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Matrimoni: un fenomeno in via di mutamento?

Dopo aver analizzato come i “nuovi italiani” fanno famiglia (cfr articolo precedente) appare interessante esaminare i principali cambiamenti che oggi interessano la famiglia italiana. Esiste ancora il modello di famiglia tradizionale: coniugi, con figli, che vivono insieme nella buona e nella cattiva sorte?
I “vecchi italiani” fanno nuove famiglie
Che ci si sposi meno è ormai un dato di fatto. A eccezione di lievi oscillazioni congiunturali -come la breve ripresa dei primi anni ’90 o il picco probabilmente dovuto al cosiddetto “effetto attrazione” dell’anno 2000-, la diminuzione dei primi matrimoni è in atto da 35 anni, e chi decide di convolare per la prima volte a nozze lo fa sempre più tardi rispetto al passato. Inoltre, la scelta matrimoniale viene anche disertata per via della crescente diffusione di modelli alternativi di formazione della famiglia che danno luogo alle famiglie di fatto.
In questo mutato panorama, colpisce l’aumento dei matrimoni celebrati con rito civile: nel 2008, quasi il 37% delle nozze si è celebrato davanti al sindaco. L’evoluzione di questo fenomeno è stata rapidissima, visto che solo 15 anni fa l’incidenza dei matrimoni civili non arrivava al 20 per cento del totale delle celebrazioni. Parte di questo incremento è da attribuire alla crescente diffusione sia dei matrimoni successivi al primo sia dei matrimoni con almeno uno sposo straniero. Questa scelta, tuttavia, riguarda sempre più spesso anche le prime unioni: nel 2008 oltre un quarto delle nozze tra celibi e nubili sono state celebrate con rito civile. Se si considerano poi solo quelle in cui gli sposi sono entrambi italiani l’incidenza è pari a uno su cinque, una proporzione quasi raddoppiata in 15 anni. Il dato medio nazionale nasconde, come quasi sempre nel nostro paese, profonde differenze territoriali: sono celebrati con il solo rito civile oltre il 48 per cento dei matrimoni registrati al Nord, il 44 per cento di quelli registrati al Centro, ma solo il 20 per cento nel Mezzogiorno.
E la fecondità?
Le scelte familiari sembrano assumere nuove connotazioni e, per avere un quadro più completo, conviene osservare anche il recente andamento della fecondità. A partire dalla seconda metà degli anni ’90, il fenomeno sta conoscendo una fase di ripresa, dopo 30 anni di calo e il minimo storico registrato nel 1995 (526 mila nati, e un TFT pari a 1,19 figli per donna). Nel 2008, sono stati iscritti per nascita nelle anagrafi comunali 577 mila nati: in media le donne residenti hanno avuto 1,42 figli.
In questo nuovo quadro, vanno evidenziati non solo l’aumento della fecondità ma anche il realizzarsi di nuovi comportamenti riproduttivi. In particolare, va sottolineata la crescita della quota di nati da genitori non coniugati, passata dall’8,1% del 1995 al 19,6% del 2008 (oltre 102 mila nati). Nel Centro-nord, in particolare, i nati da genitori non coniugati sono poco meno di uno su quattro. La tendenza a formare una famiglia con figli al di fuori del vincolo istituzionale del matrimonio aumenta meno al Sud, verosimilmente per ragioni socio-culturali ed economiche. Questa scelta, infatti, può comportare una maggiore fragilità della famiglia rispetto al matrimonio e, pertanto, essa stenta a diffondersi dove le donne godono di minore indipendenza economica.
Focalizzando l’attenzione solo sulla componente italiana e osservando congiuntamente i valori riferiti alla diffusione di comportamenti familiari “innovativi” quali la quota di primi matrimoni civili e la quota di nascite al di fuori del matrimonio si nota innanzitutto una netta contrapposizione tra Centro-nord e Mezzogiorno. Tuttavia, si evidenziano anche alcune interessanti peculiarità. È il Trentino-Alto Adige a mostrare il massimo livello di entrambi gli indicatori. Il Veneto, tra le regioni del Centro-nord, è quello con i livelli più bassi, mettendo in luce, ancora una volta, un modello culturale e comportamentale di tipo più tradizionale. La Valle d’Aosta presenta poi una situazione particolare visto che a un alto livello di nati da genitori non coniugati entrambi italiani corrisponde una quota di primi matrimoni di italiani con rito civile più contenuta. Nelle regioni del Mezzogiorno, per i due indicatori considerati, si registrano valori tra loro abbastanza uniformi con l’eccezione della Sardegna che si inserisce, invece, a pieno titolo nel gruppo delle regioni più “moderne”, soprattutto per quanto concerne la quota di primi matrimoni di italiani con rito civile che va letta proprio in quanto specificità regionale.
E quando la coppia scoppia?
Infine, nel contesto di crescente secolarizzazione appena descritto non si può non tenere in considerazione anche un altro fenomeno che in Italia sembra mostrare oggi una timida convergenza verso modelli nord-europei: l’instabilità coniugale.
Nel 2008 le separazioni sono state 84 mila  e i divorzi 54 mila, con un incremento rispettivamente del 3,4 e del 7,3 per cento rispetto all’anno precedente. I due fenomeni sono in continua crescita: nel 1995 si verificavano 158 separazioni e 80 divorzi ogni 1.000 matrimoni, nel 2008 si arriva a 286 separazioni e 179 divorzi. Anche il fenomeno dell’instabilità coniugale presenta situazioni molto diverse sul territorio: nel 2008 si va dal valore minimo di 186separazioni per 1.000 matrimoni che caratterizza il Sud al massimo osservato nel Nord-ovest (363 separazioni per 1.000 matrimoni).
La durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo del procedimento di separazione è di 15 anni, 18 anni in media per i divorzi. L’età media alla separazione è di circa 45 anni per i mariti e 41 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge rispettivamente 46 e 43 anni. Questi valori sono venuti aumentando negli anni sia per una drastica diminuzione delle separazioni sotto i 30 anni – anche per effetto della posticipazione delle nozze verso età più mature – sia per un aumento delle separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne.
In conclusione
I comportamenti familiari e riproduttivi nel nostro paese stanno mutando. Questo sembra essere ormai un dato di fatto. Ma con quale velocità? Per rispondere a questa domanda non si può prescindere dall’immagine delle due Italie che ancora oggi sembra ben sintetizzare la contrapposizione tra differenti modelli culturali e comportamentali. Tuttavia l’interconnessione tra contesto e scelte relative alla famiglia (sia che si tratti di formarla, di allargarla con la nascita di un figlio o di scioglierne l’unione) sembra seguire un meccanismo di continua evoluzione e ricomposizione che da luogo a situazioni tra loro altamente differenziate.
Per saperne di più
Istat, Natalità e fecondità della popolazione residente: caratteristiche e tendenze recenti. Anno 2008, Statistiche in breve, 18 marzo 2010 (www.istat.it)
Istat, Il matrimonio in Italia. Anno 2008, Statistiche in breve, 8 aprile 2010 (www.istat.it)
Istat, Separazioni e divorzi in Italia. Anno 2008, Statistiche in breve, 21 luglio 2010 (www.istat.it)
Terra Abrami V., Matrimonio e dinamiche sociali in cambiamento, Neodemos, articolo pubblicato il 20/05/2009
Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente quelle dell’Istat.
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