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Maple Leaf Census

Ricordate il Maple Leaf Rag, di Scott Joplin (del 1899)? Se no (e questo è male!) vi consiglio di riascoltarlo , ad esempio grazie a internet. Ma la foglia d’acero (maple leaf, appunto) è anche il simbolo del Canada, e quest’anno (anzi, in questi giorni) si tiene il censimento demografico dei Canuck (canadesi, per gli amici). "Ma tu Canuck non sei (lettore), e forse del mio dir poco ti cale". Eppure …

 

Un grande paese

Eppure il Canada può insegnarci qualcosa. Per esempio, è qui che è nato l’oggi abusato termine di multiculturalismo (è nella loro Carta dei Diritti e delle Libertà, dal 1964); è un paese molto tollerante, dove la marijuana, già legale per usi terapeutici, è molto consumata dalla popolazione e potrebbe presto essere depenalizzata (c’è un progetto di legge in Parlamento); dove il possesso privato di armi è raro e la criminalità è bassa; dove la natura è amata e protetta. Il territorio è immenso (10 milioni di kmq – più o meno quanto l’Europa) ma la popolazione è piccolina, di soli 32 milioni circa (in Italia siamo 60 milioni), e molto concentrata nelle città.

Nonostante le comprensibili difficoltà, legate all’estensione, il Canada ha una lunga tradizioni di censimenti (il primo risale al 1851), che sono quinquennali, e non decennali come in Italia. Ma questa tradizione è ricca di innovazione e modernità: ad esempio, dal 2006 i questionari di censimento si possono compilare online (via internet), ma in alternativa si usa l’invio postale, e si evitano così i costi proibitivi della consegna e riconsegna manuale (da quest’anno è previsto che lo si faccia anche in Italia). Dai dati è tratto un campione individuale rappresentativo, anonimo naturalmente, accessibile gratuitamente (il cd. Public Use Microdata File), grazie al quale gli studiosi interessati possono conoscere meglio il loro paese. Naturalmente, un paese così aperto alla cultura della conoscenza ha immediatamente aderito all’IPUMSi (Integrated Public Use Microdata Series International), un ambiziosissimo progetto di raccolta di campioni (anonimi) di dati censuari da tutti i paesi del mondo (in teoria), e ha fornito i propri dati, andando a ripescare quelli fino al 1971. Qui, inoltre, i dati campionari, il cui anonimato è protetto ferocemente dall’ufficio di statistica, vengono però di norma desecretati dopo 92 anni, e vanno quindi a costituire un bel patrimonio di informazione per gli storici.

Il censimento è un’operazione difficile ovunque, ma in Canada forse più che altrove. I questionari vengono infatti preparati in 31 lingue diverse. Eh sì, 31, avete letto bene: ci sono l’inglese e il francese, ovviamente, ma c’è anche una lunga tradizione di immigrazione, e quindi il censimento è scritto anche in arabo, cinese, spagnolo, … E poi ci sono i discendenti dei "nativi", cioè degli indiani che abitavano il territorio ancora prima che gli inglesi e i francesi cominciassero a contenderselo. Insomma, hanno il problema delle minoranze e in particolare di quelle che lì si chiamano visible minorities, che ammontano a circa 5 milioni (su 32, cioè quasi il 15%; http://www12.statcan.ca/census-recensement/index-eng.cfm).

 

Il problema della privacy è che … "ci priva" di qualcosa

Fino al 2006, in Canada si usavano due diversi questionari di censimento: quello corto (dato all’80% della popolazione) e quello lungo, distribuito al restante 20% (http://www12.statcan.ca/census-recensement/2006/ref/question-guide-eng.cfm). Ma nel 2011, il censimento, che si svolge proprio in questi giorni, sarà ridotto alla sola forma corta. Perché? Perché nel giugno del 2010 il governo del Canada (conservatore, ma minoritario, all’epoca e diventato di maggioranza solo recentemente, dopo le elezioni del 2 maggio 2011) ha deliberato di abolire il questionario più lungo e dettagliato (a risposta obbligatoria), e di introdurre invece, per gli approfondimenti, il National Household Survey, che però è a risposta volontaria. Il motivo ufficiale è la tutela della privacy dei cittadini, che però non risulta essere mai stata violata. Il motivo vero … boh?

