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Nel mondo delle migrazioni le donne stanno per sorpassare gli uomini

E’ stato presentato il 6 settembre il rapporto 2006 dell’UNFPA sullo Stato della popolazione mondiale (State of world population 2006 – A Passage to Hope: Women and International Migration), dedicato al ruolo della donna nelle migrazioni. Nell’universo delle migrazioni internazionali – da sempre caratterizzato, quasi a tutte le latitudini, da una più folta presenza maschile – sta rapidamente crescendo la quota di donne. Secondo le stime riportate nel rapporto le donne migranti sarebbero oggi 94 milioni e mezzo. Poiché gli uomini migranti sono poco più di 95 milioni, il sorpasso è probabile, anzi imminente.
Che sta succedendo? Mentre in passato le migrazioni femminili avvenivano prevalentemente sotto forma di ricongiungimenti famigliari, entro gli schemi del ciclo migratorio, oggi è sempre più frequente il caso di donne – sposate o nubili – che emigrano da sole o in compagnia di persone non necessariamente della stessa famiglia. Questo mutamento nel profilo delle migrazioni internazionali è reso possibile
nei paesi di destinazione, dalle trasformazioni della domanda di lavoro (meno posti nell’industria e nelle costruzioni, più posti nel terziario: lavori domestici, ristorazione, assistenza agli anziani, sanità); talvolta sono le politiche dei paesi riceventi a privilegiare gli ingressi femminili: nel caso italiano, ad esempio, tanto i provvedimenti di regolarizzazione quanto i recenti decreti flussi riservano quote consistenti alle persone impegnate nei lavori domestici e nell’assistenza alla persona; infine, anche l’invecchiamento delle comunità immigrate contribuisce a far prevalere la popolazione femminile, destinata a vivere più a lungo;
nei paesi di origine, dalla graduale e non scontata conquista da parte delle giovani generazioni femminili di spazi di indipendenza e di capacità di immaginare e costruire il proprio futuro, nonché dal superamento della tradizionale disapprovazione sociale nei confronti della donna sola.

Un mondo delle migrazioni sempre più al femminile obbliga a riflettere sulla adeguatezza di impianti normativi forse pensati e realizzati per altri tipi di immigrazione. Di certo la saldatura tra la condizione di donna e di immigrata produce un rischio di doppia discriminazione.

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