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Italia paese dell’assenteismo? Forse un mito da sfatare

Negli ultimi tempi, nel nostro paese, è molto acceso il dibattito sull’assenteismo e sul costo che esso ha per le casse statali. Sembra quasi unanime la volontà da parte delle forze politiche di ridurre quello che è indubbiamente un problema sociale ed economico per ogni nazione.
Tuttavia, in questo dibattito, scarsa attenzione è posta su un aspetto fondamentale, ovvero se l’assenteismo sia effettivamente ai massimi livelli in Italia rispetto al resto dell’Europa, come viene spesso dato per scontato.
Siamo davvero noi i campioni dell’assenteismo? La risposta potrebbe sorprendere: studiando la letteratura e e analizzando i  dati è possibile mostrare quanto questo luogo comune sia lontano dalla realtà.
Lavoratori italiani? Presenti!
Considerando i dati dell’indagine sulle forze di lavoro, indagine che viene svolta periodicamente in Italia e in Europa, è possibile ottenere informazioni specifiche sulle assenze per malattia degli intervistati. A costoro viene chiesto se la settimana precedente all’intervista hanno lavorato o meno e, in caso di risposta negativa, il motivo che ha impedito loro di recarsi al lavoro. Possiamo, dunque, calcolare un tasso di assenza[1]  come rapporto tra il numero di persone occupate, assenti per malattia nella settimana di riferimento, sul totale delle persone che in quella settimana risultavano occupate. Il risultato è riportato nel grafico a sinistra della figura 1.
Come si può vedere il valore del tasso è molto più alto in Francia (linea blu), Olanda (linea arancione) e Svezia (linea verde) piuttosto che in Italia (linea azzurra). Si potrebbe argomentare che queste differenze riflettono, in realtà, il cattivo stato di salute di francesi, olandesi e svedesi ma sappiamo da altre fonti che ciò non è vero. Ad esempio, l’health expectancy indicator calcolato da Eurostat[2] mostra che in realtà Francia, Olanda e Svezia hanno un livello medio di salute migliore dell’Italia (sia pur di poco), mentre chi ha un livello inferiore è la Lituania (linea rossa), paese nel quale il tasso di assenza per malattia è agli stessi livelli italiani. Una conferma ai nostri risultati viene, ad esempio, da uno studio effettuato con dati diversi da Gimeno et al. (2004) in cui questo andamento viene confermato. Alcuni autori hanno cercato di spiegare il fenomeno: la teoria più accreditata è che l’assenteismo aumenta laddove il sistema di protezione sociale è più “generoso”  (si veda, ad esempio, Osterkamp e Röhn, 2007) e sappiamo che i sistemi di protezione sociale dei paesi nordici  sono notoriamente generosi (si pensi che in Olanda, in caso di assenza, non è necessario il certificato medico) al contrario di quelli del Sud Europa.
Si potrebbe obbiettare che questi risultati dipendono dalla struttura del mercato del lavoro nei vari paesi e che se si analizzassero i tassi di assenza  per i soli lavoratori della pubblica amministrazione, troveremmo una graduatoria ben diversa. Invece, quello che si ottiene, mostrato nel grafico a destra della figura 1, conferma quanto detto: Olanda, Francia e Svezia hanno livelli di assenteismo decisamente più elevati dell’Italia anche quando restringiamo l’analisi ai soli lavoratori della Pubblica Amministrazione.
Beh, ma almeno al Sud …
Un altro mito forse da sfatare è che l’assenteismo in Italia sia maggiore al Sud piuttosto che al Nord. Un mito, in realtà, alimentato anche da qualche evidenza empirica: Ichino e Maggi (2000), analizzando i dati di una grande banca italiana mostrano che le assenze per malattia sono più frequenti nelle filiali del sud.  Tuttavia, anche in questo caso, analizzando i dati delle forze di lavoro e in particolare i dati della Rilevazione continua sulle forze lavoro  2004–2007 e calcolando lo stesso tasso di assenza di cui sopra, troviamo risultati curiosi. Il Centro Italia mostra il tasso di assenza per malattia maggiore mentre stupisce che Nord-Est e Nord-Ovest abbiano mediamente più assenze per malattia di quanto rilevato nel Sud e Isole (si veda grafico a sinistra della figura 2). Per inciso, osservando i tassi regionali (non  completamente affidabili dal punto di vista della significatività statistica e quindi non riportati qui) colpisce il fatto che il tasso di assenza sia superiore in Veneto rispetto alla Campania.
Come per i paesi europei, si potrebbe argomentare che le regioni hanno una struttura del mercato del lavoro diversa e che quindi i risultati per le tre aree geografiche sono frutto di una diversa distribuzione geografica di lavoratori pubblici e privati. Ma considerando il settore privato e il settore pubblico separatamente per Nord, Centro e Sud si ritrova, sostanzialmente, la stessa graduatoria (grafico a destra della figura 2). A differenza delle evidenze per l’Europa, supportate da numerosi studi che sembrano andare nella stessa nostra direzione, in Italia non vi sono studi che supportano queste “grezze” evidenze empiriche. Possiamo, però, dire che la situazione sembra essere ben diversa da quanto ci dicono i luoghi comuni.


[1] Il tasso è standardizzato per età e sesso, cosicché le differenze calcolate non sono influenzate dalla diversa struttura per età dei vari paesi.
[2] È una stima del numero atteso di anni di vita in buona salute. Si veda:    http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/statistics/search_database.
Riferimenti Bibliografici
Gimeno D., Benavides F. G., Benach J., Amick B. C. (2004) Distribution of sickness absence in the European Union countries, Occupational and Environmental Medicine, 61, 867-869.
Ichino A., Maggi G. (2000) Work environment and individual background: explaining regional shirking differentials in a large Italian firm, The Quarterly Journal of Economics, August 2000. 1057-1090.
Osterkamp R, Röhn O (2007) Being on sick leave: possible explanations for differences of sick-leave days across countries. CESifo Economic Studies, 53(1):97-114.