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Aborti in aumento solo fra le straniere (ovvero: la precaria salute riproduttiva delle donne immigrate in Italia)

L’informazione sulla cittadinanza delle donne che ricorrono in Italia ad un’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) è disponibile solo dal 1995, ma svela, per l’ultimo decennio, uno scenario di grande cambiamento di questo fenomeno. A partire da quella data, infatti, secondo i dati ufficiali (Istat, 2007), i tassi di abortività (standardizzati per età) non sarebbero mutati nel loro complesso, mantenendosi poco sopra il valore di 9 aborti all’anno per ogni mille donne, ma la stabilità è frutto di due andamenti contrapposti. Da una parte un calo costante – di circa il 13% – dei livelli di abortività delle italiane, dall’altra un aumento invece del 16% del ricorso all’aborto delle straniere.

Le donne straniere ricorrono all’Ivg circa quattro volte di più di quelle italiane e questa proporzione aumenta quasi a cinque volte per le donne sotto i 24 anni (si veda il grafico).

Il tasso di abortività volontaria è quasi del 30 per mille per le donne straniere, contro meno dell’8 delle italiane. Inoltre, mentre le italiane che hanno praticato un aborto volontario tendono a non ripetere l’esperienza nel corso della propria vita, le straniere vi fanno invece ricorso più volte: si stima un valor medio di una volta e mezzo a testa nell’arco della vita, che arriva a oltre due volte per alcune nazionalità, quali quella nigeriana.

Insomma: mentre le italiane ricorrono sempre meno all’aborto, il fenomeno appare invece diffuso tra le donne immigrate. Le polemiche di questi giorni sono quindi solo strumentali: il problema non sono le italiane, che abortiscono sempre meno, ma le straniere.

Questo fenomeno, dalle dimensioni rilevanti e preoccupanti, richiederebbe misure di prevenzione indirizzate specificamente a queste donne e alla loro salute riproduttiva. Da alcune indagini ad hoc, accanto al frequente ricorso all’aborto, tra le donne straniere in Italia emerge anche un quadro di scarsa conoscenza della salute riproduttiva e della contraccezione: ad esempio, la metà di donne straniere dichiara di essere rimasta incinta nonostante l’uso – presumibilmente errato – di metodi contraccettivi sicuri (Donati e Spinelli, 2007). E tutto ciò si accompagna a un insufficiente o tardivo ricorso all’assistenza durante e dopo la gravidanza.

Per Approfondimenti

Donati, S., Spinelli, A., (2007), La salute sessuale e riproduttiva delle donne immigrate in Italia, «Gyneco Aogoi», 2, pp.9-10.

ISTAT, (2007), Rapporto annuale 2006, Roma.