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L’impatto dell’immigrazione sul mercato del lavoro in Italia. Qual è l’immigrato di cui ha bisogno l’Italia?

Il mercato del lavoro italiano: problemi strutturali e congiunturali.

Il mercato del lavoro italiano si trova attualmente in una situazione critica, determinata da fattori in parte strutturali e in parte congiunturali. I fattori strutturali sono due: l’invecchiamento demografico e la bassa produttività. L’invecchiamento della popolazione è un processo ormai consolidato, in conseguenza del quale, a meno di significative variazioni nelle età di inizio e di fine del lavoro, la proporzione di italiani in età lavorativa si ridurrà mentre quella dei pensionati crescerà. Ciò comporterà un aumento del tasso di dipendenza, un aggravamento del carico pensionistico, e, in ultima analisi, un probabile effetto negativo sul PIL pro capite.
L’altro punto debole del mercato del lavoro italiano è la bassa produttività, che è cresciuta solo del 1,7% tra il 1980 e il 2007 (ISTAT 2011), unita a tassi di attività della popolazione che sono fra i più bassi d’Europa, in particolare tra le donne e tra gli anziani. In tempi recenti, si sono avuti miglioramenti su questo fronte, ma il cammino da compiere per recuperare il gap con l’Europa resta ancora lungo.
Bisogna poi tenere conto della congiuntura sfavorevole in cui si trova la nostra economia. Nel triennio 2008-2010 successivo alla crisi si è avuta una contrazione dell’occupazione, con una perdita totale di 554mila posti di lavoro, pur se, conviene sottolinearlo, nello stesso periodo è invece cresciuta l’occupazione degli immigrati, di circa 309 mila unità (Ministero del Lavoro 2011).
Quali effetti potrebbe apportare l’immigrazione sul mercato del lavoro italiano?
Gli immigrati che entrano nel nostro paese sono per la maggior parte alla ricerca di lavoro. Sono infatti nel pieno dell’età lavorativa, hanno un elevato tassi di attività (73,3% per gli stranieri contro il 62,1% degli italiani secondo l’ISTAT), nel loro paese erano relativamente benestanti (altrimenti  non avrebbero potuto pagarsi il viaggio) e hanno spesso avuto modo di studiare.
L’ingresso di lavoratori immigrati potrebbe quindi risolvere, o comunque alleggerire, alcuni dei problemi del mercato del lavoro italiano. Vediamo come.
L’immigrazione ha prima di tutto un effetto ringiovanente sulla popolazione del nostro paese perché aumenta il numero di persone in età attiva e perché gli stranieri tendono, almeno nei primi anni, a mantenere un comportamento riproduttivo simile a quello del paese d’origine. Ci si può quindi aspettare che le donne provenienti da paesi dove la transizione demografica non si è ancora conclusa avranno più figli di quelle italiane.
Inoltre gli immigrati accettano lavori che sono rifiutati dagli italiani perché pericolosi, socialmente poco accettati o considerati inadeguati all’istruzione ricevuta ormai dalla maggior parte dei giovani. E sono lavori di cui l’Italia ha ancora bisogno. Esiste poi una complementarità tra lavoratori stranieri e italiani. È il caso per esempio dei lavoratori stagionali nell’agricoltura che permettono di soddisfare una domanda di lavoro che ha un picco stagionale e che difficilmente troverebbe risposta tra i lavoratori italiani. Un altro esempio pertinente è il lavoro svolto nei servizi alla persona, ad esempio come badante o baby-sitter: ciò permette agli italiani di dedicare più tempo al lavoro.
Se poi gli immigrati si stabiliscono definitivamente sul nostro territorio si avranno conseguenze benefiche anche sulle finanze pubbliche e sul sistema pensionistico, grazie all’aumento della popolazione nelle età in cui si è contribuenti netti (fig 1).


Scegliere l’immigrazione
La scelta del tipo di immigrazione che più conviene all’Italia non può essere effettuata considerata solo da un punto di vista economico ed è chiaro che nel momento di compierla entrano in gioco anche giudizi di valore e strategie politiche. Tuttavia questa scelta ha anche forti conseguenze economiche e demografiche.
Semplificando al massimo, si può pensare che la scelta sia fra due tipi opposti di immigrati. Il primo è un lavoratore stagionale, non integrato né legalmente né socialmente che incide poco sulla finanza pubblica e non ha nessun effetto di ringiovanimento sulla poppolazione. Il secondo invece è uno straniero che si trasferisce stabilmente in Italia, prende parte alla vita economica, politica e sociale del nostro paese, che paga le tasse e che sostiene il sistema pensionistico, ringiovanendo inoltre la popolazione residente in Italia e sopperendo così, almeno in parte, alla futura mancanza di lavoratori che probabilmente affliggerà il nostro paese negli anni a venire.
Per saperne di più
M. Ambrosini 2007: “Da braccia a persone”, Migranti e nuovi cittadini: la via dell’integrazione, CISL Bergamo 5 giugno 2007
ISTAT 2008: “Gli stranieri nel mercato del lavoro. I dati della rilevazione sulle forze di lavoro in un’ottica individuale e familiare”.
ISTAT 2011: Rapporto annuale ISTAT
Ministero del Lavoro 2011: Rapporto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali “Immigrazione in Italia per lavoro: evoluzione e prospettive”.
M. Zenenzini 2009, “Invecchiamento della popolazione, crescita, occupazione” in Studi e Note di Economia, Anno XIV, n. 3, pagg. 431-468, GruppoMontepaschi
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