Gli esperti dell’ufficio statistico del Canada stimano che occorrerà adesso contattare il 33% della popolazione, per ottenere risposte presumibilmente dalla metà dei contattati, e avere quindi dati su un 16-17% del totale. Più costi e meno risultati, dunque, e soprattutto rischio di risultati distorti: immaginate, ad esempio, che a rispondere siano solo le famiglie senza figli. Dall’indagine apparirà un Canada privo di bambini[1], anche se invece la fecondità è attualmente di circa 1,7 figli per donna, dopo che era scesa a 1,4 verso il 2000 – un recupero che si è accompagnato all’aumento del lavoro femminile, e che i demografi locali attribuiscono al sostanzioso incremento di facilitazioni per la custodia dei figli piccoli.

Ma torniamo al censimento. Lo si fa, dunque, ma restano solo pochissime domande elementari: età, sesso, luogo di nascita, posizione nella famiglia, e uso della lingua prevalente. Questa della lingua è (anche) qui una questione molto spinosa. Ci sono infatti molti fronti aperti: da una parte, la paura che gli immigrati "snaturino" il Canada, importando lingue nuove e strane – timore da sempre presente dove c’è immigrazione, ma da sempre infondato, in tutti i luoghi e tutti i tempi. Dall’altra, l’attenzione per vedere se le minoranze tradizionali, e cioè i discendenti degli originali abitanti indiani, si stanno o no integrando con il resto della popolazione, cosa che però avviene a ritmi molto più lenti del previsto (e dello sperato dal resto dei canadesi). Infine, c’è tensione tra le due lingue ufficiali: il francese (in pratica, solo in Québec: 8 milioni di abitanti) e l’inglese, nelle altre province (24 milioni) – una tensione forte che per ben due volte nella storia ha portato il Québec al referendum sulla scissione, respinta, sì, ma con maggioranze risicate.

 

Che cosa si perde?

Sono tante le informazioni che rischiano di venire a mancare. Nel long form censuario c’erano infatti domande molto dettagliate su tantissimi argomenti, tra cui alcuni "classici" (istruzione,  lavoro, nazionalità, residenza un anno prima e cinque anni prima – per lo studio della mobilità -, il titolo di godimento e caratteristiche dell’abitazione, …), altri meno classici, ma indagati anche in Italia (mezzo di trasporto usato per andare al lavoro), e altri ancora che noi italiani mai ci sogneremmo di affrontare in un censimento: stato di salute, origine e antenati (con particolare attenzione alle origini indigene/indiane), luogo di nascita dei genitori, attività di lavoro domestico, di cura (di bambini, anziani o malati), di ricerca di lavoro; lingua usata sul lavoro, il reddito guadagnato (distinto per fonte: lavoro, rendite, pensioni, …) e tasse pagate, il pagamento di servizi per l’abitazione (luce, gas, ecc.),. Tutti dati, per giunta, considerati di ottima qualità.

Se l’indagine nazionale avrà buoni risultati, il danno sarà stato limitato. Ma se invece il tasso di non risposta dovesse risultare elevato, un intero patrimonio di conoscenze sarà andato perduto, rendendo impossibile, ad esempio, la localizzazione di quartieri cittadini problematici (con case fatiscenti, bassa istruzione, alta disoccupazione, ecc.), o la comprensione dei collegamenti tra le varie dimensioni della vita (i nativi hanno risultati scolastici peggiori degli altri canadesi? I francofoni guadagnano meno degli anglofoni? La mobilità territoriale si associa a un aumento di reddito? Che caratteristiche hanno le persone che assistono familiari bisognosi di cure?), che è poi la comprensione di profonda della società stessa. Per non parlare delle serie storiche, che rischiano adesso di venire interrotte …

La battaglia tra le esigenze individuali ("non assillatemi con le domande") e quelle collettive, e quindi statistiche (avere i numeri per capire, e per meglio governare) si è per ora conclusa, in Canada, con la vittoria dell’individuo sulla collettività. Molti, però, e io sono tra questi, la considerano una vittoria di Pirro: una società che non conosce se stessa, non può poi rendere buoni servizi ai suoi cittadini.


[1] Esagero naturalmente. E comunque gli uffici di statistica correggono poi i risultati di queste indagini tenendo conto delle caratteristiche peculiari di chi non risponde, attenuando i danni della selezione.

 

 

Per saperne di più

Visitare la pagina dei  censimenti canadesi

http://www12.statcan.gc.ca/census-recensement/index-eng.cfm