospitato..” Chissà quando, e se ci sarà, un nuovo decreto flussi”, ragionano molti immigrati in Italia. Prigionieri della “Bossi-Fini”? Anche. Ma certo l’economia reale ed i meccanismi di funzionamento del mercato del lavoro sembrano spiegare meglio analogie e differenze tra i paesi dell’Europa mediterranea, circa il destino dei lavoratori immigrati.
 


[1] www.extranjeros.empleo.gob.es