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Cina, fine di un’emergenza

Sono passati ormai trent’anni da quando il governo cinese ha varato la politica del figlio unico (v. anche Massimo Livi Bacci, “Cina: il figlio unico, da obbligo a scelta”, Neodemos, 23/06/2010 ). Da allora la transizione demografica ha avuto una brusca accelerazione ed oggi è conclusa per merito di diverse generazioni e centinaia di milioni di persone obbedienti all’obbligo di avere un solo figlio (v. anche “La Cina in frenata” , Neodemos, 06/07/2011 ). Il successo di questa operazione è senz’altro dovuto al fatto che non c’erano alternative per la popolazione, ma anche al consenso di gran parte di questa nei riguardi di una strategia riproduttiva funzionale al raggiungimento di un obiettivo comune: lo sviluppo economico del paese.

Motivazioni e toni della propaganda, che ha accompagnato l’accelerazione della transizione demografica e il ritorno alla normalità, possono essere osservati anche prendendo in esame i sommari di due autorevoli riviste pubblicate in Cina in due momenti diversi: agli albori della politica del figlio unico e oggi[1]. Studi di Popolazione nasce nella capitale ed è di carattere scientifico; Popolazione e controllo delle nascite è pubblicata a Guilin, “in periferia”, ed ha principalmente la funzione di far conoscere le direttive nazionali, diffondere pratiche realizzate in qualche regione di questo vasto paese ed è dunque destinata a chi materialmente deve realizzare tali politiche.

I primi sommari

Il primo numero di Studi di popolazione esce nel 1977, alle soglie della rivoluzione di Deng Xiaoping. I titoli degli articoli dimostrano che tutto è pronto per la svolta. La revisione ideologica è particolarmente evidente nell’apertura internazionale – la condizione dell’Unione Sovietica e dei paesi capitalisti – e soprattutto nel richiamo a Malthus, chiamato a legittimare la necessità di porre freno alla crescita demografica per favorire lo sviluppo economico.

Sono questi i temi dominanti ed enfatizzati da entrambe le riviste negli articoli dei primi anni ottanta. La mobilitazione è intensa: gravità della situazione e risolutezza[2] nell’affrontarla sono parole ricorrenti che danno un tono emergenziale e urgente agli argomenti. Il tema centrale ruota intorno al fatto che la politica del figlio unico è una necessità che richiede sacrifici a tutti, ma è necessaria per il bene del paese e per il suo sviluppo. Il legame con le questioni ambientali è inesistente mentre domina lo spettro della mancanza di risorse, argomento consono all’approccio malthusiano adottato. L’ideogramma “controllo” combinato con altri caratteri è presente in ogni articolo ed è spesso accompagnato da quelli che significano “norma, piano, guida”.

I sommari del 2011

Nei sommari del 2011 i toni sono completamente differenti. Il discorso è de-ideologizzato e quasi privo di toni enfatici. Salute, benessere, desiderio, armonia sociale fra le regioni e fra le generazioni sono in evidenza nei titoli degli articoli di entrambe le riviste. Le trasformazioni demografiche e sociali vengono interpretate come processi. E, infatti, termini come cooperazione, armonia, evoluzione, sono molto utilizzati. Il termine “controllo” appare sporadicamente – rimane però pianificazione – ed è utilizzato generalmente quando sono in discussione comportamenti riproduttivi delle popolazioni “arretrate”, quelle che vivono nelle zone povere o immigrate.

Tre temi sostituiscono il controllo della fecondità: invecchiamento, migrazioni[3] e aborto selettivo. Il più discusso è senz’altro il primo e più in termini politici che strutturali o economici: come attivare solidarietà sociale nei confronti degli anziani, come prendersi cura[4] di loro soprattutto quando rimangono nei villaggi spopolati con i bambini troppo piccoli per migrare[5], come organizzare un sistema di assistenza sociale adeguato. Il secondo tema è quello delle migrazioni interne. Si tratta perlopiù di individuazione dei flussi, di controllo della fecondità delle immigrate, di fornitura di contraccettivi e di servizi. Il terzo argomento riguarda lo squilibrio fra i sessi alla nascita. Nella rivista più divulgativa si affronta in termini politici la protezione delle bambine[6], quella scientifica insiste più sugli effetti che questo fenomeno provoca per esempio sul mercato matrimoniale e sulla stabilità sociale.

Il ritorno alla normalità

Il sintetico confronto fra i sommari dice che la straordinaria mobilitazione del governo cinese nel controllo delle nascite ha lasciato il posto a un impegno che si limita a organizzare e gestire consapevolmente i processi demografici. Un esempio illuminante è costituito dal fatto che ora, in gran parte del paese, alle coppie composte da figli unici è consentito metterne al mondo due. Poiché queste coppie sono la maggioranza delle giovani generazioni sembra che il paese tenti di intraprendere (silenziosamente ma intenzionalmente) un cammino a ritroso. Non si sa se il sentiero sarà effettivamente percorso, ma è certo che i sommari del 2011 danno l’impressione a chi li legge che i dirigenti di questo paese percepiscano di aver vinto una battaglia e di essere scampati a una catastrofe. E forse hanno ragione.


[1] Si tratta delle riviste in lingua cinese人口与计划生育 (Popolazione e controllo delle nascite, oggi mensile, anni 1982 e 2011) e 人口研究 (Studi di Popolazione, oggi bimestrale, dagli anni  1977, 1980, 2011).

[2]Fra i più frequenti 必然inevitabile, 坚定 risoluto, 热烈ardentemente,认真coscienziosamente, 严重grave

[3] Il termine 流动, migrante è composto dai caratteri movimento e dispersione o diffusione perché gli individui si spostano frequentemente da un posto all’altro alla ricerca di lavoro.

[4] Il termine prendersi cura degli anziani 养老, è formato dai caratteri “vecchio” e dal verbo “curare” utilizzato anche per animali e bambini (allevare) e dunque è descritto in termini affettivi.

[5]Il termine留守 è composto dal “stare” e “rimanere di guardia”, funzione assegnata agli anziani nei villaggi fantasma.

[6] Questa mobilitazione trova nuovamente toni enfatici con titoli del tipo积极推进关爱女孩行动Sostenere vigorosamente il movimento “amare le bambine” o女儿颂Elogio delle bambine.