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L’equità del welfare scandinavo e i suoi effetti su lavoro femminile e redistribuzione dei redditi

In un precedente intervento ho messo in evidenza come il welfare dei paesi scandinavi sia molto più attento ai bisogni delle famiglie di quello italiano. I maggiori aiuti economici alle giovani coppie scandinave con figli le portano ad essere meno povere e più prolifiche di quelle italiane.
Il quadro non sarebbe completo se non si prendessero in considerazione gli aspetti di equità, legati anche alla conciliazione dei ruoli genitoriali e lavorativi, così diversi tra la società italiana e quella nordica. Le società scandinave, infatti, che offrono più servizi di cura a bambini e anziani, e garantiscono una distribuzione dei redditi più omogenea, appaiono, al confronto con quella italiana, più eque e redistributive.
Il lavoro femminile e la custodia dei piccoli
Mentre le priorità di politica sociale sono importanti per comprendere le differenze negli standard di vita nei due paesi, un altro tema importante è la partecipazione femminile alla forza lavoro. Nei paesi scandinavi essa oscilla tra il 75 e l’80%, mentre in Italia è appena al 40%, ben al di sotto della media Ue. Ciò implica che nella maggioranza delle famiglie scandinave ci sono due adulti produttori di reddito anziché uno. Data la bassa partecipazione femminile alla forza lavoro in Italia, una maggiore porzione di famiglie può contare su un solo reddito, il che è importante nello spiegare le difficoltà delle famiglie a tirare avanti.
Tavola 1: Tassi di occupazione femminile (dai 25 ai 64 anni). Anno 2003
Italia

 

Danimarca

 

Norvegia

 

Svezia

 

Finlandia

 

Tassi di occupazione femm.

 

49

 

74

 

77

 

78

 

71

 

Fonte: Babies and Bosses: Reconciling family life and work, a synthesis of findings for OECD countries (OECD 2007) http://213.253.134.43/oecd/pdfs/browseit/8107091E.PDF
Perchè la partecipazione al mercato del lavoro in Italia è così bassa? La situazione italiana è molto simile agli altri paesi per quanto riguarda il tasso di scolarizzazione femminile, dalle elementari fino all’università. Tuttavia, l’aumento di ragazze che continuano gli studi non è stato seguito da un pari aumento nei tassi di attività femminili. Un fattore importante può essere rappresentato dalla disponibilità di servizi di cura nella primissima infanzia. Un facile accesso alla cura e alla custodia dei propri figli è un prerequisito fondamentale per la partecipazione lavorativa delle madri. Nei paesi social-democratici l’offerta pubblica di questi servizi è forte e la copertura molto elevata. In Italia, invece, sono piuttosto le famiglie d’origine e i nonni a giocare un ruolo importante nella custodia e cura dei figli molto piccoli, molto più spesso che non nei paesi scandinavi.
Tavola 2: Spesa pubblica per asili e nidi (in percentuale sul PIL). Anno 2003
Italia

 

Danimarca

 

Norvegia

 

Svezia

 

Finlandia

 

Sotto i 3 anni

 

0,10

 

0,95

 

0,75

 

0,78

 

1,0

 

Dai 3 ai 6 anni

 

0,55

 

1,60

 

1,10

 

1,30

 

Fonte: Babies and Bosses: Reconciling family life and work, a synthesis of findings for OECD countries (OECD 2007) http://213.253.134.43/oecd/pdfs/browseit/8107091E.PDF
Tavola 3: Copertura di servizi di cura fino ai 3 anni. Anno 2003
Italia

 

Danimarca

 

Norvegia

 

Svezia

 

Finlandia

 

8%

 

57%

 

28%

 

41%

 

21%

 

Fonte: Babies and Bosses: Reconciling family life and work, a synthesis of findings for OECD countries (OECD 2007) http://213.253.134.43/oecd/pdfs/browseit/8107091E.PDF
Inoltre, l’organizzazione prevalente della cura dei figli piccoli attraverso la famiglia allargata e i nonni non è necessariamente un sistema efficiente. Prima di tutto non è equo: alcune coppie non hanno i genitori su cui contare. Inoltre, dato che molte coppie hanno figli tardi (e questo è anche il caso italiano), la distanza fra le generazioni sta aumentando e i nonni sui quali si vorrebbe far affidamento sono a loro volta bisognosi di aiuto. Questo fa sì che per alcuni – anzi, per alcune donne – il peso di cura sia troppo elevato. La cura contemporanea di figli e anziani è incompatibile con un lavoro a tempo pieno. Quindi è difficile vedere come i tassi di partecipazione femminile possano salire molto senza che i servizi di cura pubblici divengano più disponibili e utilizzati. La disponibilità di servizi pubblici all’infanzia influisce poi anche sui tassi fecondità e sui livelli di vita economici delle coppie.
La distribuzione dei redditi
Certo, anche nelle altre nazioni ci sono talvolta difficoltà a tirare avanti per via di prezzi crescenti e reddito insufficiente. Ma il punto chiave nei confronti tra paesi è la forma della distribuzione del reddito. Il coefficiente di Gini dei paesi scandinavi è circa 0,25, ma arriva a 0,36 in Italia, con limitate variazioni temporali. Come si sa, un più elevato indice di Gini significa che il reddito è più concentrato nelle mani di relativamente poche persone, molto ricche, e, considerato che l’indice varia tra 0 e 1, 9 centesimi di punto non sono una differenza trascurabile.
Gli effetti redistributivi delle politiche nei paesi scandinavi spiegano molto di questa differenza. Un altro elemento è la regolamentazione molto rigida dei salari minimi. Chiunque sia stato in Norvegia o negli altri paesi scandinavi avrà fatto esperienza di quanto siano cari. E tuttavia, al confronto, i livelli salariali non sono altrettanto alti. Però sono più ugualitari: un parrucchiere o un addetto alle pulizie non guadagnano tanto meno di un dirigente statale, per esempio. Il fatto stesso che i redditi siano simili ha l’effetto di rendere i servizi più costosi, che poi spiega, almeno in parte, perchè i paesi scandinavi siano così cari. Che piaccia o meno, l’effetto complessivo è che l’economia sta crescendo, una più larga parte della popolazione, compresi quelli alla base della distribuzione del reddito, ne beneficia e la povertà e il bisogno rimangono bassi.

arnstein.aassve@unibocconi.it