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Popolazione mondiale: l’istruzione vale un miliardo (di persone)

Su Neodemos si è più volte discusso sulle vicende e le prospettive della popolazione del mondo, cui le più aggiornate proiezioni della competente agenzia delle Nazioni Unite assegnano una probabile crescita di oltre due miliardi da oggi al 2050 e di un altro miliardo nel tra il 2050 e il 21001. Seppure rimangono ignoti sia la data che il luogo del “bebé sette miliardi” – la data Neodemos l’ha posta in un intorno di due o tre anni rispetto ad oggi e per il luogo è stata suggerita (scherzosamente) la Repubblica di San Marino – c’è un consenso sul fatto che dovremo trovar posto nei prossimi quarant’anni a più di due miliardi di persone2. Ciò avverrà se continueranno alcune tendenze che appaiono solidamente tracciate: ulteriori regressi della mortalità ed una frenata della natalità dove questa è ancora alta. Che questo possa avvenire è considerato assai probabile, anche scontando il succedersi di fluttuazioni economiche, sociali ed ambientali – purché non catastrofiche.
Un potente fattore della crescita: istruzione e capitale umano
Tra i vari fattori che condizionano le scelte individuali in termini di comportamenti demografici, ha forza preminente il grado di conoscenza e di istruzione delle persone, o come si usa dire, il “capitale umano”. Naturalmente, il grado d’istruzione è strettamente associato al reddito e al livello di vita, ma mentre questi ultimi possono mutare anche notevolmente nel corso di vita, il livello formale d’istruzione acquisito da giovane rimane normalmente invariato. Le indagini confermano che sia la mortalità infantile, sia il grado di fecondità sono fortemente legati al grado d’istruzione: per esempio, in India (2005-6) i figli di madri senza istruzione morivano entro il quinto anno di vita nella misura dell’11 per cento; per i figli di madri con istruzione secondaria o superiore il tasso di mortalità era meno della metà (49 per cento). Similmente, il numero medio di figli per le donne senza istruzione era pari a 3,6, mentre quello per le donne con istruzione elevata era pari a 2,1. Risultati analoghi si trovano per tutti i paesi meno sviluppati; in quelli più avanzati queste differenze sono invece molto meno rilevanti e non sempre operano nel senso atteso. Con riguardo alla fecondità, man mano che il livello d’istruzione si accresce, aumenta il desiderio di avere figli più istruiti, di sottrarli al lavoro minorile, di “investire” più tempo e denaro sul loro benessere – e questo è possibile che avvenga solo se di figli se ne mettono meno al mondo. E’ d’altro canto, maggiore è l’istruzione, maggiore è la capacità di controllare la fecondità, migliore è l’accesso ai metodi di pianificazione delle nascite, più frequente la contraccezione. Se attorno al 2000, Cuba, Cile e Corea del Sud avevano la stessa molto bassa natalità – nonostante che il Cile avesse un reddito pro-capite quattro volte quello di Cuba, e la Corea del Sud una volta e mezzo quello del Cile, ciò era dovuto all’elevato livello di istruzione dei tre paesi che ha cancellato – sotto questo profilo – gli effetti delle grandi disparità economiche.
Previsioni dell’istruzione e previsioni demografiche
Esistono in quasi tutti i paesi buone statistiche sul livello d’istruzione della popolazione. Due studiosi hanno recentemente utilizzato queste statistiche per tentare di rispondere ad un quesito interessante3. Quale effetto potrebbe avere, sul futuro della popolazione mondiale, un’accelerazione – od un rallentamento – degli investimenti in istruzione? Viene qui esaminato solo l’effetto che diversi scenari sulla dinamica futura dell’istruzione potrebbero avere sulla fecondità, al netto dei possibili effetti sulla mortalità. Ed infatti, gli effetti su mortalità e fecondità potrebbero, in parte, “compensarsi” poiché una maggiore istruzione potrebbe far diminuire oltre alle nascite, anche i decessi (seppure in misura assai meno che proporzionale).
Gli autori hanno lavorato in tre fasi. Nella prima fase, sulla base delle tendenze dell’istruzione nei vari paesi, hanno proceduto a stimare tendenze e “scenari” alternativi. Nella seconda fase hanno stimato quale siano, oggi, le relazioni tra grado d’istruzione e fecondità; hanno ipotizzando che queste relazioni rimangano costanti nel futuro, e stimato così la dinamica della fecondità secondo i vari scenari. Nella terza fase, hanno proceduto alla proiezione della popolazione utilizzando i livelli di fecondità ottenuti.
2050: popolazione a 8,9 o a 10 miliardi?
I quattro scenari utilizzati prevedono quanto segue. Lo “scenario veloce” implica che nei prossimi quarant’anni i vari paesi ottengano progressi pari a quelli registrati negli ultimi decenni dai paesi più dinamici: Corea del Sud e Singapore. Lo scenario “tendenze recenti” implica che i progressi acquisiti continuino a dispiegarsi, invariati, nel futuro. Lo scenario “scolarità costante” implica che non si accrescano gli investimenti in istruzione, e che i tassi di scolarità di oggi (cioè le percentuale di bambini e giovani che ricevono istruzione, a ciascuna età) rimanga invariata. Infine lo scenario “scolarità negativa” implica che la quantità d’investimento non muti in futuro (e poiché la popolazione aumenta, ciò implica che non si costruiscano più scuole, che il numero di maestri e docenti rimanga invariato, e che quindi la scolarità diminuisca). I risultati possono vedersi nella Tabella 1: comparando lo scenario  migliore col peggiore, abbiamo che in Africa la popolazione nel 2050 sarebbe pari a 1.871 miliardi col primo scenario e  a 2.393 (+27,9%) col secondo; in Asia, 5.102 e 5.560 (+9,0); in America Latina e Caraibi, 718 e 835 (+16,3%). Nel mondo sviluppato, invece, dove la popolazione è pressoché stazionaria ed il grado d’istruzione uniformemente elevato, le differenze tra scenari sono trascurabili. Per il Mondo nel suo complesso, i due scenari estremi darebbero 8,885 e 9.977 milioni (+12,3%). Ora, pur tenendo conto che i due scenari estremi sono alquanto poco realistici, la lezione è che un accrescimento degli investimenti in istruzione – oltreché di grande rilevanza per lo sviluppo economico e sociale – contribuiscono significativamente ad avvicinare nel tempo l’approdo della popolazione mondiale ad una bassa o nulla crescita. E questo vale, soprattutto, per il continente africano.

Note
1 –  Redazione, Nazioni Unite: popolazione del mondo stazionaria alla fine del secolo, Neodemos, 11/05/2011; Gustavo De Santis, Si fa presto a dire 7 miliardi, Neodemos, 09/11/2011
2 –  Redazione, Bambino sette miliardi. E se nascesse a San Marino,  Neodemos,27/10/2011
3 – Wolfgang Lutz e Samir KC, Global Human Capital,: Integrating Education and Population, in “Science”, vol. 33, 29 July 2011