Le donne vivono più a lungo, ma gli uomini stanno meglio
Le malattie croniche e la disabilità presentano prevalenze più alte per le età più avanzate, cosicché una maggiore speranza di vita non per forza indica un maggiore numero di anni vissuti in buone condizioni di salute. La speranza di vita libera da disabilità misura il numero di anni che una persona può aspettarsi di vivere da una certa età in poi, senza disabilità. Questo indicatore, nato, appunto, con l’intento di evidenziare come non tutti gli anni siano vissuti in condizioni di buona salute, è utile per illustrare le differenze all’interno e tra diversi paesi, per indirizzare le risorse per la promozione della salute e per valutare l’impatto delle politiche sociali indirizzate alla salute.
Differenze e somiglianze nella qualità della sopravvivenza in Europa
Nell’Unione Europea a una maggiore lunghezza della vita corrisponde mediamente anche una migliore qualità della sopravvivenza (Figura 1). Emergono tuttavia somiglianze e differenze tra i diversi paesi e, alla generale migliore situazione dei paesi occidentali, si contrappone la condizione più sfavorevole di quelli orientali. A fronte di questa eterogeneità Est-Ovest, osserviamo invece una certa omogeneità Nord-Sud. In particolare, per entrambi i generi, Estonia, Lituania, Ungheria e Slovacchia mostrano sia una minore speranza di vita alla nascita sia una ridotta speranza di vita di vita libera da disabilità; all’estremo opposto si collocano paesi dell’Europa mediterranea, come Italia e Spagna, e dell’Europa centro-settentrionale, come Francia e Svezia. Particolare è il caso della Finlandia per le donne: a un livello elevato di speranza di vita corrisponde il livello più basso in Europa di speranza di vita libera da disabilità.
Il forte distacco dei paesi dell’Europa orientale è da interpretare soprattutto alla luce della diminuzione della lunghezza della vita media e della forte diffusione di comportamenti a rischio, quali l’uso di alcool e droghe, che li ha caratterizzati nel corso degli ultimi due decenni, colpendo soprattutto la popolazione maschile. Inoltre, nel corso degli anni Novanta, dopo la disgregazione dell’URSS, il vecchio sistema sanitario è stato smantellato, ma non (ancora) sostituito con un nuovo sistema.
In termini di proporzione di anni vissuti liberi da disabilità, molto distaccata dagli altri paesi è la Finlandia che presenta un valore pari al 69,7% per gli uomini e al 63,4% per le donne. Segue l’Estonia con il 73,3% e il 68,3%, rispettivamente per uomini e donne. La quota maggiore di anni vissuti liberi da disabilità si osserva per gli uomini danesi (89%) e per le donne maltesi (84,5%).
Per quanto riguarda le differenze tra generi, si nota il minore campo di variazione nella sopravvivenza femminile (con uno scarto nella speranza di vita alla nascita di 7,4 anni, da 77 della Lituania a 84,4 di Francia e Spagna, a fronte di uno scarto di 13,5 anni per gli uomini, dai 65,3 della Lituania ai 78,8 di Svezia e Cipro). Più simile la situazione tra uomini e donne per la qualità della salute: le donne si differenziano di 16,5 anni, variando da oltre 69 anni trascorsi liberi da disabilità a Malta a 52,7 in Finlandia. Gli uomini sono caratterizzati da una differenza di 18,7 anni con il massimo per Malta (68,1 anni) e il minimo per l’Estonia (49,4 anni) .
L’Italia in Europa
L’Italia in Europa sembra occupare una delle posizioni più favorevoli in termini di sopravvivenza. Siamo infatti terzi, sia tra gli uomini sia tra le donne: i primi si trovano dietro a Svezia e Cipro, mentre le seconde hanno davanti Francia e Spagna. Per la speranza di vita libera da disabilità, in termini assoluti, l’Italia si situa ancora tra le prime posizioni, solo leggermente più arretrata se si legge la speranza di vita libera da disabilità come quota della speranza di vita totale.
Si riscontra poi un fenomeno ben noto in letteratura: le donne presentano, in termini quantitativi, valori maggiori rispetto agli uomini (più anni vissuti in totale, e mediamente anche liberi da disabilità). Se però andiamo a leggere la quota di anni vissuti liberi da disabilità rispetto al totale degli anni vissuti, tale valore risulta sempre maggiore per gli uomini. È questo il caso anche dell’Italia dove le donne, rispetto agli uomini, vivono più anni in totale (83,8 contro 77,9) e più anni liberi da disabilità (67 contro 65,8), ma hanno una proporzione di anni vissuti in buona salute dell’80% contro l’84,5% degli uomini.
Per saperne di più:
EHEMU (2007), Interpreting Health Expectancies, EHEMU technical report 2007_1, June 2007 http://www.ehemu.eu/pdf/Report_year_3/Technical_report_2007_1.pdf
V. Egidi, S. Salvini, D. Spizzichino e D. Vignoli, Salute e qualità della sopravvivenza, in F. Onagro e S. Salvini (a cura di.), “Rapporto sulla popolazione – Salute e sopravvivenza, Bologna: Il Mulino, Universale Paperback, pp. 33-49.
D. Vignoli, L’Italia in Europa: differenze e somiglianze nella qualità della sopravvivenza n F. Onagro e S. Salvini (a cura di.), “Rapporto sulla popolazione – Salute e sopravvivenza, Bologna: Il Mulino, Universale Paperback, pp. 49-52.